A cent’anni dalla nascita, Chieti incontra lo scultore Emilio Greco

Forme plastiche e linee sinuose, sculture e disegni di donne e atleti in mostra fino al 29 settembre a Chieti

20130802-emilio-greco-lavitalita-della-cultura-Definito da Pablo Picasso “il più grande disegnatore che abbiamo in Europa”, Emilio Greco è protagonista della mostra “Emilio Greco. La vitalità della scultura” a Palazzo de’ Mayo di Chieti fino al 29 settembre 2013.

In occasione del centenario dalla nascita, sedici sculture fra terrecotte, bronzi, gessi, cementi e un gruppo di ventisei disegni a soggetto sportivo sono stati selezionati per comporre l’esposizione curata da Gabriele Simongini e promossa dalla Fondazione Carichieti.

Influenzato dalle testimonianze archeologiche di una Catania degli inizi del Novecento e formatosi principalmente da autodidatta, Emilio Greco è stato uno degli scultori più importanti del panorama artistico italiano, insignito del Gran Premio per la scultura alla Biennale veneziana nel 1956.

Già in età scolare aveva mostrato la sua passione per l’arte seppur scoraggiato dal padre, che avrebbe voluto per lui una professione più redditizia. Sarà proprio la malattia del genitore a indurlo a lasciare la scuola e a impiegarsi nella bottega di uno scultore di monumenti funerari, dove imparò a sbozzare il marmo e a lavorare la creta.

È così che, nonostante gli anni di successo dell’astrattismo, egli scelse di dedicarsi all’arte figurativa percorrendo temi come quello del nudo e del volto femminile, degli amanti e della maternità che ricorrono continuamente sia nei disegni che nelle sculture.

Linee morbide e sensuali si alternano in un tratto inconfondibile che, con lo scorrere delle opere, diventa sempre più complesso e originale dando vita a forme plastiche piene e evocative.

La ricerca figurativa dell’artista catanese è inequivocabilmente influenzata dalla scultura etrusca, dalla ritrattistica romana, dal manierismo, dal barocco, dalle fanciulle di Modigliani e dalla sperimentazione di Marino Marini. Ma la molteplice presenza di riferimenti all’interno della sua arte non gli impedì di ottenere una cifra stilistica totalmente personale.

Gli uomini e le donne di Emilio Greco trasmettono, infatti, agli occhi degli spettatori dei musei di tutto il mondo – dalla Tate Gallery di Londra all’Hermitage di San Pietroburgo ai Musei Vaticani – una dolce sensualità, una profonda carica umana insieme a una sottile malinconia. La misurata pienezza, di ricordo classico, si mescola a un certo lirismo probabilmente frutto della passione del siciliano per la poesia, interesse che però venne vissuto come un amore clandestino rispetto a quello ufficiale per la scultura.

Sarà proprio attraverso quest’ultima compagna che Greco espose al Museum of Modern Art di New York, alla Tate di Londra, alla Strozzina di Firenze, al Museo de Arte Moderna di San Paolo in Brasile, a Palazzo Barberini e a Palazzo delle Esposizioni a Roma, occupandosi inoltre dei monumenti a Camillo Olivetti, a Papa Giovanni XXIII in San Pietro e al Pinocchio di Collodi, senza dimenticare le Porte del Duomo di Orvieto.

Nell’esposizione di Chieti, le linee geometriche, le pose in tensione, le grasse macchie di inchiostro rivelatrici di movimento e gli sfuggenti volti femminili immergono il visitatore in un’atmosfera quasi sognante. Ma se, circumnavigando le immobili sculture, l’arte di Emilio Greco potrebbe apparire di immediata comprensione, al di là di quelle forme, c’è sempre qualcosa di straordinariamente inafferrabile che lo sguardo dello spettatore non può – o forse non deve – cogliere.

Emilio Greco, La vitalità della scultura
Dal 29 giugno al 29 settembre 2013, Chieti, Palazzo de’ Mayo
Fino al 31 agosto: dal martedì alla domenica 19-23
Dal 1 al 29 settembre: dal martedì al venerdì 10-13, sabato e domenica 10-13 / 16-20

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