Papa Francesco: la lotta alla fame “passa per la ricerca del dialogo e della fraternità”, superando i “miopi interessi economici”

Ricevendo i partecipanti alla sessione della Fao, Francesco definisce “uno scandalo” la fame nel mondo, a fronte della produzione alimentare sufficiente. L’uomo e la sua dignità sono “pilastri su cui costruire regole condivise e strutture che, superando il pragmatismo o il solo dato tecnico, siano in grado di eliminare le divisioni e colmare i divari esistenti”

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Città del Vaticano – La lotta alla fame “passa per la ricerca del dialogo e della fraternità”: di fronte all’attuale crisi economica e alle sue conseguenze – con lo “scandalo” di milioni di persone che non hanno da mangiare, mentre la produzione alimentare sarebbe sufficiente – la risposta va cercata ponendo al centro l’uomo e la sua dignità “non come semplice richiamo, ma piuttosto quali pilastri su cui costruire regole condivise e strutture che, superando il pragmatismo o il solo dato tecnico, siano in grado di eliminare le divisioni e colmare i divari esistenti”. E’ il monito che papa Francesco rivolge al mondo, espresso stamattina nel discorso rivolto ai partecipanti alla Trentottesima Sessione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), in corso a Roma dal 15 a 22 giugno, ricevuti nella Sala Clementina, in Vaticano.

Dall’attuale crisi globale, afferma infatti il Papa, “si potrà uscire completamente finché situazioni e condizioni di vita non saranno considerate attraverso la cifra della persona umana e della sua dignità. Persona e dignità umana rischiano di diventare un’astrazione di fronte a questioni come l’uso della forza, la guerra, la malnutrizione, l’emarginazione, la violazione delle libertà fondamentali o la speculazione finanziaria, che in questo momento condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come ogni altra merce, dimenticando la loro destinazione primaria”.

Porre al centro dell’azione internazionale la persona vuol dire, in primo luogo, “contrastare i miopi interessi economici e le logiche di potere di pochi che escludono la maggioranza della popolazione mondiale e generano povertà ed emarginazione con effetti disgregatori sulla società, così come è necessario combattere quella corruzione che produce privilegi per alcuni e ingiustizie per molti”.

“La situazione che stiamo vivendo, se è direttamente legata a fattori finanziari ed economici, è pure conseguenza di una crisi di convinzioni e di valori, compresi quelli posti a fondamento della vita internazionale. Un quadro, questo, che impone di intraprendere una consapevole e seria opera di ricostruzione che tocca anche la FAO. Penso alla riforma avviata per garantire una gestione più funzionale, trasparente, equa. Un fatto, certo, positivo, ma ogni vera riforma consiste nell’acquisire una maggiore consapevolezza della responsabilità di ciascuno, riconoscendo che il proprio destino è legato a quello degli altri”.

Francesco, in proposito, ricorda la parabola evangelica del Buon samaritano, il significato della quale è “essere pronti a condividere ogni cosa e a scegliere di essere buoni samaritani anziché persone indifferenti alle necessità altrui”.

“Alla FAO, ai suoi Stati membri, come ad ogni istituzione della Comunità internazionale è chiesta un’apertura di cuore. Occorre superare il disinteresse o l’impulso a guardare da un’altra parte, ma con urgenza prestare attenzione alle esigenze immediate, con la fiducia che nel futuro possano maturare i risultati dell’azione di oggi. Andare avanti in modo costruttivo e fecondo nei diversi ruoli e responsabilità significa capacità di analizzare, comprendere e donare, abbandonando qualsiasi tentazione di potere, di possedere sempre di più o di cercare il proprio interesse invece di servire la famiglia umana e, in essa, specialmente i meno abbienti e quanti ancora soffrono fame e malnutrizione”.

“Siamo consapevoli – ha detto poi – che uno dei primi effetti delle gravi crisi alimentari, non solo quelle determinate da calamità naturali o da sanguinosi conflitti, è lo sradicamento di persone, famiglie e comunità dal loro ambiente. E’ un doloroso distacco che non si limita alla terra natale, ma si estende all’ambito esistenziale e spirituale, minacciando e talvolta facendo crollare quelle poche certezze che si avevano. Questo processo, divenuto ormai globale, richiede che le relazioni internazionali ristabiliscano quel riferimento ai principi etici che le regolano e ritrovino quell’autentico spirito di solidarietà che può rendere incisiva tutta l’attività di cooperazione. A questo riguardo è quanto mai espressiva la scelta di dedicare il prossimo anno alla famiglia rurale. Al di là del momento celebrativo, deve rafforzarsi la convinzione che la famiglia è il luogo principale della crescita di ciascuno, poiché attraverso di essa l’essere umano si apre alla vita e a quella esigenza naturale di relazionarsi con gli altri”.

“Riconoscere che la lotta alla fame passa per la ricerca del dialogo e della fraternità significa per la FAO che il suo apporto nei negoziati tra gli Stati, dando slancio ai processi decisionali, sia caratterizzato dalla promozione della cultura dell’incontro e della solidarietà. Questo domanda, però, disponibilità degli Stati membri, piena conoscenza delle situazioni, adeguata preparazione, e idee capaci di includere ogni persona e ogni comunità. Solo così sarà possibile coniugare l’ansia di giustizia di miliardi di persone con le situazioni concrete che presenta la vita reale. La Chiesa cattolica con le sue strutture e istituzioni, vi è vicina in questo sforzo che cerca di realizzare una solidarietà concreta, e la Santa Sede segue con interesse le iniziative che la FAO intraprende, incoraggiando tutta la vostra attività. Vi ringrazio per questo momento di incontro e benedico il lavoro che quotidianamente svolgete a servizio degli ultimi”.

(Fonte AsiaNews)

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