Egitto, primo discorso di Adly Mansour alla nazione: «Riaffermeremo stabilità e sicurezza»

Il presidente provvisorio definisce gli obiettivi del nuovo governo e punta il dito contro i terroristi. Intanto i Fratelli musulmani si rifiutano di prendere parte alla transizione e invitano l’esercito a tornare sui propri passi

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Il Cairo – Ieri il presidente provvisorio dell’Egitto, Adly Mansour, ha tenuto il primo discorso pubblico, durante il quale ha individuato nella sicurezza e nella stabilità gli obiettivi della nuova leadership provvisoria, dopo la deposizione di Mohamed Morsi, presidente eletto con una maggioranza risicata di poche centinaia di migliaia di voti. «Combatteremo questa battaglia fino alla fine – ha dichiarato in un messaggio trasmesso in differita dalla televisione di Stato – preserveremo la rivoluzione». Il “pronunciamento dei militari” che ha portato all’arresto di Morsi è stato determinato dall’insorgere di violenze perpetrate dalle milizie illegali dei Fratelli Musulmani, propugnatori dell’islamizzazione forzata della società attraverso l’imposizione della Sharia.

A due settimane esatte dalla destituzione di Morsi, Mansour – già presidente della Corte Costituzionale dal 30 giugno – ha puntato il dito contro chi vuole «trascinare l’Egitto nell’incertezza e nel caos», lanciando un chiaro messaggio verso le continue proteste indette dalla Fratellanza. «Ci stiamo affacciando ad una fase critica per le sorti del Paese – ha continuato in presidente provvisorio – alcuni vogliono un percorso di sangue e violenza, noi intendiamo riaffermare i diritti umani e la giustizia».

Il nuovo governo provvisorio, presieduto da Hazem El Beblawi, ha giurato nelle mani del presidente Mansour due giorni fa e ha il gravoso compito di traghettare l’Egitto verso le elezioni presidenziali e parlamentari entro l’inizio del 2014. Il gabinetto di El Beblawi gode di consenso ampio tra gli egiziani, compresi alcuni dei capi più rappresentativi dell’élite cristiana e musulmana. Tra i protestatari che hanno raccolto ben 25 milioni di firme per la destituzione di Morsi, la stragrande maggioranza è costituita da popolazione musulmana, stanca dei soprusi dei Fratelli Musulmani e del settarismo religioso e favorevole alla libertà religiosa, alla parità di genere e alla moderazione, per un Paese plurale e tollerante. Una straordinaria novità sociale promossa dagli intellettuali musulmani più giovani che sta modificando la Storia dell’Egitto e promette di imprimere un passo diverso alla Storia dell’Africa mediterranea e al Vicino e Medio Oriente.

Nella compagine governativa è stato confermato al ministero della difesa il capo dell’esercito Abdel Fattah al-Sissi, protagonista del “colpo di Stato costituzionale” che ha deposto Mohammed Morsi. Anche il ministro dell’Interno, Mohammed Ibrahim Mustafa, è stato confermato. L’esecutivo è composto anche da donne e cristiani.

Tuttavia i salafiti e i Fratelli musulmani, nonostante gli inviti a entrare nel governo di unità nazionale di El Beblawi, hanno deciso di non prendere parte all’esecutivo di transizione ritenuto illegittimo e usurpatorio del potere legittimo, ottenuto grazie alle elezioni. L’Egitto, dopo la svolta di quindici giorni fa, ha ottenuto oltre 12 miliardi di dollari di finanziamenti da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait, serviti a scongiurare il rischio di bancarotta.

Il governo provvisorio dell’Egitto, presieduto da Hazem El Beblawi, che porterà alle elezioni parlamentari e presidenziali il Paese

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Il discorso alla nazione di Adly Mansour è arrivato dopo l’ennesimo corteo organizzato ieri dalla Fratellanza al Cairo, per chiedere il ritorno al governo di Mohammed Morsi. La manifestazione prevista per oggi, venerdì 19 luglio, coincide invece con il decimo giorno di Ramadan: per tradizione, in questo giorno gli egiziani ricordano l’attraversamento del canale di Suez da parte dell’esercito nel 1973 nel corso della guerra contro Israele.

«Invitiamo i leader del colpo di Stato a ritornare sulla giusta via – ha dichiarato Mohammed Badie, guida suprema della Fratellanza – l’esercito e il popolo sono un’unica mano, il compito dei militari è di difendere la nazione». Un modo come un altro per rinfocolare l’antisemitismo congenito della Fratellanza, che però sembra essere ormai minoritario nella società egiziana. Come in altri momenti storici, in Egitto si combatte una battaglia decisiva per le sorti del Mediterraneo, un potenziale “lago di Pace” e prosperità, a patto che i fondamentalismi religiosi siano relegati a un ambito puramente etico e morale, disarmando – letteralmente – le fazioni estremiste in campo.

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