Prosegue il botta e risposta tra l’Assostampa Sicilia e il presidente Crocetta

Centodieci curricula sottoposti alla presidenza della Sicilia per ripristinare l’ufficio stampa di fatto soppresso dopo trentasei anni. Le polemiche sull’ufficio di rappresentanza a Bruxelles e la risposta piccata di Crocetta, al quale il sindacato unico dei giornalisti siciliani risponde per le rime. La guerra continua…

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C’eravamo tanto amati
/per un anno e forse più,
/c’eravamo poi lasciati
/non ricordo come fu./Ma una sera c’incontrammo
/per fatal combinazion,
/perchè insieme riparammo,
/per la pioggia, in un porton” cantava Achille Togliani in “Come pioveva”.

E s’erano tanto amati una volta, Rosario Crocetta e la stampa, quanto meno quella locale di Gela e provincia, che per amore o per forza ha fatto spesso il filo prima all’effervescente sindaco della città del golfo, poi ne ha tessuto le lodi da parlamentare europeo, infine ne ha innalzato i peana sull’altare della legalità promossa a paradigma di gestione di una macchina amministrativa che per legalità, invero, non sempre ha brillato. Poche voci dissonanti. Poche velate critiche, molte esultanze e non tutte disinteressate. Ma tant’è…

Forse abituato a un ambiente così favorevole, Crocetta ha pensato che avrebbe trovato poca resistenza nell’usare maniere sbrigative per “bonificare” – ai propri occhi – un sistema elefantiaco, costoso, dispersivo. Tra i primi atti della sua amministrazione, infatti, la demolizione dell’ufficio stampa della presidenza della Regione, forte di ventuno capiredattori. Una qualifica che non si erano inventati i predecessori dell’ex sindaco di Gela alla guida della Sicilia, ma era prevista dalla legge. L’avesse fatto un presidente di centro-destra, la sinistra sarebbe scesa in piazza al grido di “fermate il colpo di…regione antidemocratico”.

Ne seguirono polemiche, con ampio spazio sui media nazionali e con grande sostegno mediatico alla scelta del simbolo antimafia della Sicilia, ricollocato ipso facto nel ruolo di moralizzatore della spesa pubblica. Come spesso accade in Italia, chi grida più forte ha più audience, quindi a nulla valsero i tentativi di fare comprendere agli estemporanei intervistatori – uno per tutti, Massimo Giletti nella domenicale “Arena” – che i “ventuno criminali” giornalisti in realtà coordinassero tutti gli assessorati e tutti i servizi informativi delle varie agenzie regionali. Va be’, si pensò, verranno tempi migliori. Neanche per idea.

La vicenda dei ventuno licenziati in tronco approderà alle aule di giustizia, ma intanto l’Assostampa Sicilia (il sindacato unitario dei giornalisti dell’isola) il 3 maggio scorso ha portato, zaino in spalla, ben 110 curricula vitarum di altrettanti colleghi, aderenti all’iniziativa promossa per partecipare a una selezione trasparente e fondata su criteri professionali, per ricostituire l’Ufficio stampa della Presidenza di fatto soppresso da Crocetta al momento del suo insediamento. Così, il segretario regionale dell’Assostampa, Alberto Cicero – insieme al vicesegretario Massimo Bellomo, al presidente del Gruppo uffici stampa, Francesco Di Parenti e all’avvocato Salvatore Greco (in qualità di assistente legale) – aveva personalmente recapitato brevi manu i curricula alla Presidenza, chiedendo altresì a Crocetta di rendere noti pubblicamente «i criteri per la scelta dei giornalisti che entreranno a far parte del nuovo Ufficio stampa della Presidenza della Regione», un passaggio ritenuto «assolutamente doveroso e irrinunciabile nell’ambito della ricerca della trasparenza e della legalità che Crocetta dice di voler perseguire». Agli atti non risultano reazioni della controparte.

Il confronto si è però riacceso negli ultimi due giorni, dopo la divulgazione della delibera con cui Crocetta ha inteso potenziare l’ufficio di rappresentanza della Presidenza della Sicilia a Bruxelles, una vera e propria “ambasciata” della Trinacria Felix, sita a due passi dalla sede del Parlamento europeo e da “Justus Lipsius”, la sede del Consiglio Europeo. Un impegno che per tre anni richiederebbe circa 1,2 milioni di euro, oltre alle indennità aggiuntive necessarie a sostenere un reddito medio oggettivamente ridicolo.

La legge regionale numero 2 del 2002, che regola la materia, prescrive infatti che l’ufficio siciliano nella capitale dell’Unione europea si debba comporre di di un massimo di sedici unità, fra cui il dirigente regionale ad esso preposto, di cui almeno sei con qualifica non dirigenziale”. A questi andrebbero aggiunti otto funzionari esterni, per un totale di ventiquattro unità, che dovrebbero spartirsi i 400mila euro previsti per il 2013 e i 425mila previsti per i due anni successivi. Una cifra ridicola, per un emolumento medio di 16.666,66 Euro (1388,88 Euro al mese) per il primo anno, e di 17.708,33 Euro (1475,69 Euro al mese) per il 2014 e il 2015. Cifre con cui nella capitale belga ed europea si fa quasi la fame (come sa chi ci ha bazzicato, sebbene molti anni fa).

Naturalmente, a scatenare il putiferio di critiche non è stato l’ammontare di questi ipotetici stipendi, ma quello delle indennità accessorie, non del tutto chiare. Né i criteri di selezione, che lascerebbero – qui il condizionale è d’obbligo – qualche dubbio su meccanismi di cooptazione ad uso clientelare.

Il moralizzatore della politica siciliana è diventato quindi il bersaglio di ogni tipo di strale sugli organi di stampa nazionali e regionali, anche in concomitanza con l’approvazione del bilancio di esercizio della regione e la finanziaria, poi parzialmente impugnata dal commissario dello Stato di fronte alla Corte Costituzionale, per violazione di qualche articolo della Carta fondamentale e di altre norme (come potete leggere nell’articolo di Walter Giannò).

La reazione di Crocetta non si è fatta attendere, rilanciata dal proprio profilo su Facebook, cui vi rimandiamo per leggerla integralmente (non siamo riusciti a trovare un sito con i comunicati stampa del presidente Crocetta). Di fatto, il presidente della Sicilia ha inteso “mettere i puntini sulle i” in modo piccato e con tono minacciante, per «ristabilire la verità sull’ufficio di Bruxelles», ammonendo peraltro che è ora di dire «basta falsità o agirò di conseguenza» verso chi diffonde notizie false e tendenziose.

Questo perché, secondo Crocetta, dalla «vicenda emerge una Sicilietta fatta da operatori dell’informazione non informati, che scrivono in base a informazioni ricevute da altri giornalisti, che fanno un attacco politico ridicolo. Secondo questi Soloni dell’informazione, noi dovremmo puntare all’internazionalizzazione della Sicilia con due impiegati, perché tutto è visto non in funzione dell’interesse pubblico, ma degli interessi, facendo dietrologia e gettando discredito». Affermazioni gravi nel tono e nella sostanza, che però sono completate dalla “promessa finale”, con vaga tonalità burocratico-prefettizia: «Lo scrivente si riserva di ricorrere in giudizio, nei confronti di quanti continueranno a diffondere notizie false che non rispondo assolutamente alla realtà e tutto questo nell’interesse della Sicilia ha bisogno, oggi più che mai, di internazionalizzarsi e difendere i propri diritti con un’adeguata squadra». Che verrebbe da dire: ma chi glieli scrive questi comunicati, presidente?

Una modalità, quella seguita dal presidente Crocetta, che è sbagliata nei toni e che inficia la sostanza di un ragionamento che potrebbe avere qualche fondamento, visto che altre regioni di Stati membri dell’UE a Bruxelles portano avanti una intensa attività di lobbying presso gli organi decisionali, attività che può portare importanti risultati nei territori di appartenenza, a patto che a condurla ci siano persone competenti. Però, come è comprensibile, se tutto questo passa per la minaccia di perseguire i disinformatori, allora Crocetta depotenzia se stesso.

20130511-alberto ciceroCosì, l’Assostampa Sicilia ha preso la palla al balzo e ha risposto per le rime, parlando di “ennesimo caso Crocetta. «Il furore del governatore Crocetta – che appena insediato ha cacciato i 21 giornalisti dell’Ufficio stampa, per risparmiare, ma poi si è tenuto 36 mila precari di ogni tipo – si è abbattuto su altri giornalisti» recita un comunicato di giovedì scorso, che prosegue indicando come «oggi sono stati presi di mira e insultati pesantemente dal presidente della Regione, attraverso uno dei suoi chilometrici pseudocomunicati stampa che il governatore contrabbanda per esternazioni, colleghi corrispondenti dei quotidiani nazionali, accusati di dare notizie inesatte in merito alla moltiplicazione dei funzionari da distaccare all’ufficio della Regione a Bruxelles, portati da 3 a 24».

«Non è consentito a nessuno – e men che meno a Crocetta, proprio per l’incarico che ricopre – di denigrare una intera categoria, apostrofando i suoi componenti con frasi del tipo “Soloni dell’informazione” o facendo riferimenti dietrologici a “giornalisti che informano altri giornalisti” e a “giornalisti che fanno un attacco politico ridicolo” – prosegue il comunicato – Evidentemente il governatore fa molta confusione tra chi riporta le notizie, svolgendo correttamente il proprio ruolo di cronaca e di critica e chi, invece, in un ruolo completamente diverso, esercita una attività politica».

Infine, il sindacato di cui è segretario Alberto Cicero (nella foto in alto a sinistra) precisa che «a proposito dell’affermazione che evidenzia come “da questa vicenda emerge una Sicilietta fatta di operatori dell’informazione non informati”, un’altra delle frasi offensive che il governatore utilizza, viene da dire che la Sicilia non è certamente quella, ma se così fosse» conclude il comunicato dell’Assostampa «avrebbe il presidente che si merita».

Si attende la prossima puntata della querelle, sull’onda della disillusione.

Come pioveva…come pioveva…

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