Il Papa alla GMG: la droga si vince donando aiuto e speranza, non liberalizzando, ma serve volontà di batterla

Il Pontefice ha visitato l’ospedale São Francisco de Assis na Providência de Deus di Rio de Janeiro, dove opera un centro specializzato in da droghe e alcool. «Quanti ‘mercanti di morte’ che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo!». A chi è caduto si deve mandare un messaggio forte: «Sei protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine»

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Rio de Janeiro – La lotta contro la droga non si vince con la sua liberalizzazione, ma “un atto di coraggio di tutta la società”, per “affrontare i problemi che sono alla base” del suo uso, “promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro”. La visita all’ospedale São Francisco de Assis na Providência de Deus di Rio de Janeiro è stata voluta da papa Francsco, che l’ha fatta inserire nel programma del suo viaggio per la 28ma Giornata mondiale della gioventù, testimonianza di quell’andare “alle periferie” del mondo e delle esstenze umane che appare centrale nel suo magistero.

L’ospedale che porta il nome di san Franceco, lo stesso scelto da papa Bergoglio, si dedica in particolare al dipendenze da droghe e alcool, oltre che dell’assistenza medico-chirurgica gratuita agli indigenti.

Ad accogliere il Papa, arrivato poco prima delle 18.30 locali, la pioggia che sembra non voler lasciare queste giornate e che questa sera è mista, a tratti, a un qui insolito nevischio. L’una e l’altro non spengono il calore dei ricoverati e dele loro famiglie, alcune migliaia di persone tra le quali Francesco si ferma a lungo, sringendo mani e abbracciando chi non può alzarsi.

Ai presenti, ma chiaramente non solo a loro, il Papa parla di coraggio e di speranza, ma ha anche parole dure per i “mercanti di morte”.

Non usa mai il termine droga, dice “dipendenze chimiche”. Anche questo è un segno di rispetto. Come l’abbrccio all’uomo che lo saluta raccontando 17 anni di tossicodipendenza e 10 di lavoro nell’ospedale e a quello che, comosso alle lacrime, ricorda l’isolamento del drogato, il pensiero del suicidio e la nascita a una nuova vita.

“Oggi – dice – in questo luogo di lotta contro la dipendenza chimica, vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi, voi che siete la carne di Cristo, e chiedere che Dio riempia di senso e di ferma speranza il vostro cammino, e anche il mio”.

“Abbracciare. Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, come san Francesco. Ci sono tante situazioni in Brasile, nel mondo, che chiedono attenzione, cura, amore, come la lotta contro la dipendenza chimica. Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo. Quanti ‘mercanti di morte’ che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. E’ necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro. Abbiamo tutti bisogno di guardare l’altro con gli occhi di amore di Cristo, imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, per esprimere vicinanza, affetto, amore”.

“Ma abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. Cari amici, vorrei dire a ciascuno di voi, ma soprattutto a tanti altri che non hanno avuto il coraggio di intraprendere il vostro cammino: Sei protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine. Guardate con fiducia davanti a voi, la vostra è una traversata lunga e faticosa, ma guardate avanti, c’è «un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano» (Lett. enc. Lumen fidei, 57). A tutti voi vorrei ripetere: non lasciatevi rubare la speranza! Ma vorrei dire anche: non rubiamo la speranza, anzi diventiamo tutti portatori di speranza!”.

“E – è la sua conclusione – vorrei ripetere a tutti voi che lottate contro la dipendenza chimica, a voi familiari che avete un compito non sempre facile: la Chiesa non è lontana dalle vostre fatiche, ma vi accompagna con affetto. Il Signore vi è vicino e vi tiene per mano. Guardate a Lui nei momenti più duri e vi darà consolazione e speranza. E confidate anche nell’amore materno di Maria sua Madre. Questa mattina, al Santuario di Aparecida, ho affidato ciascuno di voi al suo cuore. Dove c’è una croce da portare, lì accanto a noi c’è sempre Lei, la Madre. Vi lascio nelle sue mani, mentre con affetto benedico tutti”

(fonte AsiaNews)