Pain & Gain, un altro tonfo per Michael Bay

Il regista di Los Angeles ci riprova con una commedia-action nel mondo del fitness, ma fallisce miseramente

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A Hollywood ci sono pochissime certezze, una di queste è Michael Bay che aggiunge un altro film deprecabile alla sua filmografia, già di per sé scioccante da un punto di vista qualitativo. Dopo la trilogia dedicata al mondo dei Transformers, il regista di Los Angeles ha rimesso mano a un progetto che aveva in mente da parecchio tempo; con un budget tra i più ridotti della sua carriera (ma parliamo pur sempre di 22 milioni di dollari!) e le star protagoniste che rinunciano al loro cachet abituale, vien fuori Pain & Gain, ispirato a una vicenda realmente accaduta.

Daniel Lugo vuole che il suo sogno (americano) si avveri ed è disposto a tutto pur di riuscire nell’impresa: diventare ricco e condurre un’esistenza che lo elevi al di sopra della gente comune. Di professione fa il trainer in una grande palestra che ha contribuito a rifondare, e proprio tra i suoi clienti scorge la gallina dalle uova d’oro che potrebbe spennare. Insieme a un paio di amici rapisce quindi lo sventurato Victor Kershaw, ricco uomo d’affari, e dopo molti giorni di tortura riesce a farsi consegnare tutte le sue proprietà. Le cose si complicano quando la banda non riesce a uccidere il proprio ostaggio, che nel frattempo si rivolge a un investigatore privato, non essendo riuscito a convincere la polizia.

Fin dall’incipit, nonostante si tratti di una storia vera, c’è aria di parodia e di satira di costume nell’aria di questo ritorno alla commedia-action per Bay, ma è solo una mera illusione; dopo circa mezz’ora si capisce perfettamente che il materiale scotta nelle mani del regista, non riesce più a contenerlo o a gestirlo con efficacia e dosando i giusti tempi: il risultato è un colossale disastro. Troppe gag confuse, violenza gratuita, battute a sfondo religioso e razzista che alla lunga finiscono per diventare ripetitive e stancanti, e una recitazione da parte dei protagonisti che, se all’inizio coinvolge, finisce con l’esasperare chi siede in sala. Se un film è capace di farti implorare la sua fine o addirittura costringerti quasi a lasciare la sala in anticipo, significa che lo stai facendo proprio male. Trattandosi di Michael Bay però viene il sospetto di un certo masochismo sia da parte del regista che dello spettatore.

Un vero peccato perché gli ingredienti per far bene c’erano tutti, Mark Whalberg in una parte che gli calza a pennello, una fotografia saturata e iperrealistica capace di restituire appieno il paesaggio di Miami, ma al contrario di film come Bad Boys e The Rock i registri della commedia e dell’azione non combaciano mai perfettamente e si avverte una grande disorganicità che ammazza il ritmo della pellicola le cui due ore sarebbero troppe per qualsiasi regista.

Dispiace poi vedere un attore del calibro di Ed Harris ridotto a semplice stereotipo e relegato oltre la seconda parte del film.  

VOTO : 4  

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Il trailer italiano ufficiale

http://www.youtube.com/watch?v=KNySf46qUso