A Montreal per molti è il luogo per la riscossa, ma il rischio pioggia esalta Jenson Button

Alonso e Massa, per motivi diversi, pensano solo a fare bene. La Red Bull, che non ha mai vinto, si concentra per ottenere il successo. Ma su tutti aleggiano gli elementi: atmosferici e della polemica (sul deferimento della Mercedes). La FIA e la Pirelli, che figurone!

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La Formula 1 fa un’escursione atlantica e sbarca in Canada, dove i ricordi e lo struggimento ogni anno subiscono un’impennata. Si corre sul circuito “Gilles Villeneuve” e questo dice molto del fatto che la massima serie automobilistica è rimasta legata in modo indissolubile a questa terra, che ha dato i natali a Gilles e a suo figlio Jacques.

Si arriva a Montreal dopo l’ultimo Gran Premio corso a Monaco, preceduto e seguito da polemiche e sospetti, in pista e fuori.

Alonso e Massa, reduci da una gara che sarebbe meglio cancellare, hanno tutta l’intenzione di far bene e, possibilmente, vincere il Gran Premio del Canada. Alonso per far dimenticare Montecarlo incolore e Massa per dimostrare che il doppio botto in prova e gara nel principato (del primo si è preso il demerito, ma il dubbio è che le cause dei due incidenti siano le stesse: rottura della sospensione anteriore destra…) non ha influito in alcun modo, specie sotto il profilo psicologico, sulla sua voglia di tornare alla forma degli anni migliori. Al brasiliano è stata montata una monoposto con telaio nuovo, a causa dei danni irrimediabili rilevati dopo i due incidenti alla St. Devote.

Alla Red Bull, tra una polemica con la Pirelli e il nuovo clima cameratesco acceso a Monaco tra Helmut Marko e Stefano Domenicali, Vettel vuole vincere dove mai ha vinto, mentre di Mark Webber non c’è traccia. Il che non garantisce analoga attitudine in gara, ma neanche il contrario. Vettel ha criticato in modo pesante la Pirelli, che aveva annunciato l’introduzione di nuove gomme dal Canada, salvo poi tornare indietro e ritardarne l’adozione al prossimo appuntamento in Gran Bretagna.

Tuttavia Vettel, nel criticare la possibilità avuta dalla Mercedes di provare per 1000 chilometri (e magicamente risolvere i problemi di assetto), ha mosso rilievi specifici: «avremmo dovuto avere gomme diverse per questa gara» ha rilevato il tricampione del mondo a Montreal «e poi dopo una settimana abbiamo scoperto che non sarà così, un qualcosa che non capisco, perché noi piloti abbiamo provato a spiegare che era una richiesta basata sulla sicurezza». La Pirelli ha infatti annunciato che sul circuito dell’Ile de Notre Dame potrebbero verificarsi di nuovo i problemi di delaminazione che colpirono le Mercedes in Bahrain e in Spagna.

Commentando poi il deferimento al Tribunale Internazionale della FIA del team di Stoccarda, il pilota di Heppenheim è caduto in un’ammissione grave: « è il modo in cui devono andare le cose da un punto di vista formale – ha dichiarato Vettel – di sicuro i piloti sono a conoscenza delle regole quando ci sono le bandiere in pista, ma non siamo a conoscenza di tutte le regole scritte nel regolamento sportivo», ammissione grave se fatta dall’ultimo qualificato dello schieramento, ancor di più se viene da un tre volte iridato. Roba da far pensare a Senna, a Prost, a Mansell e poi dire “tutto un altro mondo” che sotterra ogni ulteriore valutazione.

Discorso diverso per la Mercedes, dove il board deve aver imposto ai piloti – come era comprensibile avvenisse – il “low profile”. Nella conferenza stampa del giovedì Nico Rosberg ha perfino glissato sul quesito su perché lui e Hamilton abbiano usato un casco anonimo a Barcelona, durante il test incriminato con la Pirelli a Barcelona di metà aprile: “su questa domanda non intendo rispondere” ha detto serafico (quasi) il vincitore di Montecarlo. Il quale peraltro punta dichiaratamente al bis, anche se voci del paddock riflettono sul fatto che al team con sede a Barcley converrebbe tenere un certo basso profilo anche in pista, per non fare montare troppo la rabbia degli avversari.

Soprattutto nell’ipotesi che le trattative riservate tra i team possano portare a una “composizione politica”, con una punizione simbolica alla Mercedes, che salvi capre e cavoli. Hamilton, al contrario, ha già dichiarato che correrà in pratica quasi per onor di firma, visto che teme il ripetersi dei guai ai freni della sua monoposto, dovuti alla mancanza di feeling del britannico con la monoposto.

Alla Lotus, la costanza di Räikkönen assicura un buon risultato, considerato che la monoposto progettata da James Allison si adatta bene le gomme Pirelli, di qualsiasi tipo, risultando versatile su ogni pista. Al contrario, l’altalena di risultati di Grosjean pone lo svizzero-francese sulla graticola e molti premerebbero per il subentro di Davide Valsecchi, l’unico italiano ad avere qualche chance di guidare una F1.

Per la McLaren, invece, l’unico motivo di fiducia può rilevarsi nel cattivo tempo. Il GP di Monaco è stato per Sergio Perez arrembante, ma infruttuoso. Al contrario, Button – malgrado qualche lamentela di troppo alla radio – è sempre concreto e produttivo, facendo fruttare al massimo quel che ha. La monoposto è sbagliata e per le ambizioni del team di Woking sarebbe meglio fare un’inversione di 180°, tornando alla monoposto dello scorso anno. Con pioggia e condizioni mutevoli di aderenza però il discorso cambia e l’Uomo della Pioggia – al secolo Jenson Button da Frome, Sommerset, Regno Unito – è sempre pronto a mettere a tacere tutti, con la sua visione di gara lucida, mentre gli altri vanno a zonzo a caccia di idee.

La Pirelli, sotto l’occhio del ciclone, porta in Canada due tipi di gomme da asciutto non contigue, le medie (riconoscibili per la banda bianca) e le super-soft (banda rossa), insieme alle solite due tipologie di gomme da pioggia, intermedie (banda verde) e Full-Wet (banda blu). Nella prima sessione di libere di oggi, la casa milanese metterà a disposizione dei team due treni supplementari di gomme medie, che dovrebbero anticipare le nuove caratteristiche di costruzione introdotte a partire dal prossimo Gran Premio d’Inghilterra.

L’analisi tecnica Pirelli del circuito “Gilles Villeneuve”, a cura di Mario Isola

Il circuito canadese è un misto permanente cittadino, con asfalto non molto abrasivo, che risulta sempre poco gommato all’inizio del week-end. Alterna tratti guidati ad altri veloci, con una zona DRS nell’ultimo rettilineo prima del Vallo che porta al “muro dei campioni”, dove molte star della F1 hanno stampato le loro monoposto, nel tentativo di fare nel modo più veloce la chicane che introduce sul rettilineo del traguardo.

I 4.361 metri del tracciato canadese saranno percorsi per 70 volte, per una lunghezza della gara di 305,27 chilometri. Per la vicinanza dei muretti, oltre a quello sul rettilineo del traguardo di cui s’è già detto, gli incidenti non sono desueti e l’ingresso della Safety Car è un elemento da tenere in considerazione a Montreal.

Domani, dalle 16 alle 17.30 primo turno di libere, trasmesse in diretta sia da SkySportF1 sia da RaiSport 1. Replica in serata, dalle 20 alle 21,30 cui seguirà la conferenza stampa dei team principal, appuntamento da non perdere per chi si aspetta di sentire nuovi commenti sul Test Gate. A proposito di cui vogliamo rilevare semplicemente che la FIA, la FOM e la Pirelli stanno facendo un vero…figurone!

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.