Star Trek Into Darkness: l’oscurità non è mai stata così chiara

Lunga vita e prosperità al nuovo universo firmato da J.J. Abrams che torna al cinema col secondo episodio delle avventure dell’Enterprise

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Il Capitano Kirk, sempre più insofferente alle regole e dopo una missione che ha rivelato la sua presenza su un pianeta sconosciuto, viene degradato dal suo ruolo e allontanato dal suo equipaggio. Quando il misterioso criminale (ed ex-agente della flotta stellare) John Harrison comincia a seminare il terrore nel cuore del quartier generale, Kirk viene richiamato in servizio e a bordo della sua U.S.S. Enterprise incaricato di rintracciare e uccidere questa oscura minaccia.

L’universo di Star Trek torna a far breccia nel cuore degli appassionati (e non) con il seguito del sorprendente riavvio di un franchise, che nelle mani sapienti del più spielberghiano dei registi contemporanei è risorto dalle proprie ceneri spingendosi davvero al di là di ogni limite, impostando in maniera impeccabile la sua rotta verso mondi inesplorati e territori non ancora battuti.

J.J. Abrams ama alla follia giocare col proprio pubblico ignorando (per quanto sia possibile e nel modo più ossequioso) i fan sfegatati della saga, ma ribadendo il concetto che faceva leva nel prototipo del 2009, ovvero che il mondo visto in sala o sullo schermo di un televisore fino a quel momento è passato e non ritornerà più.

StarTrekIntoDarkness (1)Conscio del fatto di avere tra le mani una trama già di per sé limpida e chiara (a dispetto del titolo) divertissement da super nerd (di cui lui è il re incontrastato al cinema), Abrams non perde mai di vista il fulcro centrale della sua poetica impreziosita dai continui movimenti di macchina, che fluidificano lo svolgersi della vicenda; il suo è un film dal ritmo serrato, dalla storia semplice e lineare, che non stancherà mai lo spettatore, ma lo terrà col fiato sospeso grazie a un perfetto equilibrio tra action e thriller fantascientifico, con l’ambizione di diventare il miglior prodotto d’avventura possibile.  

Scritto col supporto di Alex Kurtzman, Roberto Orci e l’inseparabile Damon Lindelof, in Star Trek Into Darkness ritornano tutti gli ingredienti del precedente episodio, se possibile migliorati e potenziati ancora di più e aperti a una maggiore introspezione psicologica: notevole in questo senso la prova del cast, in cuiChris Pine si eleva a leader incontrastato del gruppo con il suo capitano James Tiberius Kirk, che deve barcamenarsi tra fare con imprudenza la cosa giusta ed essere al contempo rispettoso del regolamento, sopportando le insofferenze del suo primo ufficiale, il Signor Spock, interpretato da uno Zachary Quinto sempre più in parte.

L’impresa di dosare una personalità così maestosa e carismatica come quella di Benedict Cumberbatch non era per niente scontata e Abrams ha trovato la chiave di volta dirigendo l’attore alla perfezione, concedendogli qualche gigioneria tipica del suo personaggio, ma riportandolo repentinamente sull’attenti quando la trama lo ritiene necessario. Il temibile e spietato Khan di Cumberbatch così non rischia di diventare l’oggetto (proibito) dell’attenzione dello spettatore (che rimane comunque la flotta dell’Enterpirse), anzi riconsegna alla saga un villain profondo e sfaccettato, ambiguo nel suo procedere, ma chiaro e diretto nei suoi obiettivi. I momenti dai toni più leggeri poi sono affidati all’infallibile estro comico di Simon Pegg, indiscusso mostro di simpatia.

Il film emoziona per una perfetta sincronia tra l’immediatezza della storia e i continui approfondimenti, che dal basso operano in modo incessante sullo sviluppo della vicenda; la fantascienza costituisce così solo un espediente narrativo (di notevole potenza visiva), grazie al quale il regista di Super 8 riesce a veicolare il suo messaggio ricco di sentimentalismi (mai forzati) sul significato della famiglia; che sia quella dell’Enterprise o quella di un folle deciso a conquistare l’intera galassia, l’espediente si è ormai insinuato nella mente di chi osserva, caricando la pellicola quel tanto che basta per scuotere ed entusiasmare.

Cinefilo come il suo mentore e idolo (Steven Spielberg), anche questa volta non mancheranno gli omaggi di un discepolo (la scena d’apertura e quella conclusiva sono emblematiche) che non vede l’ora di affrancarsi e trovare finalmente la propria strada, magari balzando in sella a un altro gigantesco franchise come quello di Star Wars. Non ci resta da fare che un augurio al buon J.J. Abrams: “Che la Forza sia con te”.  

Voto : 7,5

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Il trailer del film