Il caso. La lettera del presidente della Repubblica al “Corriere della Sera”

Il Parlamento è libero di decidere senza danneggiare la democrazia

GOVERNO:  VOTO ANCHE TEST PER GOVERNO, QUOTA 330 PER RISPOSTA A COLLE

Gentile Direttore, la «lunga consuetudine» e il reciproco rispetto consentono anche a me un discorso schietto e amichevole in risposta alle domande rivoltemi, attraverso il Corriere , da Fausto Bertinotti. O meglio alla domanda essenziale e più attuale, non potendo raccogliere il vasto arco di valutazioni e questioni, storiche o ideologiche, toccate, in ambiziosa sintesi, nella «lettera aperta». La domanda, posta in termini stringenti, riguarda quel che il presidente della Repubblica «non può». Ed è in effetti molto quel che egli non può, sulla base del ruolo e dei poteri attribuitigli dalla Costituzione repubblicana.

Ne sono ben consapevole, essendomi attenuto rigorosamente a quel modello, negli ultimi mesi come sempre nel settennato trascorso: a partire da quegli anni 2006-2007 quando con l’allora presidente della Camera collaborammo strettamente e in piena sintonia istituzionale.

Non posso certo «congelare» né «blindare» (termini, entrambi, di fantasia o di polemica a effetto) un governo ancor fresco di nomina – nemmeno tre mesi – che è, scrive Bertinotti, solo «una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese». Ma c’è bisogno di ricordare l’insuccesso del tentativo dell’on. Bersani, che ebbe da me, dopo le elezioni di febbraio, l’incarico, senza alcun vincolo o limite, di esplorare la possibilità di una maggioranza parlamentare diversa da quella che è stata poi posta a base del governo dell’on. Letta? E i successivi e più recenti sviluppi politici hanno forse fatto delineare quella possibilità di cui l’on. Bersani dovette registrare l’insussistenza?

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Giorgio Napolitano

Presidente della Repubblica