Luigi Preiti, sparando ai carabinieri davanti a Palazzo Chigi, ha estinto i suoi debiti di gioco con la criminalità organizzata?

Ogni analisi può essere valida per arrivare alla verità. Tra iter giudiziario e ipotesi di perizia psichiatrica, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, conferma il contesto “ludopatico” dell’azione del muratore calabrese. Gli interrogativi di Fiorenza Sarzanini sul Corriere

20130430-preiti-slot

Roma – Il giudice delle indagini preliminari, Bernadette Nicotra, interrogherà il 1° maggio Luigi Preiti, l’uomo che domenica ha sparato contro i carabinieri stazionati davanti a Palazzo Chigi. Interrogatorio che è prescritto dal codice come presupposto per il convalido dell’arresto, come richiesto dalla procura della Repubblica questa mattina dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto procuratore della Repubblica Antonella Nespola. A presenziare all’interrogatorio del Gip e della pubblica accusa sarà anche l’avvocato difensore di Preiti, Mauro Danielli.

La Procura della Repubblica ha intanto specificato le accuse mosse a Preiti, che dovrà rispondere di triplice tentativo di omicidio “per aver compiuto azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, esploso sette colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata e ad altezza d’uomo, attingendo così al collo il brigadiere Giuseppe Giangrande e alla gamba sinistra l’appuntato Francesco Negri, mentre tentava di sottrarsi al fuoco dietro un riparo, e al giubbotto operativo di tela il vice brigadiere Marco Deglio Murrighile che lo stava affrontando”. Secondo il magistrato, Luigi Preiti avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà”. Oltre all’accusa di triplice tentato omicidio a Preiti si contesterà la detenzione della pistola, di una cinquantina di proiettili e la ricettazione dell’arma con l’aggravante della premeditazione, oltre che di aver agito contro pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico. La Procura di Roma, come confermato da fonti investigative, avrebbe raccolto sufficienti indizi per escludere che nella sua azione Preiti abbia avuto l’appoggio di altre persone o che abbia agito su commissione.

Sono nel frattempo emersi alcuni particolari interessanti. Come ha ipotizzato Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera” di oggi, sulla pistola Beretta 7,65 usata per la sparatoria la matricola potrebbe essere stata abrasa con una punta di trapano trovata nella borsa del muratore calabrese; il quale avrebbe perciò mentito nel sostenere di averla comprata a Genova al mercato nero. Più probabile che se la sia procurata in Calabria, prima di partire per il luogo dell’agguato. In più, il possesso di una cartina con punti di Roma segnati e l’abbigliamento usato (un vestito scuro per “sembrare” un agente in borghese), potrebbero dunque fare presagire una sorta di “regia” dietro l’azione di Luigi Preiti.

È emerso che difesa chiederà una perizia psichiatrica, come ha confermato l’avvocato Raimondo Paparatti, il quale ha assunto la difesa di Preiti insieme al collega Marco Danielli. Secondo i difensori, Preiti intende “rispondere a tutte le domande del gip e per dare poi in sostanza la versione dei fatti da lui data già ai pubblici ministeri”.

Da un altro punto di vista, il neo-ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha oggi riferito in Aula al Senato sui fatti di domenica scorsa, confermando che Preiti, “non è mai stato coinvolto in precedenti eversivi”, né risulta pregiudicato o con segnalazioni a suo carico nelle banche dati delle forze dell’ordine. Questo sarebbe la conferma che l’azione di Preiti si sia trattata di un “gesto sconsiderato” e “isolato” di un individuo senza occupazione, che ha maturato il suo disegno in un “contesto ludopatico”, ha aggiunto Alfano. Preiti, ha proseguito Alfano, non ha ricevuto “nessun aiuto” nell’attuazione del suo disegno, perché in quanto accaduto domenica “non si possono leggere – ha detto – i prodromi di focolai di piazza o di tensioni eversive in grado di compromettere la tenuta dell’ordine pubblico e della sicurezza che resta comunque salda”. Alfano ha voluto così “rassicurare l’opinione pubblica”, ma allo stesso ha ammonito che “occorre tenere la guardia alta allo scopo di evitare gesti emulativi”.

Ma come si coniugano gli interrogativi posti da Sarzanini con il ‘tutto chiaro, nessun dubbio‘ dichiarato dal vice-presidente del consiglio? A nostro avviso, andrebbe approfondita la pista ludopatica, per verificare il reale contesto in cui ha vissuto Luigi Preiti negli ultimi mesi e le eventuali relazioni con la criminalità organizzata calabrese, molto attiva nel settore dei giochi d’azzardo legalizzati dallo Stato in modo sconsiderato.

Sarebbe per esempio interessante capire quanto vera sia stata la separazione dalla moglie e se, nel caso, non sia stato un atto strumentale per “mettere in sicurezza” la famiglia dalle minacce degli ambienti criminali per i debiti di gioco. Le parole della moglie separata sarebbero, a questo proposito, un indizio di un contesto non del tutto chiaro.

Preiti potrebbe aver sottratto la famiglia – moglie, figlio, genitori e fratelli – dalle rappresaglie di ritorsione della ‘ndrangheta a causa del debito accumulatosi alle slot machines e, infine, avrebbe potuto essere costretto a ‘estinguere’ il proprio debito con la sparatoria davanti a Palazzo Chigi. Un disperato spara all’impazzata, non mira distintamente per uccidere, non si esercita al tiro (come pare abbia fatto Preiti in Calabria). Anche in questo contesto sarà compito dei magistrati capire quale finalità avrebbe l’azione, nella mente di questi ‘mandanti occulti’: seminare il terrore, inviare un messaggio preciso al nascente governo o riunire il Paese intorno allo Stato?

La violenza politica in Italia non ha mai avuto l’effetto di destabilizzare il sistema, semmai di stabilizzarlo, di rafforzarlo e consolidarlo, un dato incontrovertibile che nessun osservatore, anche con solo quattro lettori come noi, deve dimenticare mai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20130424_TW@horsemoonpost