Montagna, segnalati rischi di meningoencefalite nel Triveneto

A causare la malattia, che può essere letale, una zecca (Ixodes Ricinus) trasmessa da animali selvatici e uccelli

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Rischi di contrarre un’infezione che può rivelarsi letale sono stati segnalati nel Triveneto, a causa di una zecca – la Ixodes Ricinus – diffusa soprattutto nell’Est europeo e, appunto, in Italia localizzata nel Triveneto, in molte aree rurali e urbane.

Una trentina i casi rilevati ogni anno (80 dal 2000 a oggi), ma spesso gravissimi, talvolta mortali, soprattutto in costante crescita, proporzionale all’aumento delle temperature medie, che hanno reso ‘attiva’ la zecca dall’inizio della primavera (marzo) fino all’autunno inoltrato. I vettori principali sono animali selvatici, soprattutto ungulati (caprioli, daini, caprioli, stambecchi, cervi) e volatili.

20130615-Ixodesricinus400x280Una situazione da sorvegliare, tanto che le autorità sanitarie europee hanno chiesto anche all’Italia di inserire la malattia tra quelle ‘notificabili’. Se ne è parlato nel corso di un incontro con gli esperti a Milano. La meningoencefalite è una malattia molto grave, facile da confondere con una banale influenza (leggera febbre, mal di testa dolori muscolari che compaiono a 7-14 giorni dal morso), a cui segue (se trascurata o sottovalutata) una seconda fase con l’interessamento del sistema nervoso centrale e possibili danni permanenti e invalidanti.

Non esiste una cura mirata, ma prevenire la TBE è possibile con una semplice vaccinazione, che protegge da tutti i tipi di virus sia del sottotipo Europeo che Asiatico. La vaccinazione è composta da due dosi (da somministrare prima di partire). Una terza dose facoltativa al rientro consente una copertura di 5 anni.

«In funzione di questa recente evoluzione – ha dichiarato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattia Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità – la Comunità Europea si è posta in una condizione di attenzione al fenomeno della TBE, richiedendo innanzitutto la notifica dei casi di malattia. Questo processo consentirà da un lato una più accurata mappatura del parassita e dall’altro la possibilità di istituire programmi vaccinali più efficaci e mirati alla zona del Triveneto».

«La vaccinazione è sola ‘soluzione’ contro la TBE – ha affermato Fabrizio Pregliasco, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano – la quale, essendo di natura virale, non ha una terapia specifica ma solo sintomatica che può tamponare le manifestazioni della malattia in attesa della guarigione. La somministrazione del vaccino, efficace e sicuro, può avvenire secondo due modalità legate al tipo di copertura da garantire: a lungo termine per la popolazione a rischio, rappresentata da residenti, boyscout o lavoratori in zone rurali, ad azione rapida in caso di viaggi».

L’abbattimento del rischio di contrarre l’infezione è dunque legato al corretto monitoraggio, oltre che a una pronta profilassi. A tal proposito il dottor Pregliasco prescrive alcune azioni da compiere nel caso si venisse attaccati dal parassita. «La prima raccomandazione è di estrarre il parassita entro le 24 ore, facendo attenzione a prelevare interamente il corpo e il rostro della zecca e annotando la data del morso» ha chiarito il ricercatore in servizio presso l’ateneo meneghino «poiché’ alla comparsa di qualsiasi sintomo entro i 30 giorni dall’estrazione dell’animaletto, occorre recarsi subito da un medico o in un centro specialistico per ricevere le cure più adeguate alle diverse manifestazioni».

Le vacanze possono dunque trasformarsi in un incubo, ma una corretta profilassi e un’attenzione ai luoghi che si visitano possono ridurre molto il rischio di contrarre la TBE. Buona montagna a tutti.

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