Enrico Letta alle 15 atteso al Quirinale

Verso lo scioglimento della riserva e il giuramento. Obiettivo, entrare in azione prima possibile

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Roma – Il governo di unità nazionale guidato da Enrico Letta potrebbe vedere la luce oggi stesso. Il presidente del consiglio incaricato è atteso alle ore 15 da Giorgio Napolitano, probabilmente per sciogliere la riserva, accettare l’incarico e sottoporre al presidente della Repubblica l’elenco dei ministri. Fonti parlamentari sostengono che la compagine governativa sarà in qualche modo una cesura, anche anagrafica, con il passato, secondo gli indirizzi che il capo dello Stato aveva impresso fin dal discorso di insediamento.

In mattinata le ultime trattative del premier incaricato con il Pdl avrebbero infatti sbloccato definitivamente la situazione, viste l’ottimismo di Silvio Berlusconi, che al riguardo è stato insolitamente laconico: “sono fiducioso” ha affermato il Cavaliere tornando a Palazzo Grazioli dopo il lungo incontro durato circa due ore e mezza. “Non posso dire molto, stiamo facendo le cose che si fanno sempre in questa fase” ha chiarito Berlusconi, anche se si è lasciato sfuggire un “si, penso di sì” a chi gli ha chiesto se il giuramento di Letta possa arrivare in giornata.

Prima del vertice con Berlusconi, Alfano e Gianni Letta (che è suo zio, peraltro), il presidente incaricato aveva visto l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, il quale – secondo fonti parlamentari – avrebbe ammonito Letta di “’informare il Pdl che il governo non si fa a tutti i costi”.

Ieri sera si sarebbe infatti sfiorata la rottura nelle trattative tra Pd e Pdl per la formazione del nuovo governo ma nell’incontro di stamane Letta e Berlusconi avrebbero riavvicinato le posizioni. Berlusconi si è incontrato anche con Mario Monti.

Sensazioni positive” sono arrivate anche dalla delegazione di Scelta civica, come riferito da Lorenzo Cesa, mentre Andrea Olivero è stato più attendista: “La trattativa è in corso, non possiamo dire altro”.

Sui veti incrociati che avrebbero portato a escludere D’Alema da possibile ministro degli Esteri, Alfano ha smentito che il veto possa essere stato posto dal Pdl: “nessun veto a Massimo D’Alema perché non è nostra abitudine ingerire in casa altrui. Non si utilizzi il Pdl come pretesto” ha chiarito.

Contrario al “governissimo” resta Beppe Grillo, che dal suo blog torna ad attaccare l’inciucio. “Dopo l’osceno colloquio notturno a tre, in cui due persone, Berlusconi e Bersani, hanno deciso tutto, governo, presidenze della Repubblica (Senato, Camera e Quirinale, ndr), programma, al cospetto dell’insigne presenza di Napolitano, il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai” ha detto il comico genovese ormai leader politico a tutti gli effetti, il quale ha posto l’accento sul fatto che queste commissioni di garanzia “andranno all’opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori – ha scritto Grillo sul suo blog – è di fatto una forza extra parlamentare”.

Trattati come “intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come dei poveri coglioni di passaggio. Né più e né meno dei 350.000 che firmarono per la legge popolare Parlamento Pulito che non è mai stata discussa in Parlamento dal 2007 e dopo due legislature è decaduta. Il M5S non può governare, ma neppure avere i diritti minimi di chi fa opposizione” ha continuato Grillo con il consueto tono british style. Per Grillo i responsabili della crisi “ora ci ridono in faccia e mostrano il dito medio in segno di disprezzo, come Gasparri, al riparo delle loro scorte”.

Poi, ricorrendo alla metafora lanciata dalla memorabile interpretazione di Alberto Sordi ne “Il Marchese del Grillo” (in nomen est omen, evidentemente), Grillo si è lanciato nella memorabile frase “Noi siamo noi e voi non siete un cazzo”, per poi chiedersi: “Quanto pensate che potrà tenere il ghetto in cui avete rinchiuso la volontà popolare? Sei mesi? Un anno?”.

Un attacco a tutti gli effetti, che non rimarrà lettera morta, anche se viene da chiedersi se per Grillo la volontà popolare sia solo quella espressa a favore del suo Movimento a Cinque Stelle, mentre quello espresso per Pd, PDL, Lega e Scelta Civica sia solo espressione di imbecillità manifesta e di inciviltà democratica. Un modo molto pericoloso di considerare la democrazia, con una presunzione di “unicità etica” inaccettabile.

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