Lee Rigby, l’ultima vittima della guerra alla libertà lanciata dall’imperialismo islamista neocaliffale

Bufera sull’MI5, il Security Service di Sua Maestà Britannica. Eric Pickles, ministro per le Comunità, diffende l’intelligence: “Gli esperti di sicurezza spiegano che in una società’ libera è difficile riuscire a controllare tutti”. Se il Regno Unito scoprisse che lo Stato Nazionale europeo è ormai incapace di agire da solo…

Scenes from Woolwich

Lee Rigby è stato assassinato due giorni fa da due civili di origine nigeriana, Michael Adebolajo, 28enne un cittadino britannico di origine nigeriana (quello che lancia la “fatwa” nel video diffuso), e Michael Adebowale, 22enne residente a Greenwich (quello immortalato dalla fotografia con l’eroina Ingrid Loyau-Kennett).

Drummer Lee Rigby, who was killed in a knife attack by two men in WoolwichEntrambi erano monitorati dal Security Service, l’MI5 (Military Intelligence Section 5), il controspionaggio interno britannico, su cui ora si abbatte la polemica, per aver fallito la prevenzione di un crimine evitabile.

Dei due soggetti in poche ore si sa tutto. Adebolajo, convertitosi all’Islam nel 2001, era stato arrestato sei anni fa nel corso di violente proteste di estremisti islamici contro la polizia davanti all’Old Bailey, il tribunale penale centrale di Londra. Il 28enne nato in Inghilterra, di origine nigeriana, aveva assistito ai sermoni di Omar Bakri Mohammed, l’imam radicale fondatore di un gruppo messo al bando in Gran Bretagna e fuggito in Libano. Il leader estremista in passato ha invitato a decapitare i soldati occidentali e oggi in una dichiarazione ha rivelato di avere avuto Adebolajo tra i suoi seguaci, definendolo “un eroe” e un modello da seguire.

Nella riunione del comitato di crisi Cobra, l’MI5 e Scotland Yard hanno avvertito il premier David Cameron del pericolo di emulazione, che potrebbe innescare nuovi attacchi isolati. “La nostra grande preoccupazione è che questo attacco possa essere facilmente riprodotto”, hanno spiegato fonti dell’MI5 al “Times”.

20130524-michael-mujahid-adebolajoL’intelligence britannica è sotto attacco, ma il governo di Davide Cameron intende mantenere ferma la difesa dei servizi, tanto da non commentare ai più alti livelli la questione del mancato arresto dei due nigeriani, se non con il Ministro per le Comunità, Eric Pickles, il quale ha osservato di non poter muovere alcun rilievo ai servizi, perché “in una società libera è difficile riuscire a controllare tutti”, un nervo scoperto reale.

Non sono trapelate ulteriori informazioni sulle altre due persone arrestate giovedì sera, un uomo e una donna, entrambi di 29 anni, accusati di concorso nell’omicidio di Lee Rigby, il 25enne membro dei Fucilieri reali, che aveva servito a Cipro e in Afghanistan, rivestendo ora il ruolo di reclutatore nel suo reggimento. A Middleton, sua città natale, si e’ tenuta una messa di suffragio per il militare e nel quartiere in cui abitava la bandiera britannica, l’Union Jack, è stata esposta a ogni finestra.

Oggi Guido Olimpio, sul Corriere della Sera, analizza quali motivi possono portare a un fallimento della sorveglianza di estremisti. Analisi che condividiamo, ma che vogliamo integrare con due considerazioni di fondo sulla natura della guerra e sul ruolo dello Stato nazionale europeo nella battaglia per la Libertà.

La prima. La guerra al terrorismo è, a nostro avviso, una guerra transnazionale e internazionale che contrappone una coalizione di Stati (non solo Occidentali) a una organizzazione privata, legata con fili invisibili a uno o più Stati: Al Qaeda. Nel corso del tempo questa organizzazione ha mutato la propria fisionomia: da centro di coordinamento, comando e controllo unificato, è diventato centro di ispirazione per la galassia di movimenti nel frattempo costituitisi nella Mezzaluna islamica e nel vasto ambiente jihadista globale, sia per la diffusione del verbo islamista, sia per i colpi inferti dalle forze della Coalizione Internazionale (sotto egida ONU: a volte lo si dimentica), tra cui l’eliminazione di Osama bin Laden, capo storico e simbolico dell’organizzazione fin dagli anni ’90.

Al Qaeda ha perso il riferimento statuale in Afghanistan, ma ha diffuso la propria morsa su altri Stati dalle deboli istituzioni, come Somalia, Yemen, Mali. Ha centrali molto attive in Nigeria e Niger, in Siria partecipa alla carneficina che erroneamente viene chiamata “guerra civile”, e che invece è una “opa militare” sullo Stato già sotto protettorato francese.

20130524-woolwich-michael-adebowaleSulla base della “Dichiarazione di guerra” del 23 agosto 1996, gli islamisti si sono lanciati in una guerra transnazionale che impegna Stati membri delle Nazioni Unite e della Comunità Internazionale, limitati nel loro operare dalle leggi interne e dal mancato riconoscimento della lotta in atto come guerra. Le classi dirigenti occidentali, in particolare quelle europee, al riguardo hanno mentito sapendo di mentire.

Riconoscere la battaglia in atto come guerra, se da un lato potrebbe causare proteste interne in ambienti pacifisti e antagonisti, dall’altro renderebbe palese la posta in gioco: la libertà come la conosciamo in Occidente (con tutti i limiti e le criticità). L’obiettivo dichiarato del movimento islamista internazionale è di natura imperiale: rifondare il Califfato Islamico per riunire la Ummah (comunità dei fedeli ) musulmana sotto un unico ombrello statuale. Posta in gioco che merita di essere affrontata con il massimo della potenza intellettuale, prima che tecnica e militare, una nuova sfida per la sopravvivenza del mondo libero (compreso quello musulmano che aborre le idee di marca wahabita di Al Qaeda).

La seconda considerazione riguarda le modalità con cui si sta affrontando questa guerra in Europa. I dirigenti politici si illudono di poter mantenere in vita un totem pressoché vuoto: l’idea di Stato nazione.

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, lo Stato nazionale europeo – sorto nel XVI Secolo – è ormai una scatola svuotatasi di prerogative in modo graduale e inesorabile. Anche la Gran Bretagna, che pur mantiene il seggio di membro permanente alle Nazioni Unite, una forza di dissuasione nucleare e una flotta navale e aerea di medio livello, è prossima ormai alla crisi irreversibile sotto il profilo delle capacità di proiezione della potenza. Se l’intelligence non riesce a sorvegliare tutti gli obiettivi costituenti potenziali rischi per l’ordine pubblico e la pace interna, significa che il Governo non può usare le risorse necessarie allo scopo, semplicemente perché non le ha. Una manifestazione di debolezza palese e pericolosa non solo per il Regno Unito, quanto per tutte le “contrade” dell’Impero Europeo che non si decide a nascere.

La pressione militare di Al Qaeda potrebbe essere un sufficiente catalizzatore per questo parto, ma se non diventa chiaro a tutti che senza Stati Uniti d’Europa, ossia senza uno Stato federale organizzato anche sotto il profilo militare e giudiziario unico (sulla base del principio di sussidiarietà), non ci saranno mai forze sufficienti ad affrontare la minaccia islamista, che si propone di trasformare ogni città come Woolwich, il campo di battaglia di una guerra dichiarata, ma non riconosciuta dall’Occidente.

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