La giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria indetta da Papa Francesco: contro Obama il 60% degli americani

Adesioni da diverse confessioni cristiane, da musulmani, membri di altre religioni e da atei. La veglia di preghiera, con la presenza di Papa Francesco inizierà alle 19 in piazza San Pietro. Obama ha il sostegno pieno della Francia e un generico appoggio da parte di 10 Stati, tra cui l’Italia. Scaricate il libretto della funzione di questa sera, dalle 19

20130907-Pope-Putin_and_Obama-660x396didCittà del Vaticano – La giornata di preghiera e digiuno lanciata da Papa Francesco per oggi, per la pace in Siria, in Medio oriente e nel mondo e contro ogni intervento militare in Siria raggiungerà il culmine questa sera in Vaticano, dove è prevista una veglia di preghiera a cui parteciperà lo stesso Pontefice, in piazza san Pietro a partire dalle ore 19.

All’Angelus di domenica scorsa, Francesco aveva ammonito a far sì che il grido della pace salisse «da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno». Il suo desiderio che «scoppi la pace» in Siria e nel mondo, anche con la spinta di questa giornata di preghiera e digiuno, è stato accolto da cristiani di altre confessioni, da comunità musulmane, da altre religioni e anche da atei.

La veglia, con momenti di preghiera, canto e silenzio, durerà almeno fino alle 23. All’inizio è prevista l’intronizzazione dell’icona di Maria, Salus populi romani e regina della pace, anche perché l’indomani è la Natività della Madonna, una festa molto cara a cattolici, ortodossi e musulmani. Seguirà la preghiera del Rosario, i misteri della gioia, che il papa ha voluto siano preceduti da brevi frasi di santa Teresa di Lisieux.

Dopo la preghiera mariana, vi sarà l’intervento del pontefice, a cui seguirà l’adorazione eucaristica, inframezzata da preghiere dei papi per la pace, letture bibliche e patristiche. È prevista la presenza di cinque famiglie, da Siria, Egitto, Terra Santa, Stati Uniti e Russia, per l’offerta dell’incenso (si può scaricare il libretto della funzione qui).

Nei giorni scorsi Papa Francesco ha scritto al presidente russo Vladimir Putin e al G20 per scongiurare un attacco militare contro la Siria che potrebbe portare a una deflagrazione della regione, con nuovi dolori per le popolazioni del Medio oriente. Egli ha anche chiesto con forza che la comunità internazionale si risvegli «dall’inerzia» e attui una conferenza di pace per la Siria. Egli, pur condannando l’uso di armi chimiche, ha chiesto che gli Stati «abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare».

Il governo degli Stati Uniti è il più deciso ad un attacco militare contro la Siria perché colpevole di aver usato armi chimiche contro la popolazione. Al G20 il presidente Barack Obama ha cercato di radunare attorno a sé gli alleati per un attacco, anche senza una risoluzione dell’Onu.

Fino ad ora egli ha solo l’appoggio pieno del presidente francese. Ma ha ottenuto un appoggio di massima di 10 Stati per una generica “forte risposta internazionale” contro l’uso di armi chimiche da parte di Damasco.  I firmatari sono: Gran Bretagna, Australia, Canada, Francia, Italia, Spagna, Giappone, Corea del Sud, Arabia saudita, Turchia. Altri tradizionali alleati degli Usa, come Germania, Messico e Unione europea non hanno firmato. L’adesione dell’Italia è particolarmente grave, perché Enrico Letta ha sempre manifestato la contrarietà del governo italiano per un’azione militare al di fuori delle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Da più parti si sollevano dubbi e perplessità sulla concretezza delle prove portate a sostegno della tesi dell’uso di armi chimiche da parte dell’esercito regolare siriano, mentre si moltiplicano al contrario le prove sulla realtà, un incidente avvenuto durante la movimentazione di armi non convenzionali in un tunnel dei ribelli salafiti sostenuti dai servizi di intelligence di alcune monarchie petrolifere del Golfo Persico.

Da parte sua la Russia mette in dubbio le responsabilità della Siria sull’uso delle armi chimiche e rimane contraria all’attacco militare, potendo contare sull’appoggio di Cina, India, Indonesia, Argentina, Brasile, Sudafrica e Italia, che mostra tutta la doppiezza di una politica incapace di decidere da quale parte stare. Putin ha dichiarato che in caso di attacco, la Russia sosterrà e aiuterà la Siria.

20130907-Andrea_Doria-450x300Intanto, in preparazione a un possibile attacco Usa e la possibilità di risposte contrarie, si ammassano navi da guerra americane, francesi, russe e iraniane. Presente nell’area anche l’Andrea Doria (nella foto a sinistra), cacciatorpediniere lanciamissili della classe “Orizzonte”, schierato al largo delle coste del Libano come mezzo di protezione avanzata del contingente militare italiano (oltre 1100 persone) in senso all’UNIFIL.

Barack Obama ha chiesto al Congresso Usa – che comincia a radunarsi a partire dal 9 settembre – di esprimersi sull’attacco; il suo staff e lui personalmente sono impegnati a fare lobby per spingere i parlamentari a un voto favorevole. La Chiesa cattolica statunitense e la maggioranza della popolazione (almeno il 60%) sono contrari ad ogni azione militare, che di fatto fa schierare gli americani con i loro carnefici dell’11 Settembre, Al Qaeda.

Si moltiplicano sul web le orripilanti immagini di esecuzioni sommarie, perfino di bambini. L’Italia, con la sua doppiezza, non aiuta la pace e non aiuta gli Stati Uniti, il nostro più potente alleato, che sta però incamminandosi su una strada pericolosa di illegalità internazionale, aggredendo un Paese sovrano come la Siria, il cui governo non è sicuramente democratico con i parametri occidentali (non sempre, non ovunque), ma certo non è una dittatura teocratica come quella che i salafiti e Al Qaeda vorrebbe imporre nel Paese, per dare forza al progetto di neo-Califfato mondiale.

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