Il caffè, elisir di salute e lunga vita

La ricerca scientifica conferma che tre o quattro tazzine al giorno della bevanda più amata dagli italiani – e non solo – possono aiutare a tenere lontano il cancro e non solo

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Venga a prendere un caffè da noi, l’Ucciardone cella trentasei…” cantava un esilarante e graffiante Pino Caruso, in un celeberrimo varietà degli anni ’70, ma il senso non era del tutto in linea con la salute.

Al contrario, il caffè sembra essere un elisir di lunga e buona vita. Gli studiosi della Rutger University, nell’estate del 2011, pubblicarono i risultati di una ricerca di laboratorio in virtù della quale si sosteneva che la caffeina aiutasse a prevenire i tumori della pelle. Nel novembre del 2010, Carlotta Galeone, giovane ricercatrice del Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’Università di Milano, ricevette addirittura il premio per giovani ricercatori intitolato a Giulio Alfredo Maccacaro, assegnato a Firenze durante il 34° Congresso dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. La Galeone nella relazione “Consumo di caffè e tè e rischio di tumore alla testa e collo: una pooled analysis di studi del consorzio INHANCE (The International Head and Neck Cancer Epidemiology)” dava conto della sorprendere riduzione di rischio di ammalarsi di tumore del cavo orale e della faringe.

Più di recente, ancora gli esperti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri hanno pubblicato un booklet – dal titolo evocativo “Caffè e Salute” – in cui spiegano gli effetti benefici di tre/quattro tazzine di caffè al giorno sulle persone sane.

In ogni tazzina cono presenti centinaia di sostanze, tra cui antiossidanti ed elementi che sembrano avere un effetto preventivo di molte malattie croniche, tra cui neoplasie e disturbi cardiovascolari. Secondo Alessandra Tavani, al vertice del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche al Mario Negri non si deve fare “confusione tra effetti della caffeina e del caffè”. La caffeina infatti è ritenuta capace della “diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale”, ma avrebbe anche la capacità di potenziare l’effetto antidolorifico dell’acido acetilsalicilico (aspirina), proteggendone le molecole dagli effetti mutativi dell’organismo umano.

Le qualità positive per il sistema cardiovascolare sarebbero imputabili agli effetti dei polifenoli, che avrebbero anche riflessi attivi nella prevenzione della cirrosi epatica e di svariate forme di neoplasie ( cavo orale, faringe, fegato, endometrio e sembra anche colon-retto). Il caffè, in base a studi recenti, sembra essere associato a una diminuzione di mortalità totale, anche se i risultati devono ancora trovare piena conferma scientifica. Con il consumo di tre o quattro tazzine di caffè, un individuo sano può godere del piacere di bere una buona bevanda senza temere per la propria salute.

Un raffronto tra Paesi del Nord Europa e quelli del Sud, tra cui l’Italia, ha reso evidente che dove il consumo di frutta e verdura è scarso, l’alto consumo di caffè fornisce all’organismo la maggior parte degli antiossidanti, mentre dove si consuma più frutta e verdura, la dieta integrata dalle tre o quattro tazzine di caffè raddoppiano l’apporto di sostanze antiossidanti.

Si devono fare però i conti con le sensibilità alla caffeina, perché la metabolizzazione della sostanza varia da persona a persona. In breve, alcuni eliminano la caffeina con celerità, altri con lentezza. La velocità con cui si elimina la caffeina si riflette sugli effetti, più lunghi in chi la metabolizza con più lentezza. È l’effetto di chi sostiene di non dormire se prende un caffè dopo le 17 o di chi lamenta effetti strani, come la tachicardia. Chi non tollera la caffeina deve perciò astenersi dal consumare caffè oppure usare quello decaffeinato, che ne contiene quantità trascurabili, ma mantiene inalterate tutte le altre qualità antiossidanti e antitumorali.

Circa l’interazione con i farmaci, la Tavani è chiara: sotto il profilo teorico, esistono numerose interazioni della caffeina con diversi farmaci, “soprattutto quelli attivi sul sistema nervoso centrale, ma per la maggior parte dei farmaci non ci sono evidenze di rilevanza clinica”. L’unica interazione pericolosa accertata è quella con “l’efedra e i suoi derivati (usati in medicina per la cura dell’asma e di alcune malattie cardiovascolari, o in oculistica per provocare la dilatazione della pupilla”.

Bere tre o quattro caffè al giorno può dunque allontanare il medico di torno, se non proprio lasciarlo stare in pace nel proprio ambulatorio. Una consolazione per chi fa lavori stressanti o routinari, che può giustificare la pausa caffè con indiscutibili motivi di prevenzione per la salute.

E adesso, consentiteci, andiamo a prendere un caffè…

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