Gli strani Young Driver test di Silverstone hanno mostrato la crisi di idee in F1

Confusione e incertezze nella massima formula automobilistica: come se i calciatori si allenassero con le gambe legate. Ecclestone cerca di sfruttare il tema della sicurezza in pit lane per imporre una specie di pizzo alla stampa, ma non si rende conto di essere fuori dal mondo. Alonso, assente, critico sui test limitati, appoggiato dalla Ferrari

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La scorsa settimana a Silverstone si sono tenuti i più scandalosi test della storia dell’automobilismo, destinati a provare giovani piloti da allevare come nuove leve dei team, in realtà usati per mettere a punto le nuove gomme Pirelli dopo la deblacle dell’ultimo GP di Gran Bretagna proprio sul circuito inglese.

I test – da cui è stata esclusa la Mercedes come sanzione per i test segreti svolti a Barcelona nel mese di maggio – avrebbero in un primo tempo dovuto essere liberi, ossia rivolti alla valutazione delle nuove coperture del monofornitore italiano ma anche alla verifica sul campo di evoluzioni tecniche sulle monoposto. Pochi giorni prima dell’effettuazione, la FIA cambiava parere, imponendo limiti assurdi alle squadre, che di fatto hanno svolto il ruolo collettivo di collaudatori della Pirelli, senza poter effettuare prove di particolari tecnici.

Come giudichereste se nel calcio si imponesse ai giocatori di allenarsi con il divieto di tirare con il piede destro, per provare la tenuta di innovativi tacchetti montati sulle suole delle scarpe? Una sciocchezza? Ebbene, i test di Silverstone lo sono stati.

All’inizio della scorsa settimana, Alberto Sabbatini – direttore del settimanale “Autosprint” – aveva lanciato l’allarme “pizzo alla stampa” (la definizione è nostra) in Formula 1. Sull’onda emotiva dell’incidente che all’ultimo GP di Germania al Nürburgring aveva coinvolto un cameraman della FOM, colpito dalla ruota posteriore destra della monoposto di Mark Webber mal fissata dai meccanici Red Bull, Ecclestone ha lanciato una sorta di divieto di stazionamento nella corsia dei box, con cameraman, giornalisti e fotografi confinati sul muretto dei box.

Al riguardo, l’intero accesso alla Pit Lane sarebbe limitato, non solo in gara, ai giornalisti appartenenti a testate che si piegassero al pagamento di una sorta di fee di ingresso, un bigliettone di 30 mila Euro a stagione, che poche testate potrebbero permettersi e che renderebbe i costi per seguire la Formula 1 da un lato proibitivi (con probabile riverberi sul costo delle copie dei gornali), ma anche con un effetto di riflesso, una specie di censura sulla F1, visto che sarebbe difficile scorgere novità tecniche a distanza e (pensare male…) anche particolari tecnici illeciti.

Da questo punto di vista, noi non siamo toccati da problema, perché non abbiamo ancora le dimensioni tali da valutare il pagamento di questa richiesta di “pizzo” legale, ma resta il problema di fondo.

La Formula 1 mostra senza vergogna di essere a corto di idee e di averne molte confuse, soprattutto in tema di regolamenti contorti e di relazioni con i media e il pubblico. La catena dei portatori di interessi che escludesse il pubblico sarebbe destinata a spezzarsi come una corda di zucchero filato. Se la massima espressione dell’automobilismo confonde i valori dello sport con il business fine a se stesso; se scambia i regolamenti per gabbie; se impone costi inqualificabili alla stampa; se obbliga gli appassionati a pagare prezzi assurdi per assistere ai gran premi, vuol dire che molti in F1 hanno perso il senno.

Forse costoro sarebbero più contenti di girare con le tribune vuote, come sempre più spesso accade nei vari campionati in cui è parcellizzata l’offerta agonistica automobilistica. Un trofeo o una coppa non si nega a nessuno, se poi le macchine girano nel deserto, pazienza.

Al contrario, in questa moria di idee, basterebbe volgere lo sguardo a Occidente e copiare – senza pudore – le tecniche adottate nelle serie americane, IndyCar e Nascar in primis. È abbastanza facile farlo e non costa molto, ma forse proprio per questo non si fa.

L’assenza di Alonso ai test (come di Webber e di Grosjean, solo per fare  due nomi) è giustificata dalle limitazioni imposte alle prove di Silverstone, limitazioni che non sono in linea con uno sport professionistico. In questo caso il pilota di Oviedo ha fondati motivi, accolti dal team di Maranello che evidentemente avrebbe potuto imporne la partecipazione. Così non è stato, Ecclestone e soci si interroghino sui motivi di questa posizione – significativa – assunta dalla Ferrari.

Per la cronaca, nel corso dei tre giorni di test a Silverstone i team di Formula 1 hanno provato la gamma di gomme che Pirelli introdurrà dal prossimo GP d’Ungheria. A parte i giovani piloti, anche i titolari sono stati autorizzati a prendere parte ai test, ma – come detto – a condizione di concentrarsi sullo sviluppo degli pneumatici sulla base del run plan fornito da Pirelli. Alla fine dei, le scuderie hanno raccolto una mole di dati utili allo sviluppo delle gomme in una cornice importante di sicurezza. Il risultato finale non è stato sorprendente, perché i team disponevano già di molte informazioni sugli elementi principali dei nuovi pneumatici, visto che la nuova specifica prevede una cintura in fibra aramidica come nel 2012, combinata con le mescole 2013.

«Pensiamo che in questi test a Silverstone tutti abbiano raggiunto i propri obiettivi. Dal nostro punto di vista, abbiamo colto l’opportunità per raccogliere i dati che ci aiuteranno a soddisfare meglio le esigenze future dei team di Formula 1» ha dichiarato Paul Hembery, Direttore Motorsport Pirelli, che ha messo l’accento sul fatto che i moderni simulatori non possono sperimentare particolari tecnici con lo stesso grado di verificabilità ottenibile in pista. E ancora, i test collettivi forniscono dati più rappresentativi di quelli che «si possono sperimentare correndo su una pista con una sola vettura rappresentativa», circostanza per cui la Pirelli ha voluto «ringraziare tutte le squadre e l’organo di governo della Formula Uno per averci aiutato a raggiungere questo obiettivo».

Durante i test, alle squadre sono stati assegnati 12 set di gomme, con tutte le mescole della gamma 2013. I team hanno poi scelto su quali mescole concentrare il lavoro di verifica. Una quinta tipologia di slick è stata fornita, sulla base delle hard-prototipo provate in Spagna e Gran Bretagna (in Canada la pioggia aveva impedito l’effettuazione di test attendibili nelle libere del venerdì).

Tempi dei test:

1° giorno

  1. Kevin Magnussen (McLaren) 1’33’’602 – Medium Nuova
  2. Paul Di Resta (Force India) 1’33’’774 – Hard-prototipo Nuova
  3. Antonio Felix Da Costa (Red Bull) 1’33’’821 – Hard Nuova

2° giorno

  1. Daniel Ricciardo (Toro Rosso) 1’32’’972 – Medium Usata
  2. Carlos Sainz Jr. (Toro Rosso) 1’33’’016 – Soft Nuova
  3. Daniel Ricciardo (Red Bull) 1’33’’187 – Hard Nuova

3° giorno

  1. Sebastian Vettel (Red Bull) 1’32’’894 –  Medium Nuova
  2. Adrian Sutil (Force India)  1’33’’242 – Medium Nuova
  3. Nicolas Prost (Lotus) 1’33’’256 – Medium Nuova

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@johnhorsemoon

 

L’assenza di Alonso ai test (come di Webber e di Grosjean, solo per fare  due nomi) è giustificata dalle limitazioni imposte alle prove di Silverstone, limitazioni che non sono in linea con uno sport professionistico. In questo caso il pilota di Oviedo ha fondati motivi, accolti dal team di Maranello che evidentemente avrebbe potuto imporne la partecipazione. Così non è stato, Ecclestone e soci si interroghino sui motivi di questa posizione – significativa – assunta dalla Ferrari.

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.