Marocco: un’occasione di sviluppo per le aziende italiane?

Paese con ampi margini di crescita. Potenzialità notevoli di sviluppo per piccole e medie imprese, ma senza supporto finanziario del sistema bancario può essere solo un miraggio…

20130610-porto-di-tangeri_780x425

Il Governo Letta continua a fare riferimenti alla necessità di crescita economica dell’Italia, ormai stagnante da troppi anni per insipienza (o noncuranza o altro) dei politici di turno e di un’Europa matrigna che ha fatto dell’austerità un totem. Errando, peraltro, se persino il FMI ha riconosciuto gli errori macroscopici internazionali e europei nella gestione della crisi greca.

Christine Lagarde, presidente del FMI, ha chiesto scusa per gli errori, ma l’economia greca, ormai andata a fondo in nome della ricerca di un’austerità di conti pubblici che non ha paragone nel passato, non si risolleva con le “scuse” della signora Lagarde. I cosiddetti “esperti” non hanno saputo fare bene il loro mestiere – per non pensare ad altri interessi non confessabili – e hanno dominato le scelte catastrofiche. Tertium non datur. In un caso o nell’altro andrebbero cacciati.

Per tornare al Belpaese, l’Italia ha un bisogno disperato di crescita e di creazione di posti di lavoro, soprattutto per le fasce più giovani della società, ma è indubbio che il Marocco si presenti come un territorio dove le aziende italiane, già attive, e altre nel futuro, possano avere notevoli soddisfazioni in termini di espansione del fatturato.

Un recente convegno, organizzato a Roma dall’Istituto Affari Internazioni (IAI) e dal SRM- Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Centro di Studi collegato al Gruppo Intesa San Paolo, nel presentare un “Outllook: il business italiano in Marocco” (*), ha ben messo in rilievo le possibilità offerte dal Marocco per una presenza italiana, attualmente considerata molto sottopotenziata.

Lo studio è un secondo lavoro (il primo era stato condotto sulla Turchia) realizzato dall’Osservatorio Mediterraneo del SRM, nel quadro di un programma pluriennale di analisi della presenza imprenditoriale italiana sulla sponda sud del Mediterraneo, partendo da una analisi microeconomica per arrivare a una valutazione macroeconomica del valore business italiano nei Paesi del Mediterraneo.

L’Italia è il quinto partner commerciale del Marocco, dove sono presenti già 140 imprese italiane, che realizzano un giro d’affari annuo di quasi un miliardo di euro, in particolare nei settori dei prodotti metalliferi, dei macchinari e dei mezzi di trasporto, con circa 7.000 addetti. Gli investimenti diretti esteri italiani in Marocco ammontano a circa 500 milioni di euro, secondo quanto indicato nel Rapporto. La Francia è per il momento in una posizione migliore, con ben 1.000 aziende che impiegano 115.000 persone e un fatturato di 23 miliardi annui. Nonostante questa realtà, c’è ancora notevole spazio per migliorare la penetrazione italiana in Marocco.

20130610-bilancia-commerciale-italia-marocco_600x346
Il commercio bilaterale Italia-Marocco

Il Paese è attualmente in forte crescita (4% per l’anno in corso e previsioni del 4,7% per il 2014) e la sua apertura internazionale è ormai un dato acclarato. Basti pensare al ruolo che tende a dare al porto di Tangeri, secondo polo commerciale marocchino, con il progetto Tanger Med II, che avrà ben due terminal per una capacità totale di 5.000 container (8.000 potenziali) e che eleverà Tangeri a uno dei primi 10 porti al mondo e certamente uno, se non il primo, del Mediterraneo, entrando in diretta concorrenza con quelli italiani – come quello di Gioia Tauro, attualmente in netta decadenza – o di Malta, che invece è in espansione per una intelligente politica fiscale.

La linea aerea nazionale Air Morocco ha fatto dell’aeroporto di Casablanca un importante hub per volare verso tutte le destinazioni africane, a nord e a sud del Sahara.

Il Marocco rappresenta dunque per le imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie, una specie di Eldorado, a detta dei rappresentanti istituzionali del Ministero dello Sviluppo e di quello degli Esteri, succedutisi al microfono nell’importante convegno di qualche giorno fa, da cui è venuto fuori che l’Italia ha avviato una specifica iniziativa di supporto, istituendo presso il Consolato Generale d’Italia a Casablanca uno Sportello Sistema Italia, destinato ad agevolare e supportare le aziende italiane che intendessero operare in Marocco. Una lodevole iniziativa istituzionale, che però suscita qualche interrogativo.

Le piccole e medie imprese italiane sono in grande sofferenza per vari motivi: crollo dei consumi, mancato credito da parte delle banche, mancati pagamenti da parte dello Stato per lavori eseguiti, fatturati, su cui spesso si sono già pagate le tasse. Come si può pensare che vi siano aziende in grado di affrontare un’espansione a sud del Mediterraneo, dove il PIL di quei Paesi è in crescita, mentre il sistema dei paesi industrializzati è fermo per una vischiosità interna di difficile rimozione? Non basta sicuramente solo uno sportello di assistenza per “fare sistema”. Vero è che in quella regione vi sono ampi margini di crescita, ma occorrono finanziamenti per poter operare, soprattutto nelle fasi di start-up degli impianti fuori dai confini patri, non è di certo sufficiente il pacchetto di incentivi che lo Stato ricevente mette a disposizione degli stranieri che investano sul suo territorio.

Il Marocco per ora gode di una notevole stabilità interna, ma alcuni indicatori spingono all’attenzione gli osservatori degli scenari internazionali. Dall’ottobre 2010, la rivolta dei saharawi ha reso evidente al mondo una protesta contro le discriminazioni cui quel popolo è sottoposto come gruppo minoritario. Nel 2012, le si registrarono manifestazioni contro il governo di Abdelilah Benkirane, un leader islamista moderato che ha vinto le elezioni politiche. Da non dimenticare poi che il Marocco è un Paese ‘giovane’, sotto il profilo demografico: circa un terzo della popolazione va dai 15 ai 35 anni e il tasso di disoccupazione per quella fascia di età sale al 30 per cento, un tasso simile a quello dei Paesi della sponda nord del Mediterraneo e comune agli altri di quella meridionale.

Una ditta che si espandesse in Marocco dovrebbe valutare anche i rischi locali dell’investimento, nonostante sia indubbio che il Marocco è il Paese più stabile dell’area, grazie alla mano ferma e illuminata del re, Mohamed VI.

I margini di crescita sono però ampi e gli investimenti stranieri possono essere uno strumento per portare occupazione e contribuire al mantenimento della stabilità interna, un modo per evitare le consuete ‘rivolte del pane’ da parte di chi non lo ha; rivolte così frequenti nel passato, e in un presente di cosiddetta ‘primavera araba’ in altri territori anche contigui. Il Marocco è dunque un Paese da seguire con grande interesse e attenzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20130424_TW@Firuzeh2

Per approfondire i problemi saharawi vi segnaliamo www.osservatorioanalitico.com

 

Maria Gabriella Pasqualini

Maria Gabriella Pasqualini si è laureata cum laude alla Sapienza in Scienze Politiche, Già distaccata presso il servizio diplomatico, poi docente universitario, è autore di numerosi volumi di storia militare e di saggi storici. Esperta di Medio e Vicino Oriente, collabora con numerose riviste scientifiche. A THE HORSEMOON POST è Vicedirettore e Responsabile Esteri e Difesa.