Papa Francesco, un Angelus pedagogico urbi et orbi: fede e violenza incompatibili

Il Pontefice ha parlato ai fedeli cattolici accorsi a Piazza San Pietro, ma è sembrato si rivolgesse ai “Fratelli Musulmani” e al programma di islamizzazione dei fondamentalisti musulmani, che ci scontrano sempre più con la reazione dei musulmani, desiderosi di pace, serena convivenza e rispetto della libertà dall’Indonesia al Marocco

Qualsiasi Papa, con l’utilizzo crescente dei mezzi di comunicazione sociale, ha parlato sempre al mondo. L’orizzonte di ogni riflessione che parte dalla Santa Sede non può che avere una portata universale. Ma ieri, durante l’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un messaggio di pace e di condivisione dei valori umani che non era rivolto solo al popolo cattolico, ai cristiani del mondo, bensì a tutte le persone di buona volontà.

Un messaggio rivolto ai cattolici, perché “Fratelli Musulmani” comprendessero: la fede e la violenza sono termini incompatibili. Non si può imporre ad alcuno una fede, quale che sia. Lo ha fatto con una tecnica ineccepibile di comunicazione, perché “il ricevente” potenziale era del tutto diverso da quello declamato.

È ormai scontato che i cristiani non siano dispensatori di violenza per inculcare la fede in Cristo, semmai sono ovunque e in modo crescente oggetto di violenza per fini religiosi. Non è sempre stato così, è una “novità” degli ultimi 70/80 anni. Oggi è quanto mai attuale il messaggio di Papa Francesco, rivolto a chiunque appartenga al genere Umano, non a questa o quella religione: Dio non può richiedere che si ricorra alla violenza nel suo nome, perché Dio è amore, da qualunque prospettiva lo si guardi.

Un braccio teso ai cristiani nelle ultime settimane sotto attacco feroce in Egitto, ma anche un abbraccio ideale a quei milioni di musulmani che – unendo le forze con i cristiani-copti – hanno avviato il processo per la destituzione di Mohamed Morsi sulla base di una piattaforma comune di libertà: libertà di culto, di espressione; eguaglianza di genere, rispetto della donna e del suo ruolo paritario nella società.

Questo genererà violenza ulteriore, perché la “Fratellanza” reagirà sul piano fattuale contro il pericolo etico che la gente possa riconoscere il messaggio di rispetto del Pontefice. Il processo di acculturazione delle masse favorisce questo riconoscimento, in un Paese come l’Egitto da sempre aperto al mondo, non chiuso da rigide regole settarie.

L’Egitto è fondamentale nel tracollo dei fondamentalismi islamici in corso dall’Indonesia al Marocco: la popolazione vuole vivere in modo libero non rinunciando alla propria cultura e alla propria religione, ma avvertendo sempre più come intollerabili le nefandezze, i crimini, il sangue innocente versato in nome di Allah.

Ci vorrà tempo e ci vorrà altro sangue, ma il processo di pacificazione tra musulmani e cristiani (ed ebrei) è avviato. Significativo sia partito all’interno di società musulmane aperte ai traffici commerciali e culturali, come Indonesia ed Egitto. Un dato su cui avrebbero scommesso pochi.

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Il testo dell’Angelus di domenica 18 Agosto 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

nella Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da Gesù. E’ Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.

Ma la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).

Dunque, questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili! Fede e violenza sono incompatibili! Invece fede e fortezza vanno insieme. Il cristiano non è violento, ma è forte. E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore.

Cari amici, anche tra i parenti di Gesù vi furono alcuni che a un certo punto non condivisero il suo modo di vivere e di predicare, ce lo dice il Vangelo (cfr Mc 3,20-21). Ma sua Madre lo seguì sempre fedelmente, tenendo fisso lo sguardo del suo cuore su Gesù, il Figlio dell’Altissimo, e sul suo mistero. E alla fine, grazie alla fede di Maria, i familiari di Gesù entrarono a far parte della prima comunità cristiana (cfr At 1,14). Chiediamo a Maria che aiuti anche noi a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù e a seguirlo sempre, anche quando costa.

 


Dopo l’Angelus

Ricordatevi questo: seguire Gesù non è neutro, seguire Gesù significa coinvolgersi, perché la fede non è una cosa decorativa, è forza dell’anima!

Cari fratelli e sorelle,

vi saluto tutti con affetto, romani e pellegrini: le famiglie, i gruppi parrocchiali, i giovani…

Voglio chiedere una preghiera per le vittime dell’affondamento del traghetto nelle Filippine, anche per le famiglie… tanto dolore!

Continuiamo anche a pregare per la pace in Egitto. Tutti insieme: Maria, Regina della pace, prega per noi! Tutti: [Ripete con la gente:] Maria, Regina della pace, prega per noi!

Saluto il gruppo folcloristico polacco proveniente da Edmonton, Canada.

Un saluto speciale rivolgo ai giovani di Brembilla – ma vedo eh!, vi vedo bene! – presso Bergamo, e benedico la fiaccola che porteranno a piedi da Roma fino al loro paese. E saluto anche i giovani di Altamura.

A tutti auguro buona domenica, e un buon pranzo! Arrivederci!

 

 

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