La Pirelli si rende conto del pericolo – e del ridicolo – prodotto dal rendimento delle gomme di Formula 1?

20130512-johnhorsemoonshelmetIl costruttore milanese criticato sui social network per la durata altalenante delle coperture della massima serie automobilistica. Qualcuno dovrebbe comprendere che così si distrugge l’immagine, più che migliorarla. Urge cambio di strategia

PIRELLI: CONFERENZA STAMPA TRONCHETTI PROVERA FORNITORE PNEUMATICI FORMULA UNO 

Sul circuito di Montmelò oggi la Ferrari ha colto un successo importante con Fernando Alonso, ma la gara ha vissuto per l’ennesima volta su un tema affatto eccitante, la durata e l’affidabilità delle gomme Pirelli. Sui social network i commenti, più o meno simpatici, più o meno divertenti, si sono moltiplicati, sull’onda di un filo comune: che vergogna questa Formula Gomme!

Lo diciamo subito a scanso di equivoci. La Pirelli è la prima vittima di questa storia, per aver accettato l’adozione di regole ridicole e la costruzione di gomme che fossero destinate a rilanciare in modo artificioso lo spettacolo. Il costruttore milanese è quindi in piena “Sindrome di Stoccolma”, felice sequestrata da un piccolo ricchissimo boss e da undici complici: Bernie Ecclestone e i team principal dei team della massima serie automobilistica.

Formula 1 sta perdendo credibilità, malgrado i successi della Ferrari, che però prima o poi pagherà la caduta di interesse causata da gare influenzate in modo determinante dalla durata delle coperture e, circostanza incomprensibile, dalla differente performance tra una monoposto e l’altra perfino all’interno dello stesso team: chiedere a Hamilton e Rosberg, per esempio.

Il degrado repentino impone numerosi pit stop ai box, con una sicurezza sempre minore in pit lane; mette i piloti in un pericolo maggiore, perché la finestra di utilizzo subisce modificazioni in corsa spesso imprevedibili; rende la strategia più importante della capacità di guida. Insomma, ben oltre il ridicolo. Si deve forse attendere che qualcuno si faccia male, tra i piloti e i meccanici ai box, per modificare uno stato di cose ormai difficilmente accettabile?

Fossi un azionista Pirelli mi chiederei se l’approvazione di queste regole tecniche sia coerente con la missione della mia azienda o se, piuttosto, tutto questo non nuoccia gravemente all’immagine del prodotto di serie e del gruppo in generale.

20130512-paulhembery300x198Fossi in Marco Tronchetti Provera avrei già imposto un cambiamento di linea. Fossi in Paul Hembery (il responsabile motorsport della Pirelli, nella foto a sinistra) mi toglierei la pressione di dosso chiedendo all’azienda un cambiamento di politica verso la F1, perché da questo ambiente non si ottiene una bella immagine, meglio il Mondiale Endurance, dove si può fare più sperimentazione per le gomme di serie.

Ma per fortuna non sono Tronchetti Provera, né Hembery (almeno in questo caso è una gran fortuna…) …

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.