Sebastian Vettel vince il suo primo GP di Germania e consolida la leadership mondiale

Grande gara delle Lotus, Mercedes in ombra. Se Alonso si arrabbia, ha ragione.  Button fa il Signor Gomma, Massa fuori quasi subito per una uscita di pista strana: errore o guasto?

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Tanto andò il tedesco all’attacco, che si prese il primo premio!

Sebastian Vettel ha vinto il 60° Gran Premio di Germania, caratterizzato ancora una volta dal cangiante comportamento delle gomme Pirelli, che mutano la performance al variare di qualche grado di temperatura atmosferica e dell’asfalto. Ma procediamo con ordine.

Vettel ha rotto i due tabù che lo perseguitavano: mai vinto a luglio, mai vinto in Germania. Vettel si è ripreso il margine perso a Silverstone su Fernando Alonso. Secondo e terzo posto sul podio per Kimi Räikkönen e Romain Grosjean, con lo svizzero-francese protagonista per buona parte della gara di un epico inseguimento del leader del mondiale piloti e, forse, mai veramente minaccioso per paura di compromettere una gara straordinaria e intelligente. La Lotus recupera punti nel mondiale costruttori e il pilota finlandese ha solo sette punti di ritardo da Alonso, quarto al traguardo. Räikkönen a fine gara ha rivelato che la propria radio non funzionava bene e che da box non lo sentivano, tranne che nell’ultima parte del tracciato. Questo guasto ha influenzato il finale di gara, in cui secondo il finlandese il terso pit stop avrebbe potuto essere evitato, perché le gomme erano ancora in buone condizioni. Ma Räikkönen non ha voluto osare il colpaccio, memore dello scherzo del 2005 (rottura della sospensione all’ultimo giro sulla McLaren).

Significativo che Vettel abbia potuto rintuzzare gli attacchi delle due Lotus, scambiatesi il compito nel corso della gara, malgrado la perdita del Kers da metà gara. Segno di una Red Bull potenzialmente imprendibile ancora una volta.

Alonso – a parte certe sparate di gran classe… – mostra di avere un fegato di ferro, che compensa in parte l’evanescenza di una monoposto competitiva (sempre nel quadro del problema di fondo: le gomme isteriche…). Ogni altra riflessione appare infondata.

Hamilton non ha saputo sfruttare la pole position a causa di un’esitante partenza e grazie allo start a razzo delle due Red Bull, messesi subito al comando della gara. Button, al solito, è stato protagonista di una gara intelligente, impostando un passo gara che consentisse solo due soste. Solo sul finale, ha accelerato il ritmo, facendo anche un giro più veloce in gara al 49° passaggio, poi superato da Alonso due tornate dopo.

Webber, ancora protagonista di una rimonta straordinaria: l’aiuto della Safety Car, entrata in occasione delle conseguenze della fermata di Bianchi con la Marussia, ha compensato l’ennesima divagazione della pit crew, che male ha agganciato la gomma posteriore destra.

Staccatasi dalla vettura, la gomma ha colpito il cameraman di una rete inglese, Paul Allen, poi portato all’ospedale di Coblenza in elicottero, dopo essere stato trattato al centro medico del circuito. Sembra sia cosciente, ma dopo la morte del commissario di pista in Canada la FIA mantiene un certo riserbo sulla situazione medica, riservandosi di aggiornarne le condizioni appena possibile. Vi aggiorneremo, sembra che Allen abbia una commozione cerebrale, la frattura di due costole e la lussazione di una clavicola. Se la notizia fosse confermata, altra stella di fortuna: il bilancio avrebbe potuto essere peggiore, molto peggiore…

Per finire l’analisi della zona punti, Perez, sulla seconda McLaren, porta a casa quattro preziosi punticini, davanti a un Rosberg, con la seconda Mercedes, e a Hülkemberg, autore di una gara costante. Un punto che ha il sapore di un piccolo ristoro per la Sauber, in piena crisi finanziaria e in predicato di passare addirittura di proprietà.

Week-end negativo per la Force India (multata di 5000 Euro, per “unsafe relaese” in occasione del pit di Paul di Resta, rilasciato senza rilevare l’arrivo di Vergne), con di Resta sotto la zona punti, davanti a Ricciardo (risalito dal fondo), il compagno di squadra Sutil, Gutierrez, Maldonado e Bottas, Pic e van der Garde e Chilton.

Ma quattro temi valgono una riflessione ulteriore: il fuori pista di Massa all’inizio del quarto giro. Il maldestro pit stop della crew di Webber al nono passaggio. L’incosciente gestione del ritiro della Marussia alla ventitreesima tornata. La performance delle gomme Pirelli.

Massa andava bene e precedeva Alonso, grazie ancora una volta a un’ottima partenza. La dinamica dell’uscita di pista all’inizio del quarto giro, proprio alla prima curva, farebbe supporre un problema di trasmissione, perché un errore in frenata avrebbe – in teoria – generato un pendolo diverso. In modo laico, se Massa ha commesso un errore, lo ha fatto nel giorno meno adatto. Se la Ferrari ha avuto un problema tecnico, idem. In entrambi i casi – gravi – attendiamo le dichiarazioni ufficiali.

Sul pit stop di Webber, a parte la considerazione che certi intoppi capitano sempre sulla monoposto dell’australiano – ma guarda la combinazione – la perdita della gomma ha rischiato di generare una tragedia, che speriamo sia evitata. Sarebbe il caso che la FIA approfondisse la questione, perché non si possono mettere a repentaglio le vite delle persone in pit lane. Intanto i Commissari Sportivi del Nürburgring hanno imposto una multa di 30.000 Euro alla Red Bull per “Unsafe Release”.

Chi non ha messo a rischio la propria sicurezza è stato il personale di servizio della postazione vicina alla Marussia di Jules Bianchi, che il pilota francese aveva lasciato in folle, come richiesto dal regolamento per facilitarne lo spostamento (dopo averla dovuta abbandonare di corsa, causa la rottura del propulsore e un principio di incendio). Vedere scivolare la monoposto in retromarcia è stata una delle immagini più comiche e potenzialmente devastanti della Formula 1 degli ultimi decenni. Ancora una volta, la fortuna ha consentito di evitare una tragedia, perché altre monoposto avrebbero potuto impattare contro l’incontrollabile monoposto anglo-russa, con conseguenze inimmaginabili. Una multa agli organizzatori del GP di Germania, con annesso pubblico ludibrio, non sarebbe male.

Il fatto ha poi imposto l’ingresso della Safety Car, imponendo un periodo di neutralizzazione che ha consentito a quasi tutti di fare il secondo pit e influenzando il finale di gara. Solo così Webber ha potuto compiere la rimonta in zona punti, consentendogli di sdoppiarsi in regime di safety car. Una mossa permessa dal regolamento, ma di cui non si capisce affatto il senso.

Infine le gomme Pirelli. Il rendimento delle gomme cambia al mutar del sole e della temperatura: sono gomme meteoropatiche. Criticare la scelta della Ferrari è facile, ma solo dopo la gara, visto che i dati in possesso del team davano ragione ieri, ma sono stati smentiti oggi proprio dal caldo e dal meteo.

È l’episodio ulteriore di una saga televisiva, di cui la FIA, la FOM e i team sono gli sceneggiatori, i produttori e i registi: i piloti sono solo le comparse, che però rischiano di prendersi i fischi del loggione (oltre a rischiare l’osso del collo).

Urge immediatamente un cambiamento di regime, prima che qualcuno si faccia male in pista o in pit lane, perché tutte le gare vinte con decine di pit stop non varrebbero una vita persa per qualsiasi motivo. Motorsport is dangerous, si dice: ma andarsele a cercare – nel senso di inventare sorgenti di rischio inutili –  è da imbecilli.

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Glossario → Unsafe Release: rilascio insicuro alla fine del pit stop, senza controllare che arrivino altri concorrenti

F1, Gran Premio di Germania, classifica finale (provvisoria)

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