Tragedia di Genova, recuperata l’ottava salma, si cerca l’ultimo disperso. Camera ardente in Capitaneria

Polemiche sollevate dalla società armatrice della Jolly Nero. Dalle 16 è stata aperta la camera ardente solo per i familiari, domenica sarà accessibile a tutti

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I sommozzatori dei Vigili del Fuoco hanno recuperato il corpo di Francesco Cetrola, ottava vittima della tragedia, individuato ieri. Proseguono le ricerche di Gianni Jacoviello, 33 anni, il nono disperso nell’incidente della Jolly Nero, avvenuto martedì notte nel porto di Genova. Probabile che possa essere individuato in giornata, il corpo del militare spezino, perché i sommozzatori stanno tagliando parte della struttura metallica in cui dovrebbe essere rimasto imprigionato, forse vicino a quello dove ieri sera era stato recuperato quello dello sfortunato collega.

Intanto, la scatola nera della torre di controllo piloti è stata recuperata in mare. La strumentazione contiene un hard disk con le registrazioni delle comunicazioni avvenute via radio tra la nave e i rimorchiatori nella notte dell’incidente, ora si tratterà di capire se ha subito danni per la prolungata permanenza in acqua.

La Jolly Nero è in via di spostamento verso in cantieri industriali, nella zona dei cantieri Amico e Mariotti, per consentire il ripristino dell’operatività del Sec. La nave rimane sotto sequestro e a bordo è presente anche una squadra di polizia giudiziaria della Guardia Costiera.

La società armatrice, il gruppo Messina, ha mosso aspre critiche al servizio dei rimorchiatori. «Quello che non riusciamo davvero ad accettare – ha scritto in un comunicato la società – è che i due rimorchiatori, anche ammesso che la macchina della nave fosse ferma nella fase di evoluzione, in quelle condizioni meteo/marine ottimali, non siano stati in grado di tenere una nave di medie dimensioni, come la Jolly Nero, lontana dalle banchine in un così ampio specchio acqueo in cui evoluiscono navi di dimensioni ben maggiori», una considerazione che più di un osservatore aveva già timidamente abbozzato il giorno successivo all’incidente.

«Confermiamo – prosegue il comunicato della Messina – che la manovra si stava svolgendo in condizioni di piena e completa sicurezza: le condizioni meteo/marine erano ottime, il pilota era regolarmente a bordo della nave, i due rimorchiatori che il nostro Comandante aveva deciso di utilizzare erano regolarmente ‘voltati’ (attaccati) alla nave. Indipendentemente da quelle che saranno accertate come le concause dell’evento, la nostra società – precisa ancora la nota stampa – orgogliosa di battere da sempre bandiera italiana su tutte le sue navi e di credere ancora fermamente nella composizione di equipaggi di nazionalità italiana, ha investito moltissimo nella sicurezza e nella formazione sottoposta com’è, fra l’altro, ad una serie di controlli che forse trova analogo riscontro solo nel settore dell’aviazione civile e che si fonda su diversi livelli: Amministrazione dello Stato di bandiera con riferimento alla sicurezza della navigazione, Registro di classificazione (nel nostro caso il RINA) e Amministrazioni diverse rispetto a quella dello Stato di bandiera quando le navi approdano nei porti di Stati esteri». Certificazioni che effettivamente costituiscono un baluardo al decadimento della qualità, su cui la Messina non ha precedenti.

«Il nostro Gruppo si assumerà, come sempre fatto, le proprie responsabilità – conclude il comunicato della società con sede a Genova – e si è fin dall’inizio messo a completa disposizione delle Autorità inquirenti al fine di un esaustivo accertamento della verità».

Il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, ha nel frattempo annunciato che nei prossimi giorni è possibile che siano emessi altri avvisi di garanzia, mentre al momento gli iscritti nel registro degli indagati sono due, il comandante della nave e il pilota che guidava la operazioni di manovra. L’ipotesi di reato è di  omicidio colposo plurimo. Ai fini dell’indagine, non ha apportato alcuna informazione ulteriore il colloquio con tre dei quattro feriti, già in condizione di parlare con gli inquirenti.

Oggi dalle 16, nei locali della Capitaneria di porto di Genova, è stata aperta la camera ardente che ospita le salme delle vittime della tragedia. Camera ardente che «sarà aperta per i familiari delle vittime. Domani, invece, l’accesso sarà consentito a tutti coloro che vorranno rendere omaggio alle vittime» ha spiegato il capitano di fregata Marini.

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