INTERVISTA ESCLUSIVA a Monica Modica: “abbandono ‘Il Megafono’ di Crocetta, è il vecchio che avanza, ma quale rivoluzione!”

La battagliera paladina delle puerpere pantesche se ne va sbattendo la porta. “Quello non è un movimento politico, è una messa in scena. Saro è un amico, ma politicamente non credo possano esserci più interlocuzioni”

Monica Modica in una foto di Sonia Matranga
Monica Modica in una foto di Sonia Matranga

Un abbandono su cui, inspiegabilmente, è sceso un silenzio sospetto. Nessun commento, alcuna presa di posizione. Strano in un territorio in cui la politica locale spesso inventa i fatti, moltiplica le inaugurazioni, pubblicizza anche il più miserrimo lavoretto stradale per andare in televisione o per farsi intervistare. “Visibilite” dicono sia la definizione esatta, in quella lingua scientifico-maccheronica che si adattare bene alla politica farsesca di questi tempi.

Monica Modica è una donna combattente e coraggiosa, ma nel corso dell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato è sembrata sprofondare in un pozzo di meraviglia in alcuni momenti. “Come ho potuto non capire?” è stata la domanda che ha posto a se stessa diverse volte.

Andiamo con ordine. Due giorni fa, l’architetto Monica Modica, un marito e tre figli, un curriculum pesante, competenze robuste in materia di beni culturali, ma un’autentica passione per le isole e gli arcipelaghi della Sicilia, luoghi dell’immaginario collettivo siciliano lasciato a se stesso e ai propri problemi, ha inviato un comunicato stampa con cui annunciava l’abbandono del movimento “Il Megafono”, promosso dall’ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta, eletto presidente della Sicilia lo scorso ottobre.

Un abbandono rumoroso, quello di Monica Modica, eppure coperto dal silenzio. Lei non è abituata al silenzio, lo si comprende subito (e anche in foto…). Da paladina dei diritti delle gestanti di Pantelleria, costrette a “emigrare” a Palermo o a Trapani per dare alla luce le proprie creature, ha fatto il diavolo a quattro perché si riaprisse un punto nascita nell’isola pantesca, rivendicando il diritto a vivere il momento magico del parto accanto agli affetti familiari. Anche su questo ci ha dato una sua versione dei fatti (e chi avesse da fornirci la propria, ce la mandi: ne daremo eventuale analogo rilievo).

A piè di pagina potrete leggere per intero la nota con cui ha ufficializzato l’abbandono del movimento di Crocetta e Lumia, in cui svolgeva il ruolo di coordinatore per le isole minori e gli arcipelaghi siciliani. Movimento in cui ha “creduto, tutti avevamo voglia di crederci”, sostiene la Modica, che ammette l’infatuazione intellettuale per Rosario Crocetta, promotore non di un partito, “ma di un luogo dove tutti ci saremmo potuti riconoscere e ritrovare intorno a principi e a valori condivisi, dove i cittadini sarebbero potuti divenire attori, dove finalmente si sarebbe potuto realizzare un reale confronto”.

 

Tuttavia, secondo quanto sostenuto dall’ex assessore del comune di Favignana, dove si è occupata quasi di tutto, “le parole, però, pian piano, sono state inesorabilmente smentite dai fatti. Il movimento “Il Megafono” diventa un partito, le persone che vengono indicate per formare la lista calano dall’alto. Nessun confronto con la base, anzi peggio: le indicazioni date dall’assemblea vengono eluse”.

Parole pesanti, attorniate da un silenzio irreale, che ci hanno spinto a contattarla per intervistarla.

Architetto Modica, lei ieri ha lasciato il coordinamento per le isole e gli arcipelaghi siciliani del movimento “Il Megafono”, promosso dal presidente della Sicilia, Crocetta. Qual è il motivo principale? Ho lavorato per il movimento IL MEGAFONO con il Presidente perché doveva essere la voce dei cittadini. Il presidente, all’indomani delle elezioni, è diventato sordo alle istanze che venivano dalla base. Noi coordinatori dovevamo essere portavoce dei cittadini. Il mio non è un caso isolato, ce ne sono molti, io sono quello più eclatante, perché sono fra i pochi che, invece di far politica, mi sono mossa solo per il territorio e con il territorio, che esige risposte!

In sostanza, lei sostiene che il presidente Crocetta si sia presentato come un democratico promotore di un movimento popolare, ma poi si sia atteggiato come un autocrate, decisore e quasi padre-padrone del partito? Il Presidente ha basato la sua campagna elettorale sulla trasparenza, l’indipendenza dai partiti, l’antimafia. Nessuna trasparenza… assoluta dipendenza da parti politiche… per quanto riguarda la lotta alla mafia, non dovrebbe essere un punto di programma. Ma un fatto assodato!

Ma i rilievi che lei fa sono anche di carattere gestionale e organizzativo del movimento, in particolare sulle candidature dopo le elezioni regionali. Dall’esterno sembra che vi sia una sorta di cerchio magico a decidere tutto. E’ così? Il movimento IL MEGAFONO non esiste (si accalora Monica Modica)! Sin dall’inizio ho chiesto un’assemblea costituente, perché si potesse redigere uno statuto. Niente da fare, non c’è nulla, non c’è uno statuto, non c’è una figura giuridica, non c’è un tesoriere … niente di niente! Durante la campagna elettorale si sono distribuite delle schede di iscrizione, alcuni hanno pure raccolto dei soldi! Io mi sono rifiutata dicendo “a cosa dovrebbero iscriversi le persone, al nulla? E chi tiene i conti?” Non solo, si sono pure tenute delle riunioni in Presidenza a Palazzo d’Orleans, dove hanno convocato tutti i coordinatori delle province (io sono andata ovviamente!). Un luogo istituzionale usato come sede di un partito!!! Capisce? La mia posizione è stata sempre critica, ma non ascoltata! A mio avviso c’è chi decide tutto e non mi pare sia solo il Presidente Crocetta!

Se non è solo Crocetta a decidere, chi altri lo fa? C’è un “Casaleggio”, un socio occulto, un manovratore anche ne “Il Megafono”? Le giro la domanda… chi è il senatore del Movimento “Il Megafono”?

Lei è molto simpatica, lo dico senza ironia, ma le domande le faccio io (ci sorridiamo). Quindi il Senatore Lumia è, secondo lei, il codecisore del movimento, che a questo punto sarebbe solo uno strumento per contrattare con il PD da un’apparente posizione di forza sul territorio, con le solite bandiere usate in modo strumentale? Lumia è il senatore del Megafono ma non è andato nel gruppo misto… è con il PD … Si è sottratto alle primarie del PD, poi si è imposto come capolista del movimento Il Megafono durante un’assemblea a Tusa, dove la maggior parte voleva che il capolista fosse Antonio Presti. Il Megafono è nato come suo strumento per diventare senatore.

Quindi è una specie di lista civetta per consentire a Lumia di superare il limite dei mandati imposto, in modo farlocco, dal PD? Ovvio…prova ne è che non esiste il Movimento megafono.

Se è come dice lei, come è stato possibile che molte centinaia di simpatizzanti abbiano seguito con tanto entusiasmo un movimento che esisterebbe solo sulla carta o, peggio, nella fantasia della sceneggiatura di una messa in scena per eleggere un determinato candidato al Senato? Gli uomini producono e consumano simboli, Rosario è un ottimo comunicatore, viviamo in un epoca dove c’è la necessità di credere in un SIMBOLO … un icona, ecco Saro era l’icona giusta al momento giusto.

Ma un’icona che assomiglia a una famosa caramella alla menta, pubblicizzata negli anni 80: il buco con la menta intorno? Ottima immagine (sorride)!

Quali sono i punti concreti del programma elettorale che lei aveva sottoposto a Crocetta e per cui si sente più tradita? Mi riferisco a cose concrete, problemi del territorio da affrontare, se non da risolvere… Mi occupavo – e ancora mi occupo – dei problemi nelle isole minori. Sanità … trasporti … istruzione … destagionalizzazione turistica, energia. Ho sempre detto che le isole minori sono un attrattore per tutta la Sicilia, ma servono i servizi, un lavoro improbo il mio, le isole minori non sono un bacino elettorale interessate! Costituiscono un pugno di voti, cosa si può sperare? La politica si basa sui numeri… un giorno mi chiesero… “Monica tu che peso hai? quanti voti porti?“. Risposi: “fosse anche solo uno, mi batterò per quell’unità… !” Mi presero per una pazza. Oggi intorno a me ci sono tante “unità”. Sulle cose da fare, con il presidente ho parlato del caso “chiusura punti nascita”. Lo avevo avvisato di ciò che sarebbe accaduto se non si interveniva subito. Saro mi rassicurò, andai dall’assessore Borsellino e anche lei mi disse che ci stavano lavorando. Sa come?

Come? Ci stiamo battendo per il diritto di nascita e seguivo il caso ‘punti nascita’. L’assessore Borsellino avrebbe dovuto revocare il decreto Russo in attesa dell’approvazione del progetto ministeriale, che prevede un finanziamento di 28 milioni di euro per tutte le regioni nel progetto. Sicilia, Toscana e Veneto, le regioni capofila. Il progetto “isole minori e comuni montani in località disagiate” è stato presentato al ministero il 20 marzo 2013, ma il nostro assessorato non ha consultato le altre 2 regioni capofila. Quindi il ministero lo ha rigettato. Intanto io facevo pressione sul presidente e l’assessore per fare un decreto. Si riunì la giunta regionale, venne redatto il decreto e in un comunicato stampa del presidente si asserì l’immediata riapertura dei punti nascita. Una vergognosa bugia. In giunta fu portato il progetto ministeriale, quindi nulla di fatto, perché tutto dipendeva da Roma. Io scoprii l’inghippo e lo feci presente al presidente, che al contrario asseriva lui avesse completato l’atto normativo e che i punti nascita fossero aperti di nuovo. A quel punto, mi infuriai e ribadii al presidente che i punti nascita erano chiusi. Feci uscire tutto sulla stampa, ma loro da un lato continuano ad aspettare ancora il ministero, dall’altro fanno proclami di immediata riapertura. Intanto le donne partoriscono fuori dalle isole i bambini. Esodi prima di nascere

 

Di fatto, Lei mi sta dicendo che chi vuole fare politica ed essere preso in considerazione deve portare non tanto idee buone, quanto un tot di numeri “della tribù”? Sa, è il nocciolo della riflessione sulla democrazia rappresentativa odierna, in Italia in generale, in Sicilia e nel Meridione in particolare. Glielo chiedo da politologo, prima che direttore di questa testata… Si è così…

Da quanto lei mi dice, la sensibilità del presidente Crocetta, del senatore Lumia e del movimento “Il Megafono” verso i diritti delle donne – e delle future madri in particolare – è un argomento retorico a uso meramente elettorale? Si… prova ne è la legge elettorale con doppia preferenza, una bufala. Le donne devono essere presenti al 50% nelle liste, la doppia preferenza non serve, visto che se metti 2 uomini vale sempre il primo nome votato.

Secondo lei, quindi, “Il Megafono” è un movimento politico vero? Una ricomposizione della rottura tra Crocetta e lei è possibile su nuove basi organizzative e strutturali? Il Megafono” non è un movimento politico, non esiste. Saro è un amico, ma politicamente non credo possano esserci più interlocuzioni. Quando avrà fine questa vicenda, tragica e grottesca (costellata di proclami, di gaffes, di audaci virate, di arruffate proscrizioni, di cure letali, di ‘boné-boné’ e di ‘a tuttu rintra’), sarebbe auspicabile che nessuno più si ingegnasse a utilizzare la parola ‘rivoluzione‘ nel discorso politico. Al di là di ogni buona intenzione, i neo-rivoluzionari hanno ampiamente dimostrato la loro insipienza, la loro inconsistenza, la loro inettitudine nel trovare soluzioni ‘socio-sostenibili’, la loro incapacità di non cedere al fascino del potere e della ‘vetrina’. Nessuno attribuisce la responsabilità del dissesto al presente Governo; ma non può non rilevare la leggerezza con cui si ritiene di porvi rimedio. Nessuno crede ci possano essere soluzioni facili e rapide: facili e rapide sono solo le menzogne!

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Amici cari

con grande amarezza, ho ieri anticipato alla stampa, quanto mi riservavo di comunicare oggi a tutti voi: la mia intenzione di lasciare il movimento “Il Megafono” e di mettere fine alla mia esperienza di sua Coordinatrice per le isole minori e gli arcipelaghi di Sicilia.

Ho creduto, tutti avevamo bisogno di crederci… Il leader c’era, dall’eccellente profilo, dall’encomiabile storia, ed eravamo tutti certi che non saremmo stati mai traditi. Allora non si parlava di un partito, ma di un luogo dove tutti ci saremmo potuti riconoscere e ritrovare intorno a principi e a valori condivisi, dove i cittadini sarebbero potuti divenire attori, dove finalmente si sarebbe potuto realizzare un reale confronto.

Un giorno, tutti convocati, in assemblea all’ex Jolly hotel, all’indomani della elezione di Crocetta, ci fu detto dal Presidente Rosario Crocetta: “Ora la Piramide si inverte… il vertice starà in basso la base in alto!” Coordinamenti, comitati nascono in autonomia, spontaneamente, avallati dal Presidente con una pacca sulla spalla ed un sorriso. Si è lavorato in molti, con passione. Abbiamo messo in gioco risorse economiche e tutte le nostre energie per dare forza ad un progetto, al “nostro” movimento… Il Movimento “Il Megafono”.

Le parole, però, pian piano, sono state inesorabilmente smentite dai fatti. Il movimento “Il Megafono” diventa un partito, le persone che vengono indicate per formare la lista calano dall’alto. Nessun confronto con la base, anzi peggio: le indicazioni date dall’assemblea vengono eluse.

Le donne sono l’altra metà del cielo” ci viene detto… In lista la prima donna è all’ottavo posto; le donne trattate come poco più che delle veline. Il capolista, un uomo che poteva solo rappresentare se stesso e il vecchio che avanza. Nonostante tutto si continua pensando che, comunque, la base avrebbe trovato ascolto nel Presidente, sarebbe stata sostenuta nelle tante battaglie civili avviate nel territorio.

Non è stato così. Alle perplessità accumulatesi via via che l’azione di governo andava mostrando le sue falle, è subentrata, infine, la certezza che questo percorso non rispondeva alle aspettative alimentate dalle dichiarazioni programmatiche e da una disponibilità al dialogo manifestata solo a parole, esclusivamente strumentale.

Saro non ha mostrato, infatti, concreta capacità di ascolto verso la base, verso chi, con amore, per un progetto comune, si è speso senza riserve e senza doppi fini. Lui ha deciso di non ascoltarmi. Io ne prendo atto e lascio il testimone a chi meglio di me saprà fare.

Non so lavorare se non in sinergia con chi ritengo essere sincero e leale. Venute meno queste condizioni non ho motivo di continuarmi a spendere per un Movimento che non esiste. Continuerò a lavorare per dare voce a chi voce non ha; mi farò ancora, se possibile con maggior forza, portavoce dei cittadini, non di un Movimento che rappresenta solo un giocattolo utile a qualcuno a fini elettorali ed equilibri politici improbabili.

Spero solo di poter sempre contare sul sostegno e sull’affetto di tutti coloro che hanno creduto in me e nella mia onestà intellettuale.

Un abbraccio, Monica Modica

2 pensieri riguardo “INTERVISTA ESCLUSIVA a Monica Modica: “abbandono ‘Il Megafono’ di Crocetta, è il vecchio che avanza, ma quale rivoluzione!”

  • 14/05/2013 in 12:59:05
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    Quale rivoluzione si dovrebbe fare? Ma ancora crediamo ai proclami fatti da chi è genuflesso ai poteri romani? Fin quando in Sicilia saranno queste figure politche a parlare di rivoluzione, di riscatto dei siciliani, saranno solo proclami e niente di più!
    Nello stesso articolo si evince come certe decisioni provengono ” dall’alto “. E’ proprio vero abbiamo la memoria corta, nemmeno gli 800 milioni di euro, scippati alla Sicilia, ci fanno capire lo stato coloniale in cui viviamo. Come mai dello statuto siciliano vengono applicati solo gli oneri? Quando si tratta di spese siamo a statuto speciale, mentre quando si tratta dei privilegi legati alla nostra autonomia, non lo siamo!
    Come mai l’assessore all’economia è romano di Roma? Come mai Bianchi ha svenduto per 49 milioni di euro l’art. 37 dello statuto siciliano? Mi permetto di citarlo per chi non lo conoscesse:

    ARTICOLO 37
    1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del
    territorio della Regione, ma che in essa
    hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento
    dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed
    impianti medesimi.
    2. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli
    organi di riscossione della medesima.

    Riuscite a quantificare l’importo di cui stiamo parlando? Si tratta di miliardi di euro l’anno, bene, cosa ottiene la Sicilia? 49 milioni, ma attenzione, perchè effettivamente nemmeno questi vediamo, in quanto lo Stato italiano trasferirà alla regione siciliana competenze pari allo stesso importo. Intanto loro continuano a depredare soldi che dovrebbero essere nostri. Se calcolate che solo il Banco di Sicilia, dopo essere stato assorbito da Unicredit, ha visto mancare 330 milioni di euro, ditemi voi …
    Potrei anche parlare di MUOS, di altri problemi esistenti in Sicilia imputabili allo Stato italiano, ma questo commento sarebbe assai prolisso.
    Concludo dicendo, che la “rivoluzione” se la si vuole fare deve partire dal popolo, prendendo coscienza che separandoci dall’Italia la Sicilia ne trarebbe solo benefici, Massimo Costa luminare del nostro statuto d’autonomia siciliano, nonchè docente di economia dell’università di Palermo, ha ben approfondito e spiegato come una Sicilia indipendente potrebbe essere la Svizzera del Mediterraneo!
    Quindi faccio un’appello a tutti quelli che sono i siciliani onesti ed i politici “puliti”, se davvero siete stanchi di questo abominio, l’unica via d’uscita è il principio di autodeterminazione dei popoli. La Sicilia non deve essere più una colonia dell’Italia, altro che parassiti e mantenuti di Stato, siamo noi che abbiamo reso possibile la formazione dell’Italia nel lontano 1861 e siamo sempre noi che ne permettiamo l’esistenza!

    Animus Tuus Dominus

  • 14/05/2013 in 10:36:47
    Permalink

    carissima monica ti scrivo da pachino ho letto la tua dichiarazione e sono rimasto stupito dalle cose che tu hai detto perchè sono uguali in ogni sua forma a quelle mie e dei miei amici ,ti dico che il megafano tra pachino e portopalo ha avuto 1700 voti con una percentuale del 18.53% la più alta in sicilia e come bene hai detto tu siamo rimasti fuori la gente ha bisogno di risposte, sulla provincia di siracusa noi abbiamo un deputato megafono On. Coltraro un assessore regionale M.R. Sgarlata, megafono e non si muove un foglia ci siamo ripromessi di parlare per l’ultima volta con rosario per poi prendere una decisione…

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