“Tramonto a Montmajour”, scoperto un inedito di Vincent Van Gogh del 1888

I tecnici del Van Gogh Museum di Amsterdam ne hanno validato l’autenticità dopo anni di studi, superando l’iniziale disconoscimento

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Dal prossimo 24 settembre al Van Gogh Museum di Amsterdam sarà mostrato al pubblico “Tramonto a Montmajour”, l’eccezionale opera attribuita al pittore fiammingo dai tecnici dell’Istituto museale, al termine di due anni di screening.

La veduta sui vigneti della Provenza, con la rocca e l’abbazia di Montmajour sullo sfondo, aveva trovato dimora nella collezione di Theo Van Gogh, fratello di Vincent, e poi nell’attico norvegese di un privato, al quale probabilmente la tela era stata venduta nel 1901, come creazione di un altro artista. Attraverso però l’analisi dell’opera, di alcune lettere di Vincent, della tavolozza di colori, dello stile e della tipologia di pigmenti utilizzati, si è potuto accertare che si tratta di un Van Gogh originale risalente al 1888 ossia al periodo di Arles. Una specularità temporale e tematica è stata riscontrata anche in un’altra tela, “Arles, le rocce”, esposta al Museum of Fine Arts di Houston e datata non a caso 1888, in cui è possibile ammirare una “fotografia” della stessa area geografica.

Il periodo di Arles, località in cui si trasferì il 20 febbraio 1888, fu un momento di grande fermento creativo in cui Van Gogh abbandonò le tecniche impressioniste utilizzate a Parigi per sperimentare un uso libero del colore come si evince dalle parole scritte, nell’aprile dello stesso anno, all’amico pittore Bernard: “Non seguo alcun sistema di pennellatura: picchio sulla tela a colpi irregolari che lascio tali e quali. Impasti, pezzi di tela lasciati qua e là, angoli totalmente incompiuti, ripensamenti, brutalità: insomma, il risultato è, sono portato a crederlo, piuttosto inquietante e irritante, per non fare la felicità delle persone con idee preconcette in fatto di tecnica […] gli spazi, limitati da contorni espressi o no, ma in ogni caso sentiti, li riempio di toni ugualmente semplificati, nel senso che tutto ciò che sarà suolo parteciperà di un unico tono violaceo, tutto il cielo avrà una tonalità azzurra, le verzure saranno o dei verdi blu o dei verdi gialli, esagerando di proposito, in questo caso, le qualità gialle o blu”.

Come dichiarato dal direttore del Museo di Amsterdam, Axel Rüger, “una scoperta di questa importanza non era mai stata fatta nella storia della nostra istituzione. È una rarità che si possa aggiungere un nuovo dipinto all’opera di Van Gogh ma è ancora più eccezionale il fatto che si tratti di un lavoro di transizione e di un dipinto a grandezza intera di quando l’artista era al culmine della carriera”. Theo Meedendorp, uno dei tre tecnici che ha studiato “Tramonto a Montmajour” attribuendolo infine a Van Gogh, ha spiegato infatti che il dipinto apparterebbe a un gruppo di opere sperimentali, alcune delle quali probabilmente distrutte dallo stesso pittore fiammingo perché considerate di scarso valore.

Con tutta probabilità si tratterebbe di una creazione inizialmente ambiziosa – come si deduce dalle misure 93,3 x 73, 3 – poi abbandonata dallo stesso artista, che l’avrebbe considerata un fallimento tanto che, nel periodo successivo, Vincent van Gogh iniziò a dipingere ad impasto e sovrapponendo più strati di colore, tecnica non presente in “Tramonto a Montmajour”. L’assenza di questa caratteristica, insieme alla mancanza della firma, erano stati gli elementi che nel 1991 avevano indotto il Van Gogh Museum a non autenticare il dipinto.

Dopo 20 anni, gli specialisti del Museo di Amsterdam sono ritornati però sul quadro, applicando metodi di indagine più dettagliati anche attraverso analisi chimichele tecnologie per il riconoscimento dei materiali e lettura di nuove lettere scritte dal pittore postimpressionista. Per l’autenticazione del quadro sono stati determinanti il ritrovamento sulla tela del numero 180 – con cui l’opera era stata inserita, per la prima volta, nel catalogo ufficiale dell’artista ma con il titolo “Sole al tramonto ad Arles” – la scoperta di pigmenti identici a quelli usati durante il soggiorno del pittore nella cittadina del Sud della Francia e l’analisi ai raggi X della tela, la cui tipologia era la stessa impiegata dall’olandese.

Il mondo dell’arte si rallegra per la straordinaria scoperta di un inedito dipinto di Van Gogh, uno degli artisti più geniali e tormentati della modernità. Restano però molte domande circa le motivazioni che lo spinsero a scartare questa veduta su uno dei luoghi che lo ispirò e emozionò di più, ma dove sarebbe avvampata la malattia che lo accompagnò per il resto della sua vita.

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