Le picconate del fantasma Kabobo hanno fatto la terza vittima. Tre domande alla ministro Cécile Kyenge

Il pensionato modenese è deceduto questa mattina. Pisapia proclama, con triste ritardo, il lutto cittadino

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Ermanno Masini, il pensionato di sessantaquattro anni “picconato” da Mada Kobobo sabato scorso, non ce l’ha fatta e questa mattina, intorno alle 7.30 è spirato. L’unico figliolo ha detto agli amici una frase terribile eppure comprensibile: “Forse è meglio… è meglio… se papà non passa il resto dei suoi anni come un vegetale…”. Sintesi tragica di amore e pietà, una preghiera laica sollevata al Signore, per evitare lo strazio di una vita ai confini della vita.

Il sindaco Pisapia, con la reattività propria dei grandi amministratori pubblici e degli statisti (si fa per dire…) ha proclamato il lutto cittadino, ma si è chiesto a “Uno Mattina” perché nessuno abbia avvertito le forze dell’ordine, consentendo al folle automa del Ghana di poter agire quasi indisturbato per oltre 50 minuti. Un interrogativo condivisibile, che fa trasparire una profonda sfiducia nelle istituzioni che colpirebbe anche l’Arma dei Carabinieri e la Polizia, finora le uniche salvate dal clima di discredito imperversante nel Paese.

A colpire di più l’opinione pubblica ambrosiana è stato il silenzio della ministro all’integrazione, Cécile Kyenge, che non ha trovato un secondo per esprimere la propria vicinanza ai connazionali di adozione, gli italiani barbaramente assassinati da una persona probabilmente malata, che non avrebbe dovuto trovarsi in Italia, se le leggi in vigore non fossero più garantiste con i clandestini, di quanto lo siano con chi già risiede, opera pacificamente e vive in Italia.

A tal proposito, vorremmo formulare alla dottoressa Kyenge, brava professionalmente come oculista ma cieca e sorda come personalità politica, tre domande.

  1. non ritiene sarebbe stato opportuno manifestare immediata solidarietà alle vittime di questo gesto folle, per rendere evidente che lei è anzitutto un ministro degli italiani?
  2. Magdi Cristiano Allam ha chiesto le sue dimissioni, per le sue dichiarazioni su una supposta doppia lealtà alla Costituzione italiana, per effetto del giuramento, e al suo Paese di origine, il Congo, per le radici culturali e di sangue. Non pensa che il suo silenzio sui fatti di Milano diano ragione a quanto Allam sostiene?
  3. Se l’integrazione degli stranieri in Italia è avvertita come un processo imposto dall’alto, che protegge i delinquenti (a prescindere dall’origine e dalla nazionalità) e mette in pericolo la civile convivenza (anche degli immigrati perbene), non pensa che il suo discutibile silenzio possa servire a rinfocolare le polemiche, a accendere gli animi e a fornire solidi argomenti a chi rileva la sua inadeguatezza al ruolo affidatole da Enrico Letta?

Sono tre semplici domande, alle quali sospettiamo che lei, gentile dottoressa Kyenge, non risponderà. E ce ne dispiace assai.

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