Egitto, il “Giorno della collera” e la battaglia mediatica in corso tra Fratelli Musulmani e resto del mondo

Poche migliaia di manifestanti nel “Giorno della collera”, decine di morti negli scontri con l’esercito. Scontri fra esercito e Fratelli musulmani al Cairo, a Damietta a Ismailia. I dimostranti assaltano stazioni di polizia. La bassa partecipazione è segno di divisione fra gli islamisti. L’Occidente non capisce che la Fratellanza è legata al terrorismo di al Qaeda e al salafismo. Chiese e abitazioni cristiane difese anche da Tamarod, gli oppositori di Mohamed Morsi. Cecchini sparano sui soccorritori, una tecnica vista in Libano e Siria: strategia islamista, musulmani egiziani ostaggio dei terroristi

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Il Cairo – Migliaia di islamisti egiziani hanno sfidato oggi lo stato di emergenza e hanno cercato di raggiungere piazza Ramses, dopo l’appello lanciato per un “Giorno dell’ira”. Vi sono stati scontri e colpi sparati dai due fronti. Finora si calcola che fra dimostranti e poliziotti diverse decine di persone sono state uccise: almeno 10 al Cairo, otto a Damietta, quattro ad Ismailia. L’esercito egiziano ha ricevuto l’ordine di sparare nel caso venissero attaccate sedi del governo o se venissero assaltati edifici pubblici. Tutti i caduti – come sottolineano fondi indipendenti – si sono verificati in seguito all’assalto di edifici governativi, tra cui anche numerose stazioni della polizia, da ieri autorizzata a rispondere con il fuoco alle incursioni terroristiche dei sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi, in seno all’organizzazione dei “Fratelli Musulmani”.

Nella capitale le manifestazioni hanno raccolto alcune migliaia di persone, mentre ad Alessandria vi erano 10mila dimostranti. Osservatori indipendenti hanno notato che il numero dei partecipanti, seppure corposo, è molto ridotto rispetto alle manifestazioni dei giorni scorsi, un dato che mostra le divisioni in seno ai “Fratelli Musulmani” sull’uso della violenza e sulla piattaforma da seguire nei confronti del governo provvisorio presieduto da Hazem al-Beblawi.  

Nella Fratellanza ci sono gruppi che vorrebbero dialogare con il nuovo governo, mentre altri rifiutano lo scontro tra egiziani. Una parte numerosa ma non maggioritaria vuole manifestazioni e scontri, finché il deposto presidente Mohamed Morsi non venga re-installato al potere.

Fino al momento in cui scriviamo, non vi sono stati attacchi contro chiese o case di cristiani, come è invece avvenuto nei giorni scorsi. Tamarod, il movimento che ha portato alla caduta di Morsi, aveva invitato i suoi membri a scendere nelle strade per difendere le sedi del governo, le chiese e i conventi.

Alcuni attivisti dei Fratelli Musulmani avrebbero incendiato la chiesa copta della Vergine Maria al Cairo. Lo ha riferito la tv al-Arabiya. In precedenza padre Rafiq Greiche, portavoce dei vescovi cattolici egiziani, ha denunciato che «40 chiese – di cui 10 cattoliche e 30 tra ortodosse, protestanti e greco-ortodosse – sono state razziate o date alle fiamme» durante i gironi scorsi. Anche il Papa ha espresso vicinanza ai cristiani in Egitto. «I cattolici hanno sentito che il Papa è vicino a loro – ha detto – che prega per loro e che cerca di infondere in loro speranza: è quello di cui veramente abbiamo bisogno».

Le forze della sicurezza egiziana hanno intanto condotto tra ieri e oggi una serie di arresti tra i leader dei Fratelli Musulmani. Quattro esponenti di spicco della Fratellanza sono infatti arrestati nella provincia di Beheira sul Delta del Nilo. Altri due membri sono stati arrestati nella provincia di Assiut.

Gli agenti hanno anche fermato l’ex deputato del partito islamico Emad Shams al-Din a Daqahliya e il segretario generale dello stesso partito per la provincia di Gharbiya Ali Ahmed. Raid sono stati poi condotti nelle abitazioni di tre leader dei Fratelli Musulmani nella provincia di Kafr al-Sheikh, oltre in quelle dell’ex governatore di Kafr al-Sheikh Saad al-Husseini e del nipote del predicatore islamico Safwat Hegazi. Un’ispezione è stata quindi condotta nella casa e nell’ufficio del segretario generale del partito della Fratellanza di Daqahliya Mohsen Radi.

La comunità internazionale è confusa. François Hollande e Angela Merkel hanno concordato un’azione comune insieme alla Gran Bretagna, solo successivamente Enrico Letta ha parlato con il presidente francese. La linea sembra quella di intavolare una linea comune europea, ma appare offuscato il focus: se non si capisce che il governo e i cittadini egiziani sono sotto attacco di una banda di criminali con ramificazioni internazionali.

La Francia ha chiesto un dialogo con la Gran Bretagna e la Germania per trovare una pista comune, condannando la violenza in generale. Ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto alle parti di usare la “massima moderazione”.

Il presidente Usa Barack Obama ha condannato la violenza dei militari nei giorni scorsi e ha cancellato esercitazioni militari congiunte Usa-Egitto. Ma per ora non ha cancellato gli aiuti annuali che Washington versa all’esercito egiziano.

I Fratelli Musulmani hanno però preso le distanze dalla posizione di Obama rispetto alla violenta repressione messa in atto. «Gli Stati Uniti sono stati coinvolti nell’organizzazione del golpe militare, che è stato condotto con il sostegno Usa» ha dichiarato il portavoce dei “Fratelli Musulmani”, Ahmed Aref, all’agenzia di stampa Anadolu citata dall’ADNKORONOS. Gli egiziani, ha aggiunto, «sono in grado di mettere fine al colpo di stato militare da soli, con le loro manifestazioni pacifiche e consegnando alla giustizia coloro che hanno commesso più di dieci massacri contro di loro».

I sostenitori del deposto presidente egiziano sostengono che resisteranno «in modo pacifico» e «fino a quando il golpe svanirà» ha detto la Guida Suprema dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, che nel Giornata della collera’ ha dichiarato che «il popolo, che manifesta pacificamente nonostante la ferocia che impone il colpo di Stato militare, resisterà fino a quando il golpe svanirà».

Badie ha aggiunto che i manifestanti in Egitto sono la prova della resistenza al governo militare e ha affermato che «il falso potere dato all’esercito si riflette nelle crudeli stragi nella moschea di Rabaa al-Adawiyeh e in piazza al-Nahda» al Cairo.

Tuttavia, la relativa esigua partecipazione alla “Giornata della collera” darebbe ragione al governo provvisorio, che ha denunciato il “maligno complotto terrorista” a opera dei Fratelli Musulmani. In una nota diffusa alla stampa internazionale, alla luce dei nuovi incidenti scoppiati oggi nella capitale e nelle altre città del Paese, si afferma che «il governo, le forze armate, la polizia e il grande popolo dell’Egitto sono uniti nell’affrontare il maligno complotto terrorista dei Fratelli Musulmani».

La presenza di cecchini che sparano sui soccorritori è una tecnica già vista sul campo in Libano e in Siria, non appartiene alla tradizione militare egiziana, ma alla delinquente politica mediatica dei Fratelli Musulmani e degli islamisti.

Così sembra pensarla anche padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana «Obama mi sembra non capire la situazione» ha affermato Greiche «nel suo intervento non ha nemmeno accennato a tutte le chiese e gli edifici cristiani bruciati dai Fratelli Musulmani.  Bisogna dirlo con chiarezza: i Fratelli Musulmani sono terroristi, legati a gruppi di al Qaeda e i salafiti. La storia dei FM, fin dalla fondazione, è fatta di 85 anni di sangue».

I FM – continua padre Greiche – comunicano con un doppio registro: ai media occidentali parlano di democrazia e di colpo di Stato; a quelli arabi parlano del loro programma di costruire uno Stato basato sulla religione islamica, sulla sharia, un califfato che inglobi anche altre nazioni arabe. O Obama non capisce quanto sta succedendo, o è complice di questo progetto».

«Qui in Egitto non ci sono due gruppi che combattono fra loro. Al contrario, da una parte vi è tutta la popolazione, con musulmani, cristiani e altri e dall’altra vi è un piccolo gruppo di terroristi che usano la religione per il loro dominio».

Forse Enrico Letta dovrebbe chiamare padre Greiche e sentire le fonti di intelligence nazionali, per capire davvero cosa accade in Egitto. Le dichiarazioni di Angela Merkel a favore di un blocco delle relazioni con il governo provvisorio di Adly Mansour e Hazem al-Beblawi è un pericoloso fianco destro agli islamisti, un suicidio dell’Europa. Lo capiranno?

(AsiaNews)

 

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