Gran Mufti saudita: “Basta violenze tra musulmani e contro i seguaci di altre religioni”

L’imam Sheikh Abdulaziz al-Sheikh condanna gli scontri interni all’islam e verso gli arabi di altri gruppi confessionali: “Vi invito ad allontanare l’estremismo. Le conversioni sono spesso utilizzate dagli stessi gruppi radicali per motivare attacchi ad altre comunità religiose”

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Riyadh – «Considerati i pericolosi sviluppi che stanno interessando il mondo arabo, invito tutti i fedeli dell’islam a non usare violenza contro gli altri musulmani e contro i non-musulmani che vivono sotto la loro protezione». Sono le parole pronunciate iri, 17 settembre, dal Gran Mufti dell’Arabia Saudita, Sheikh Abdulaziz al-Sheikh, che ha invitato all’abbandono della violenza e ha condannato l’estremismo e l’uso della forza, sia all’interno del mondo islamico che verso i fedeli di altre religioni.

Il religioso, tra le personalità più autorevoli e influenti di tutto l’islam sunnita, ha rimarcato inoltre come sia proprio l’estremismo ad alimentare violenze ingiustificate tra i musulmani. «Lo stesso principio del tafkir – o apostasia, una delle massime empietà per un credente islamico – è spesso utilizzato dagli stessi estremisti per motivare attacchi ad altre comunità religiose» ha aggiunto il religioso musulmano saudita.

Il Gran Mufti dell’Arabia Saudita è incaricato di emettere fatwa, ovvero giudizi di carattere legale o sociale, ha una forte influenza sul sistema giudiziario statale e mantiene uno stretto rapporto decisionale con il sovrano. In passato, Sheikh Abdulaziz al-Sheikh – in carica dal 1999 – si è reso protagonista di affermazioni poco tolleranti nei confronti dei cristiani, come quando ha sostenuto l’impossibilità di qualsiasi riconciliazione, in contrapposizione a quanto affermato da Benedetto XVI in occasione della lectio magistralis tenuta nel 2006 a Ratisbona. Sulla base di questa valutazione ha ordinando la distruzione di ogni chiesa della penisola arabica, dove peraltro è reato portare il Crocifisso al collo.

Secondo molti analisti – come confermato ieri dal patriarca Sako ad AsiaNews – proprio la recrudescenza delle violenze tra sciiti e sunniti in più Paesi del Medio Oriente va interpretata in parte come una conseguenza della crisi siriana, in parte come il riflesso di una sfida regionale più ampia tra l’asse Teheran-Damasco-Hezbollah contro le monarchie del Golfo. Negli ultimi mesi, in Libano e in Iraq, sull’onda del conflitto settario divampato in alcune regioni siriane, il numero dei morti civili legati alla nuova ondata di violenze è stato il più alto degli ultimi anni.

In Siria, secondo le ultime stime, sarebbero almeno 50mila i guerriglieri appartenenti a gruppi estremisti islamici, quasi metà delle truppe lealiste del governo legittimo leali al governo di Assad. Il nuovo indirizzo del Gran Muftì dell’Arabia Saudita sarebbe dunque favorito dalla monarchia saudita, nel tentativo di sganciarsi dalle milizie salafite e islamiste di matrice sunnita, tra cui Al Qaeda, per guadagnare una nuova immagine agli occhi delle opinioni pubbliche occidentali, inclini ad attribuire alle petromonarchie del Golfo un ruolo destabilizzante nella guerra civile siriana.

(fonti AsiaNews/agenzie)

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