Testimonianze dall’Egitto. Una donna cristiana: “dopo gli attacchi alle chiese, viviamo nel terrore”

Non si fermano le aggressioni dei Fratelli Musulmani contro le comunità cristiane a Minya e in altri governatorati dell’Alto Egitto. A Deir Muwass gli islamisti hanno tagliato l’erogazione dell’acqua per impedire ai cristiani di spegnere gli incendi. Gli arresti dei leader della Fratellanza esasperano il clima di odio. A Kerdasa (Giza), gli estremisti assaltano una stazione di polizia e urinano sui cadaveri degli agenti

20130824-egitto-testimonianze-violenze-400x530Il Cairo – Un tassista decapitato ad Alessandria perché cristiano. Poliziotti uccisi senza pietà e umiliati sulla pubblica piazza a Kerdasa (Giza). Interi villaggi devastati e lasciati alla fame nella provincia di Minya. Sono alcune delle storie drammatiche raccolte da fonti raccolte dall’agenzia di stampa cattolica AsiaNews – mantenute anonime per motivi di sicurezza – dopo l’attacco contro le comunità cristiane lanciato dai Fratelli Musulmani lo scorso 14 agosto, costato la vita a decine di persone. Al momento sono almeno 58 le chiese completamente distrutte. Al bilancio si aggiungono 162 fra abitazioni e negozi distrutti e la minaccia quotidiana di subire nuovi assalti e sequestri.

Secondo le fonti, i recenti arresti dei leader dei Fratelli Musulmani hanno aumentato la violenza dei loro seguaci, che ora non si limitano ad assedi e assalti, ma uccidono i loro nemici in modo premeditato. Lo scorso 21 agosto a Kerdasa (Giza), un gruppo di miliziani della Fratellanza ha cinto d’assedio la stazione di polizia, facendo irruzione nell’edificio e lanciando contro gli agenti una pioggia di proiettili, bombe molotov e razzi. Per terrorizzare la popolazione, i miliziani dei Fratelli Musulmani hanno trascinato fuori i corpi degli uccisi e urinato sui loro cadaveri gridando “islam, islam”.

Un clima di terrore da settimane avvolge il governatorato di Minya (Alto Egitto) e altre aree del Paese. Copti-ortodossi, cattolici e protestanti denunciano continue minacce e tentativi di aggressione. Molte famiglie sono barricate in casa o hanno abbandonato i villaggi. Due giorni fa, a Saft el-Laban (Minya) un gruppo di estremisti islamici ha preso di nuovo d’assalto case e negozi della comunità copta ortodossa, spargendo il terrore e devastazione tra la popolazione.  Nei giorni scorsi il patriarca copto-ortodosso Tawadros II, ha lanciato un appello per condannare le violenze e ha invitato i musulmani ad aiutare i loro fratelli cristiani: «Preghiamo l’Unico Dio adorato dagli egiziani di qualsiasi culto, affinché Egli faccia da scudo per difendere la nostra patria dal terrorismo e dalla violenza».

«Le storie raccontate dalle vittime degli attacchi sono agghiaccianti e appesantiscono i cuori di tutta la popolazione egiziana» ha detto una delle fonti ad AsiaNews. Mina Rafaat Aziz, tassista di Alessandria, è stato massacrato in piazza solo perché cristiano. Il ragazzo, poco più che ventenne, è stato ucciso lo scorso 16 agosto da una folla di islamisti scesa in strada dopo le notizie degli attacchi contro i sit-in del Cairo. In un video amatoriale girato (che noi abbiamo ma non pubblichiamo per rispetto del povero ragazzo, ndr) da un residente si vede una folla di persone che blocca le auto, controllando i passeggeri al loro interno. Anche il taxi di Aziz viene fermato. Uno dei manifestanti nota una croce appesa allo specchietto. In poco tempo il giovane viene trascinato fuori e preso a calci, pugni e bastonate finché non muore. Gli estremisti infieriscono per diversi minuti sul corpo senza vita del ragazzo con sputi e calci. L’esecuzione termina con la decapitazione del cadavere, che viene abbandonato sul marciapiede.  

Altri racconti descrivono quanto accaduto fra il 14 e il 17 agosto a Minya (Alto Egitto), l’area più martoriata dalla furia islamista. Qui gli estremisti hanno devastato quasi tutte le chiese e ancora in queste ore in molte aree persiste un clima di assedio. «In un piccolo villaggio – ha spiegato la fonte anonima – gli islamisti hanno inflitto 30 coltellate a un cristiano che cercava di spegnere uno degli incendi appiccati alla chiese locale. L’uomo è sopravvissuto, ma è ricoverato in ospedale in terapia intensiva».  

A Deir Muwass, nei pressi di Minya, nei giorni scorsi 30 islamisti armati hanno fatto irruzione nella locale stazione idrica e distrutto gli impianti che forniscono di acqua i villaggi. In questo modo la popolazione non potrà fare nulla in caso di nuovi attacchi incendiari. Sempre nell’Alto Egitto, ad Assiut, la popolazione sta facendo di tutto per aiutare i membri della locale chiesa protestante devastata dagli islamisti. I cristiani denunciano anche il rapimento del pastore protestante e di sua moglie. «I casi di violenza, rapimenti e aggressioni sono così numerose che è quasi impossibile tenerne il conto» affermano le fonti di AsiaNews.

Nemmeno grandi istituzioni, come la biblioteca di Alessandria, sono state risparmiate. Lo scorso 16 agosto durante una manifestazione organizzata dagli islamisti, un gruppo di estremisti si è staccato dal corteo e si è diretto verso la biblioteca, fra le più famose al mondo, intenti ad incendiarlo. Il gruppo è riuscito ad entrare all’interno del cortile della biblioteca difeso da alcuni uomini della sicurezza. Nello scontro a fuoco vi sono stati diversi feriti. Secondo Khaled Azab, responsabile per i media della biblioteca, gli islamisti hanno devastato la sala conferenza e mandato in frantumi parte della facciata di vetro.

(fonte AsiaNews)