La “Formula Confusione” rischia di perdere audience e credibilità. Pirelli troppo accomodante a scapito dell’immagine
F1, GP Australia | Le gomme quasi unica variabile determinante del risultato delle gare
Le scelte di marketing della Formula 1 cozzano con quelle del costruttore milanese di gomme. Regole da cambiare subito su assetti e parco chiuso
Era già accaduto che le prove di qualifica di un GP fossero spostate alla mattina della domenica, nel 2004 e nel 2010, sempre a Suzuka. Il circuito fu allora inondato dalla pioggia e si rese necessario la riprogrammazione delle qualifiche. Può accadere.
Ma ieri a Melbourne la pioggia, pur copiosa, non avrebbe impedito di svolgere le qualifiche, c’era solo da andare più piano. Il problema fondamentale è che con l’assetto deliberato nelle ultime libere (svolte in larga parte sull’asciutto) le monoposto sarebbero state inguidabili e pericolose. Con le attuali regole si può cambiare pochissimo, senza far scattare penalità. La regola del “Parco Chiuso” impedisce l’adattamento degli assetti. Questa regola sarebbe volta a limitare i costi, ma noi non ne capiamo il fondamento. Sic et simpliciter!
Questa assurda regola, che non ha eguali in altri sport professionistici, è un ostacolo allo spettacolo vero, quello fatto di sorpassi “veri” (non drogati da diavolerie aerodinamiche), di tecnica concreta – motore, cambio e telaio – e di capacità di guida dei piloti.
Da quando poi è arrivata la Pirelli come monofornitore delle coperture, al costruttore milanese sono state imposte caratteristiche tecniche senza senso, volte a mettere sulle monoposto gomme che durino poco, per favorirne il consumo, quindi per attivare la filiera del ridicolo costituita da scarsa durata, pit stop, sorpassi ulteriormente “drogati”.
Ne è derivato di certo un aumento dei sorpassi e di quel che viene preso per “spettacolo”, ma in realtà si sono favorite le acrobazie, gli artifici tecnici e le capacità di non trattar male le gomme, che però continuano a essere l’unica determinante principale dell’esito dei gran premi. Con un aspetto ulteriore poco valutato dai “capoccia” del marketing della Pirelli: quale ritorno positivo in termini di immagine del prodotto può avere una gomma da corsa che dura poco, si sfalda con facilità, rende instabili telai dalle costruzioni avveniristiche? Fossi al loro posto ci penserei trecento volte, prima di chiedere un prolungamento del contratto senza una profonda mutazione del recinto tecnico che impone alla Pirelli di costruire gomme che si consumano come zucchero filato.
“Formula Confusione” non la Formula 1 dei sorpassi veri, delle capacità tecniche, dei motori, dei telai, dei cambi, dei freni e dei piloti che fanno la differenza. Una specie di tafazzismo elevato sul proscenio iridato, che non fa onore a nessuno. Serve solo a monetizzare la passione degli spettatori – fisica e remota – ma anche a mortificare chi ha conosciuto le monoposto con il volante (e non con le cloche tipo aerei), con il cambio a leva, senza tutta l’elettronica in grado di far guidare una monoposto di F1 anche a un neofita (o quasi…).
Ergo, si tratta di cogliere lo spirito del tempo, imposto anche dalla crisi economica globale e da quello che investe l’automotive, in prismi europeo. Servirebbe snellire i divieti e liberare le menti dei tecnici, riscrivere con celerità regole tecniche meno costose e più aperte alle capacità di tutti. Servirebbe togliere dalle mani avide di Bernie Ecclestone un giocattolo che rischia di rompersi sotto il peso delle scelte sbagliate.
Come quella di vendere i diritti TV a un canale satellitare a pagamento, con il rischio di ridurre l’audience a dispetto degli incassi per la FOM. È solo un esempio, che non significa peraltro critica alla composita squadra di Sky, straordinaria nell’offrire un servizio quasi perfetto. In tempi di crisi economica diffusa però anche questi aspetti servono a capire chi vive nella realtà e chi in una Bolla di Aria Senza Futuro. Ecclestone e Compagni di Merende (lucculliane) se ne renderanno conto?
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