Siria, persi contatti con Domenico Quirico

Mario Calabresi: l’inviato de ‘La Stampa’ scomparso “da almeno venti giorni”. Emma Bonino segue la vicenda di persona. Unità di crisi al lavoro in un contesto difficile

20130430-domenico-quiricoRoma – ”Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico (nella foto a sinistra), in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs”. Lo ha scritto poche ora fa Mario Calabresi, direttore de ”La Stampa” sul sito web del quotidiano torinese. Nella ricostruzione di Calabresi, Quirico è entrato in Siria il 6 aprile dal Libano, per raccontare ancora una volta (la quarta) il dramma della guerra civile. Il 9 aprile l’ultimo contatto. Da venti giorni il silenzio. Venti giorni di ricerche nel massimo riserbo, in collaborazione con la Farnesina, hanno dato finora esito negativo.

Secondo fonti di TgCom24, Quirico sarebbe ora prigioniero di Hezbollah, che lo ha catturato al confine, dopo uno scontro a fuoco con ribelli siriani.

Due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato, ma in ogni direzione, coordinate dall’Unità di crisi della Farnesina, non hanno dato sinora alcun risultato concreto e così – ha ricostruito Calabresi – abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni”.

In particolare, ha spiegato il direttore del quotidiano torinese, “Domenico è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità fino alla periferia di Damasco. Era partito dall’Italia il 5 aprile per Beirut, dove era rimasto una giornata in attesa che i suoi contatti si materializzassero: la mattina di sabato 6 aprile gli abbiamo telefonato per avvisarlo del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Ci ha spiegato che il suo percorso sarebbe stato completamente diverso e che ci avrebbe richiamato una volta passato il confine. Nel pomeriggio, alle 18.10, ha mandato un sms con cui annunciava al responsabile esteri de ‘La Stampa’ di essere in territorio siriano. Due giorni dopo, lunedì 8, ha prima mandato un messaggio alla moglie Giulietta, per confermarle che era in Siria e che era tutto ok, poi verso sera l’ha chiamata a casa. La linea era molto disturbata, ha spiegato che di lì a poco il cellulare non avrebbe preso più e che le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non utilizzare il satellitare, che sarebbe stato quindi in silenzio per qualche giorno ma di non preoccuparsi. Martedì 9 ha ancora mandato un sms a un collega della Rai nel quale diceva di essere sulla strada per Homs. E’ stato questo l’ultimo contatto diretto avuto con Domenico”.

Prima di partire ci aveva avvisato che non avrebbe scritto niente, mentre era in Siria e che per circa una settimana sarebbe rimasto in silenzio: la copertura della rete dei cellulari è saltata in molte zone dell’area di Homs e usare il satellitare non è prudente perché così si segnala la propria presenza – prosegue Calabresi -. Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e lavorare: ha sempre sostenuto che le tecnologie e le comunicazioni sono il miglior modo per farsi notare e mettersi in pericolo. La sua strategia è di viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni, al punto di condividere con un gruppo di profughi il rischio della traversata in barcone tra la Tunisia e Lampedusa”.

D’accordo con la famiglia dopo sei giorni di silenzio, lunedì 15 aprile, abbiamo avvisato l’Unità di Crisi della Farnesina del viaggio di Quirico e del suo silenzio. Il giorno dopo abbiamo fornito ogni elemento sui suoi spostamenti per far partire le ricerche. Ricerche che non si sono mai interrotte, e di cui apprezziamo gli sforzi fatti in ogni direzione, ma dal terreno fino ad oggi non sono arrivati segnali di alcun tipo. La scelta di non dare notizia e non pubblicizzare la scomparsa è stata presa, in accordo con le autorità italiane, per evitare di attrarre l’attenzione su Domenico in una zona ad alto rischio di sequestri. Nell’ipotesi che potesse essere in una situazione di difficoltà e cercasse di uscire, ci è stato spiegato che era bene non dare visibilità alla sua presenza. La grande angoscia delle sua famiglia e di tutti noi, colleghi e amici di Domenico, finora è stata tenuta riservata e anche gli amici che ha nelle altre testate hanno rispettato questo silenzio che speravamo favorisse una soluzione. Purtroppo non è stato così e per questo abbiamo ora deciso di rendere pubblica la sua scomparsa”.

Noi restiamo tenacemente attaccati alla speranza di avere al più presto sue notizie, di continuare ad ascoltare i suoi racconti, e la sua capacità di analisi mai ideologica o faziosa” ha voluto sottolineare il direttore Calabresi, che ha poi voluto ribadire la fiducia di poter riabbracciare il collega: “Lo aspettiamo insieme alla moglie, alle figlie, ai suoi amici e ai nostri lettori”. Sulla testata del giornale sarà messo da oggi un fiocco giallo, “come fanno le famiglie che attendono il ritorno di una persona cara di cui non si hanno notizie” ha detto il direttore del quotidiano torinese.

Fonti della Farnesina hanno confermato che il caso è seguito di persona dal neo-ministro, 20130430-emma-bonino_770x500Emma Bonino, e che l’Unità di Crisi opera in raccordo con tutte le strutture dello Stato interessate. Quirico era stato rapito in Libia nell’agosto 2011, mentre cercava di raggiungere Tripoli, durante la guerra. Nel sequestro fu ucciso l’autista che lo accompagnava, insieme ad altri tre colleghi. La liberazione avvenne dopo due drammatici giorni, in cui si temette anche il peggio.

Al direttore de ‘La Stampa’, Mario Calabresi, alla redazione e alla famiglia di Domenico Quirico formuliamo i più sinceri sentimenti di vicinanza e l’auspicio che possa tornare presto in redazione e all’affetto dei propri cari. Ai funzionari dello Stato impegnati nella difficile operazione di ritrovamento, auguriamo ogni fortuna e successo.

Articolo aggiornato il 30 Aprile 2013, h 11.00

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