Red Bull, ma vergognarsi no? Webber, senza benzina, retrocesso in ultima posizione

Qualifiche surreali, regole da cambiare. Alla Red Bull errore, guasto o boicottaggio contro il pilota australiano? Dubbi legittimi, il futuro chiarirà. Griglia di partenza cambiata

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Le polemiche si sprecheranno e non si faranno attendere, ma i fatti parlano in modo chiaro. La monoposto di Mark Webber è rimasta ferma durante la seconda manche delle qualifiche del GP della Cina, perché “la quantità di benzina che si doveva mettere nel serbatoio era insufficiente”, recita il comunicato della Red Bull. La squadra ha dichiarato che il meccanismo utilizzato per immettere carburante nella monoposto di Webber è stato sigillato, per eseguire le misurazioni e le valutazioni del caso, ma questo appare solo come una dichiarazione di prassi.

Il tentativo di convincere i commissari sportivi dell’inevitabilità dell’incidente non ha avuto fortuna, così Mark Webber scivolerà dal 14° posto all’ultimo posto in griglia di partenza e la sua gara può essere già compromessa, a meno che non sia assistito dalla fortuna, dalla temperatura dell’asfalto e dalle gomme. Oltre che da una pit crew che lavori senza alcuna sbavatura e da un muretto box che sviluppi una strategia di gara perfetta.

Il sospetto che la Red Bull voglia favorire ancora una volta Sebastian Vettel è forte, perché forte è l’influenza di Helmut Marko sulla vita del team. Il mentore di Vettel ha un potere che gli deriva direttamente dal proprietario della squadra, Dietrich Mateschitz. Marko è desideroso di far fruttare l’unico vero talento uscito dalla scuola Red Bull, l’unico che continui a giustificare – agli occhi dell’ex pilota austriaco – il livello di investimenti dei bibitari nel motorsport. Ma Marko non è uomo di comunicazione e non comprende come questi giochetti a favore del pilota tedesco in modo così smaccato possano essere controproducenti sui mercati fuori da Austria e Germania.

L’autorità di Chris Horner, team principal di fresca riconferma pluriennale, è uscita ammaccata dalle ultime dichiarazioni di Vettel (Il sorpasso di Sepang? Lo rifarei), ma non è tipo da perdere la calma. Lavora in un ambiente disturbato dai sospetti, a tutto beneficio degli avversari, ma sa come rimettere in riga le cose. Lo farà, pena davvero la sua credibilità.

L’unico a pagare conseguenze pessime in tutti questi giochetti è Mark Webber, del quale non si può che rilevare la signorilità, forse anche eccessiva. Domani sarà chiamato a una gara epica, lo ha già fatto in passato, ma gli servirà molta fortuna.

Una considerazione va però fatta sulle regole in generale e sulle qualifiche.

Quello di oggi è l’ennesimo episodio che coinvolge la quantità di carburante nel serbatoio e che costa la retrocessione in griglia. Evidentemente, la regola è stupida e non funziona. La si cambi, aumentando la quantità minima nel serbatoio a 15 chili, per evitare furbizie inutili e boicottaggi mascherati. Lo spettacolo è vedere monoposto in pista, non ferme sul tracciato o ai box, in attesa della congiunzione astrale propizia.

Nel corso di tutte le manche delle qualifiche odierne gli spettatori hanno assistito all’ennesimo episodio della saga “vieni anche tu, no, io no”. Ridicola la pantomima di Vettel di uscire dai box, fare un giro, ma non staccare il tempo. Così come quella di Button e Hülkemberg, i furbetti della scelta della gomma.

Anche in questo caso, è evidente che la regola sia sbagliata e che tutta l’organizzazione delle qualifiche sia da rivedere. Liberalizzare, in questo caso, significherebbe aumentare lo spettacolo, oggi mortificato dalle messe in scena. A tutto danno di chi si sobbarca i costi di andare in circuito o di abbonarsi al canale satellitare preferito.

Forse in F1 tutti dovrebbero fare un viaggio negli Stati Uniti, appena possibile, per andare a studiare come la Indy Car organizza, gestisce e promuove le gare e come le irradia in televisione. Rispetto a certe riprese dalla camera car della Indy, quelle della F1 sembrano in bianco e nero e senza sonoro. Una differenza di sostanza che non può passare inosservata a chi è attento al business. Ma forse ci vuole un’apertura mentale che Bernie Ecclestone e compagni di interessi non hanno, anche – ma non solo – per via dell’età.

F1, Gran Premio di Cina – Griglia di partenza
Pos  Pilota                          Team
 1.  Lewis Hamilton       Mercedes
 2.  Kimi Raikkonen       Lotus-Renault

 3.  Fernando Alonso      Ferrari
 4.  Nico Rosberg         Mercedes

 5.  Felipe Massa         Ferrari
 6.  Romain Grosjean      Lotus-Renault

 7.  Daniel Ricciardo     Toro Rosso-Ferrari
 8.  Jenson Button        McLaren-Mercedes

 9.  Sebastian Vettel     Red Bull-Renault
10.  Nico Hulkenberg      Sauber-Ferrari

11.  Paul di Resta        Force India-Mercedes
12.  Sergio Perez         McLaren-Mercedes

13.  Adrian Sutil         Force India-Mercedes
14.  Pastor Maldonado     Williams-Renault

15.  Jean-Eric Vergne     Toro Rosso-Ferrari
16.  Valtteri Bottas      Williams-Renault

17.  Esteban Gutierrez    Sauber-Ferrari
18.  Jules Bianchi        Marussia-Cosworth

19.  Max Chilton          Marussia-Cosworth
20.  Charles Pic          Caterham-Renault

21.  Giedo van der Garde  Caterham-Renault
22.  Mark Webber*         Red Bull-Renault
*Mark Webber è stato retrocesso di 10 posizioni in griglia, perché la sua monoposto è stata trovata con una quantità di carburante insufficiente.

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@johnhorsemoon

 

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.