La Mercedes reagisce al deferimento al Tribunale Internazionale della FIA: “finalmente potremo fare chiarezza”

Da Brackley si dicono lieti di spiegare i fatti “in un modo aperto e trasparente”. L’integrità sportiva è di primaria importanza per Mercedes-Benz. Auspichiamo finisca “a tarallucci e vino”, perché la colpa di tutta questa confusione è della FIA di Max Mosley e delle stupidaggini demagogiche sul risparmio di risorse

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La Mercedes ha risposto al deferimento della FIA con un comunicato, in cui si dice lieta di “avere l’opportunità di spiegare i fatti” che stanno alla base del proprio test segreto con la Pirelli a Barcelona. Come resto noto la sera del 4 giugno scorso, la Mercedes è sotto indagine del Tribunale Internazionale della FIA, cui è stata deferita per decisione del presidente della Federazione, Jean Todt, in risposta ai reclami ufficiali presentati a Monte Carlo da Ferrari e Red Bull, in occasione del Gran Premio di Monaco.

Si ricorderà che il test di gomme, condotto con una monoposto del 2013 e da entrambi i piloti titolari – Lewis Hamilton e Nico Rosberg – fu resto noto poche ore prima della gara monegasca, sollevando subito una nuvola di polemiche per la supposta violazione del regolamento sportivo.

Valutate le circostanze, era emerso che anche la Ferrari, il 23 e 24 aprile scorso, aveva condotto dei test segreti di gomme a Barcelona, ma con una monoposto del 2011, con alla guida Pedro de la Rosa, il quale era stato tester Pirelli dalla fine dell’avventura con l’HRT e che non rientra tra i piloti indicati come terza guida, nel caso fosse necessario sostituire Alonso o Massa.

La Mercedes quindi presenterà le proprie argomentazioni, secondo la procedura che abbiamo descritto ieri, per spiegare i motivi che consentirono al team con base a Bracley di usare la monoposto del 2013.

Entro quindici giorni la Corte ad hoc del Tribunale Internazionale dovrebbe avviare il procedimento, che dovrebbe entrare nella fase dibattimentale, pubblica, intorno a fine luglio, tranne che il presidente non decida di accelerare la procedura, anticipando tutti i termini, ove riscontrasse la gravità dei fatti, tali da necessitare una soluzione più celere.

Noi rimaniamo convinti che, per il bene della Formula 1, la conclusione migliore di questa vicenda sarebbe prendere atto della sciocchezza del divieto di effettuare test nel corso del campionato, con la conseguente reintroduzione immediata delle prove private durante il campionato (anche per motivi di sicurezza, argomento cui ruoterà tutta la difesa della Mercedes). L’ideale – come in ogni sport professionistico – sarebbe rendere libere le prove, visto che nessun medico prescrive ad alcun operatore sportivo l’obbligo di iscriversi al campionato di Formula 1.

Riconosciamo però che qualche motivazione reale esista, a favore della limitazione dei test, in prospettiva di una certa moderazione dei costi, anche se l’obiettivo posto da Max Mosley all’epoca della sua presidenza della FIA – l’abbattimento dei costi – non solo è irrealizzabile, ma è anche una misura demagogica a cui tutti i team si sono accodati, salvo agire in modo assolutamente indipendente (spendendo follie per sviluppare fantascientifici simulatori, che mai potranno dare gli stessi risultati di una prova in pista, con il deretano a pochi centimetri dall’asfalto. Come insegnava anni fa Niki Lauda…).

Se così non andasse – ovvero se non si chiudesse questa storia con un “volemose bene” che è nell’interesse di tutti – si rischierebbe di innescare un effetto domino deleterio per tutti. In fondo, basta che Stefano Domenicali, Chris Horner, Martin Whitmarsh e compagnia rombando si siedano attorno a un tavolo e si facciano spiegare “Il Dilemma del Prigioniero”, un’ipotesi della “Teoria dei Giochi”. Con un piccolo sacrificio individuale, potrebbero ottenere il massimo del risultato positivo per tutti. Viceversa, se qualcuno si ancorasse su posizioni di principio, il risultato finale sarebbe – non bisogna essere una mente strategica per capirlo – il ritiro della Mercedes dalla Formula 1, che cadrebbe in una fase di pericolosa instabilità.

Insomma, servirebbe firmare davvero quel Patto della Concordia, per ridare almeno una parvenza di serietà alla Formula 1, serietà che al momento si fa fatica a scorgere.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.