Egitto, Obama telefona a Morsi: “Il popolo va ascoltato”, ma il presidente rifiuta il “penultimatum” dell’Esercito sostenuto dal popolo

Il presidente rifiuta la richiesta dell’esercito, che ieri ha concesso a tutte le forze politiche 48 ore per risolvere la crisi prima di imporre una “road map”. Morsi: “proseguirò nella mia azione di riconciliazione nazionale“. Si dimette il ministro degli Esteri. Obama chiama Morsi: “Garantire le voci di tutti gli egiziani”, una presa d’atto dell’errore di aver sostenuto i Fratelli Musulmani e una “finta Primavera”

20130702-piazza-tahir-780x480 

Il Cairo – Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha respinto l’ultimatum di 48 ore rivolto dall’esercito a tutte le forze politiche per superare la crisi, affermando la sua intenzione di proseguire con i suoi piani per la riconciliazione nazionale. In un comunicato la presidenza egiziana ha affermato che la posizione dell’esercito rischia solo di creare confusione nel Paese. Morsi ha contestato «qualsiasi dichiarazione che possa aumentare le divisioni» nella società e «minacciare la pace sociale» nel Paese. Una evidente mossa per prendere tempo e la dimostrazione che i Fratelli Musulmani stanno preparando un contrattacco, per mantenere saldo il potere e dare la stura alla reazione sul popolo che reclama libertà.

Il presidente egiziano ha affermato di essere in contatto «con tutte le forze nazionali per garantire la fiducia nel cambiamento democratico e la tutela della volontà popolare» e che «lo stato egiziano civile e democratico è una delle conquiste più importanti della Rivoluzione del 25 gennaio», si legge nel comunicato diffuso da Morsi in cui si fa riferimento alla rivolta del 2011, che portò alla deposizione del regime di Hosni Mubarak. Sostenuta peraltro dal Dipartimento di Stato americano, con una palese mancanza di lucidità (e perfino di conoscenza) sui Fratelli Musulmani.

«L’Egitto non permetterà assolutamente mai passi indietro in questo senso» è scritto nel comunicato di Mohamed Morsi, che ha inviato un palese messaggio intimidatorio al popolo che ne chiede le dimissioni. I Fratelli Musulmani non sono disposti a lasciare il potere.

Intanto, come hanno riferito fonti di White House, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha telefonato a Morsi per esprimergli le sue preoccupazioni circa l’escalation della crisi e per rivolgergli un invito ad ascoltare le richieste della popolazione. Obama si trova a Dar al Salam, in Tanzania, tappa del suo tour di visite di Stato in Africa.

Nella conversazione telefonica, il presidente Usa avrebbe suggerito all’interlocutore che Washington sostiene «il processo democratico in Egitto e non è a favore di un singolo partito o gruppo», ma al contrario questa svolta significa che l’amministrazione Obama ha ritirato il sostegno ai Fratelli Musulmani nel processo di evoluzione politica che ha preso il nome di “Primavera Araba”, ma che con il gruppo fondamentalista islamico era fin dall’inizio destinato a diventare al massimo un rigido autunno.

Secondo quanto reso noto dalla Casa Bianca, Obama ha sottolineato «che la democrazia va oltre le elezioni. Si tratta di garantire che le voci di tutti gli egiziani vengano ascoltate e rappresentate dal governo, comprese quelle dei molti egiziani che stanno manifestando nel Paese».

Intanto questa mattina, secondo il quotidiano al-Ahram, il ministro degli Esteri egiziano Moahmed Kamel Amr ha presentato le sue dimissioni. Amr avrebbe rinunciato all’incarico a causa della crisi politica in corso in Egitto, che ha messo il presidente Mohammed Morsi contro l’opposizione liberale e ha aumentato la frustrazione della popolazione per la crisi economica in corso. Amr era stato nominato ministro degli Esteri nel luglio del 2011, quando l’Egitto era governato dal Consiglio supremo delle Forze Armate, durante il periodo di transizione seguito alla deposizione dell’ex presidente Hosni Mubarak.

Ieri altri quattro ministri avevano presentato le loro dimissioni al primo ministro Hisham Qandil. Ad abbandonare il governo del Cairo il giorno dopo la manifestazione nazionale contro il presidente Mohammed Morsi a un anno dal suo insediamento sono stati i ministri del Turismo Hesham Zazou, dell’Ambiente Khaled Fahmy, della Comunicazione Atef Helmy e degli Affari legali Hatem Begato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20130628-twitter-very-little@horsemoonpost