Giro di boa al GP d’Ungheria, Alonso serra le fila e prova a innervosire Vettel

Il pilota spagnolo provoca il tre volte campione del mondo: tutti bravi sulla Red Bull. Velocità ridotta in pit lane a 80 km/h, Mateschitz impressionato da Ricciardo, si deciderà dopo Budapest. Calendario 2014 con 22 gare? Allan McNish, vincitore a Le Mans, nel board dei commissari sportivi

20130725-F1-EV10-GP-UNGHERIA-VET-PREV_780X470

Il Circus della Formula 1 arriva all’Hungaroring per il GP d’Ungheria. Si tratta del circuito più lento in calendario, con un tracciato stretto e tortuoso. Lungo i 4.381 metri si susseguono 14 curve, con poche possibilità di sorpassi, a parte il rettilineo principale. La pista alle porte di Budapest non è usata spesso durante l’anno, quindi l’asfalto risulta polveroso durante le libere del venerdì, ma migliora man mano che la pista si va gommando.

È l’ultimo gran premio prima della pausa estiva e, di fatto, è considerato una nuova ripartenza. È la prima gara dopo la revisione delle coperture effettuata dalla Pirelli, anche sulla base delle risultanze degli strani test svolti a Silverstone la scorsa settimana, ma pone alcuni interessanti interrogativi.

Anzitutto, come lavoreranno proprio gli pneumatici, con la rinnovata struttura della carcassa con cintura in fibra aramidica come nel 2012 e mescole del tipo introdotto quest’anno, mediamente più morbide. Interessante sarà vedere come reagiranno le Mercedes di Rosberg e Hamilton, che non hanno partecipato ai test dei giovani piloti, come sanzione per i test illegali di maggio a Barcelona.

All’Hungaroring la Pirelli porta le gomme medie (P Zero White medium, riconoscibili per la banda bianca) e le gomme soft (P Zero Yellow soft, riconoscibili per la banda gialla), oltre alle solite intermedie (Cinturato Green intermediate) e full wet (Cinturato Blue wet) che però resteranno inutilizzate, con molta probabilità.

Le indicazioni venute dai test di Silverstone dicono che le gomme “modificate” sono più lente di un secondo rispetto a quelle usate in precedenza. Trazione e frenata sono due elementi chiave per il successo in un circuito come quello magiaro, che ospita la ventottesima edizione del GP di Formula 1, con debutto nel lontano 1986 quanto l’Ungheria era un Paese di “oltrecortina” e apparteneva a un mondo oggettivamente diverso da quello Occidentale.

Qualifiche chiave, ma non del tutto, visto che nelle 28 edizioni della corsa solo due volte chi partiva dalla Pole Position poi ha vinto la gara: Lewis Hamilton, nel 2007 e lo scorso anno.

Essendo un circuito da carico aerodinamico, la Red Bull parte in teoria favorita, non solo per la configurazione di base che rende efficiente la RB9 progettata da Adrian Newey, ma anche perché il team di Milton Keynes sembra aver beneficiato di più della messa a punto della scorsa settimana sul circuito inglese.

La Lotus sembra continuare ad adattarsi bene alle coperture Pirelli, mentre i tempi di Massa (di poco inferiori a quelli di Davide Rigon, collaudatore di Maranello) potrebbero nascondere in modo deliberato una performance migliore.

Alla vigilia Fernando Alonso ha ammesso che il distacco da Sebastian Vettel potrebbe diventare pesante, se il GP d’Ungheria non desse un risultato positivo, cosa che significa “arrivare davanti alla Red Bull numero 1”. Il pilota spagnolo ha perciò pizzicato il più giovane avversario, provocandolo con una dichiarazione pizzuta: «su quella monoposto chiunque riesce ad andare veloce», riferendosi appunto al tempone realizzato da Carlos Sainz Jr nei test di Silverstone.

Nel team anglo-austriaco si vive l’aria della vigilia: dopo l’Ungheria sarà deciso il sostituto di Mark Webber accanto a Sebastian Vettel. In “pole” ci sarebbe Daniel Ricciardo, che avrebbe impressionato il patron del team, Dietrich Mateschitz, uomo di “marketing nativo”, diremmo, che evidentemente guarda al mercato australe (oltre che al cronometro) con interesse.

In ogni caso, da domani la parola alla pista, con la prima sessione di libere prevista dalle 11 alle 12.30, con bis nel pomeriggio dalle 14 alle 15.30 al termine delle quali si potrà fare un primo bilancio del week-end.

La temperatura dovrebbe – come nel resto del continente europeo – salire da venerdì a domenica, sfiorando i 40°, un dato non ininfluente per il risultato finale e che potrebbe determinare anche consumi di benzina anomali.

Nel circuito sono stati effettuati lavori di sistemazione dei cordoli e dell’erba sintetica all’uscita di alcune curve. In programma due zone DRS quest’anno, una sul rettilineo del traguardo e l’altra in prossimità della curva due, che aiuterà il sorpasso, con un solo punto di rilevazione del distacco (Detection Point).

Entra in vigore dall’Ungheria la diminuzione del limite di velocità in Pit Lane a 80 Km/h e la regolamentazione degli accessi e dei movimenti in pit lane, che influirà non poco sul lavoro dei giornalisti in loco. Protezione con caschi e tute ignifughe per tutti non faciliteranno di certo in movimento, in attesa che Ecclestone renda operativa il “ticket” di migliaia di Euro per accedere al paddock.

Il team di Stewards sarà costituito dall’asutraliano Garry Connelly, dal messicano Jose Abed e dal vincitore dell’ultima edizione della 24 Ore di Le Mans, Allan McNish.

I team, nell’ottica della riduzione possibile dei rischi, discuteranno presto con la FIA l’introduzione di un limite di tempo minimo per l’effettuazione del pit stop, ma anche in questo caso le riflessioni sono tempo perso: basterebbe guardare come è regolato la sosta ai box in IndyCar e copiarla senza pudore. Troppo facile?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’analisi tecnica Pirelli a cura di Mario Isola

2013_F1_EVENT10_GP_UNGHERIA2