Dario Fo scrive a Guido Barilla: “La tua azienda rappresenta l’Italia di oggi”

Il premio Nobel scrive all’imprenditore all’indomani della bufera esplosa per le sue dichiarazioni sui gay: “Nei prossimi spot si promuova l’integrazione”. Forse l’Italia maggioritaria è diversa di quella che vede Dario Fo 20130927-dario_fo-660x440Roma – Il premio Nobel Dario Fo è intervenuto nelle polemiche sollevate ieri dalle dichiarazioni di Guido Barilla, patron dell’omonimo gruppo alimentare parmense e la famiglia tipo che la Barilla intende prendere a modello per la propria comunicazione. «Caro Guido Barilla, ricordo i primi spot televisivi di Barilla, a cui ho partecipato non solo come attore ma anche come autore dei testi e della sceneggiatura nonché del montaggio» scrive Fo «Ebbero un enorme successo e, in quel tempo, ho avuto anche l’occasione di conoscere Pietro, vostro padre».

Inizia così, con un accorato ricordo del passato – quasi strappalacrime – la lettera di Dario Fo al presidente del gruppo alimentare, da ieri al centro della bufera causata dalle sue affermazioni a favore della famiglia tradizionale, che la solita compagnia di giro ha fatto diventare omofobiche e su cui Barilla è poi intervenuto nuovamente per chiarire ulteriormente la portata delle sue parole. Che, va detto con chiarezza, non sono sembrate affatto casuali, ma con una precisa strategia di comunicazione che intenderebbe posizionare il brand Barilla in un determinato settore di mercato, nazional-popolare, ossia davvero rappresentativo dell’Italia di ogni giorno, quella invidiata all’estero,

L’appello del premio Nobel è stato lanciato sulla piattaforma di petizioni online Change.org ed è già stato ripreso in diversi paesi del mondo, tra cui Usa, Spagna, Gran Bretagna. «La sua azienda rappresenta l’Italia. Un’Italia di coppie di fatto, di famiglie allargate, di famiglie con genitori omosessuali e transgender» afferma  Dario Fo – Ecco perché le chiedo di ritornare allo spirito di quegli spot degli anni ’50 dove io stesso interpretavo uno spaccato della società in profondo mutamento».

«Ci appelliamo a lei, caro Guido, che ha modo di ridare all’Italia di oggi la possibilità di rispecchiarsi nuovamente in uno dei suoi simboli e alla sua azienda di diventare ambasciatore di integrazione e voce del presente. E confido – conclude Fo – quindi che farà proprio questo attraverso le prossima campagne pubblicitarie del gruppo Barilla».

Per affossare il gruppo alimentare, forse, ma Dario Fo dall’alto della sua capacità di osservare le minoranza non guarda alla maggioranza del Paese. Quella parte che non si sogna minimamente di discriminare alcuno; che accetta civilmente ogni scelta altri; ma che non intende indietreggiare di un millimetro dai propri valori, per accondiscendere a un progressismo di cui non condivide l’approdo. Insomma, quella Italia maggioritaria che accetta le differenze, concorda con il riconoscimento della libertà delle scelte personali, è favorevole alla tutela legale di alcune scelte minoritarie (ma proprio per questo meritevoli di protezione giuridica), ma salta dalla sedia di fronte alle parole della presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. E che pensa alla famiglia come il nucleo fondamentale della società, in crisi proprio perché è in crisi la famiglia. Quella costituita da padre, madre e prole, senza genitori numerati.

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