Ban Ki-moon: presto prove schiaccianti su armi chimiche e crimini contro l’umanità

Per il segretario generale delle Nazioni unite, il rapporto degli ispettori confermerà l’uso di gas, ma non può dire chi ha usato le armi chimiche. Gli oppositori accusano il trasferimento verso Libano e Iraq di parte dell’arsenale chimico, ma non ci sono prove al riguardo (facili per l’intelligence elettronica statunitense). L’allarme del Wall Street Journal: “Disseminato l’arsenale chimico”. Onu: “Damasco e i ribelli attaccano gli ospedali

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Ginevra –  Il presidente siriano Bashar al-Assad «ha commesso molti crimini contro l’umanità». Lo ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon (nella foto), il quale ha in questo modo preannunciato il risultato del rapporto degli ispettori ONU inviati in Siria per indagare sull’attacco non convenzionale dello scorso 21 agosto in un sobborgo di Damasco (Ghouta). «Credo che il rapporto sarà schiacciante sull’uso di armi chimiche, anche se io non posso parlarne pubblicamente prima di averlo ricevuto», ha detto Ban a un vertice dell’Onu a New York.

Tuttavia, Ban Ki-moon non ha però indicato il regime di Assad o i ribelli tra i responsabili dell’utilizzo di armi non convenzionali nel conflitto siriano, in riferimento al documento in corso di elaborazione da parte degli ispettori guidati dallo svedese Ake Sellstrom.

Circa le prove di crimini contro l’umanità, come si può facilmente appurare, l’accusa è da muovere a tutti i fronti in lotta nella tragedia siriana. Per esempio, come si spiegherà in seguito, in tema di attacchi militari contro ospedali e insediamenti da campo.

Molte testate di stampa internazionali stanno invece dando alla valutazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite una valenza di condanna del regime di Assad, anticipando un giudizio degli ispettori che però non potrà contenere dati certi su chi abbia usato le armi chimiche.

Secondo alcune fonti interessate, il regime siriano avrebbe cominciato a trasferire parte del suo arsenale chimico verso il Libano e l’Iraq, in modo da sottrarlo al controllo della comunità internazionale. L’accusa arriva da alcuni oppositori secondo i quali negli ultimi giorni alcuni camion hanno trasportato le armi non convenzionali verso le zone del Libano controllate da Hezbollah, mentre sarebbero in corso i preparativi per la consegna di un’altra parte dell’arsenale all’Iraq, con il supporto della brigata iraniania al-Quds.

«Le forze del regime hanno fatto partire ieri 28 camion militari carichi di missili, casse e altro materiale sconosciuto», ha riferito ad Aki-Adnkronos International un membro del Consiglio generale della Rivoluzione, Hadi al-Abdallah. Il carico «è partito da una località sulla costa siriana, diretto verso il Libano – ha specificato – dove è arrivato passando per al-Qusayr, fino alla Valle della Beqaa».

Il resoconto parrebbe trovare conferma nelle affermazioni di un altro oppositore, Mahiddin al-Ladeqani, il quale ha affermato all’Aki di aver avuto «notizie da fonti attendibili sul fatto che il regime sta passando le sue armi chimiche a Hezbollah, in Libano». Il trasporto di parte dell’arsenale chimico siriano seguirebbe un tragitto da Damasco fino a Quossaya, nel nord-est del Libano e avverrebbe in pieno giorno, partendo tra le 11 e le 12 di mattina, dopo «che i servizi siriani e i militanti di Hezbollah hanno messo in sicurezza il percorso. Il materiale viene trasportato in camion-frigorifero e autocisterne», ossia su mezzi identificabili con facilità dai satelliti di osservazione della costellazione “Keyhole”. Un dato su cui torneremo fra un attimo.  

Ancora, Louai al-Muqdad, coordinatore politico dell’Esercito siriano libero, ha integrato con lo stesso tipo di valutazione, ma su un ipotetico trasferimento in Iraq di armi non convenzionali «sotto il controllo della Brigata al-Quds e con il via libera del governo iracheno». In una dichirazione ad Aki, al-Muqdad ha avvertito sulle «gravi conseguenze che si producono se si dà ad Assad qualsiasi occasione di riprendere fiato, perché sicuramente lui provvederà a cedere a organizzazioni o milizie una parte delle sue armi chimiche e questo produrrà effetti gravissimi sulla sicurezza regionale».

Anche il ‘Wall Street Journal’ ha lanciato un allarme sul fatto che il regime di Damasco abbia iniziato a disseminare il suo arsenale chimico in decine di siti in tutto il Paese. Il quotidiano, che cita fonti statunitensi e mediorientali, scrive che un’unità militare d’élite delle forze governative siriane ha iniziato a disseminare materiali in una cinquantina di siti.

Queste informazioni e le notizie sullo spostamento di parte dell’arsenale chimico siriano verso il Libano e l’Iraq sembrano assai dubbie, per un motivo essenziale: quella zona del Medio Oriente è una delle più “monitorate” a livello globale. Un eventuale spostamento di mezzi facilmente individuabili – cisterne e camion frigorifero – sarebbe immediatamente rilevata dai satelliti spia (della costellazione Keyhole) americani. Sicché, se così fosse, non sarà difficile agli organismi di intelligence elettronica degli Stati Uniti – National Reconaissance Office (NRO) e National Security Agency (NSA) – fornire le prove di questo traffico illecito, che peraltro metterebbe in pericolo il piano di disarmo portato avanti dalla Russia. Un atto autolesionista per il regime di Assad, che sta riprendendo il controllo del Paese contro le brigate internazionali del terrore islamista.

Secondo quanto denuncia, in un rapporto, la Commissione d’inchiesta incaricata dal Consiglio dei Diritti umani dell’Onu di seguire il dossier siriano, sia le forze governative siriane che i ribelli hanno colpito ospedali, i primi attaccano ospedali da campo con i caccia e impediscono l’assistenza medica a malati e feriti nelle zone controllate dall’opposizione; i secondi attaccando edifici ospedalieri in altre zone controllate dal governo legittimo della Siria.

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