PDL, PD e Scelta Civica mostrano la debolezza della partitocrazia italiana. Al Senato pro Berlusconi, in Sicilia contro Crocetta

Le minacce di dimissioni dei parlamentari del PDL e il ritiro del sostegno del PD al governo Crocetta in Sicilia sono fatti che la pubblica opinione – ossia il “datore di lavoro” di questi signori (spesso solo per dire…) – non capisce, perché sono manovre oscure o non sufficientemente spiegate

Parlamento Riunito

A volte la politica va letta superficialmente, così come la percepiscono gli elettori/lettori comuni. Perché così si individua il vero messaggio che giunge alla gente in seguito a una scelta radicale.

Partiamo dalla minaccia dei parlamentari del PDL di dimettersi in massa, se in Senato sarà votata la decadenza di Silvio Berlusconi. Agli italiani interessa poco l’iter che ha condotto alla sentenza di condanna per il leader del centrodestra italiano, così come i cavilli che riguardano la spesso citata legge Severino (se è retroattiva o meno).

Interessa il risultato finale: Berlusconi si è reso colpevole di frode fiscale e la Cassazione – ultimo grado di giudizio – lo ha confermato. Perciò, non può più stare in Parlamento (così come dovrebbe capitare a tutti i deputati con la fedina penale sporca). Per di più, è un fatto privato. Sì, è vero, riguarda il politico protagonista degli ultimi 20 anni di questo Paese ma, come si legge in tutti i tribunali, “la legge è uguale per tutti”. Anche per Berlusconi.

Sarebbe stato opportuno, come spesso abbiamo perorato su The Horsemoon Post, che mister B. si fosse dimesso ed avesse colto l’occasione di guidare il suo partito dall’esterno, con le vesti e le funzioni di uno statista. E, al contempo, sarebbe stato politicamente corretto, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, che il PDL avesse continuato a lavorare per il bene del Paese, in connubio con il PD. Una mossa del genere sarebbe stata percepita positivamente dalla gente comune.

Invece, si è deciso per l’aggressione. Anzi, per la minaccia. Se il Senato dovesse decidere di cacciare Berlusconi, allora il PDL farà cadere il governo. Da qui il messaggio conseguente: al centrodestra non interessa un piffero di dare stabilità politica al Paese. Ha più a cuore le sorti giudiziarie del proprio leader, condannato in via definitiva dagli “ermellini”.

Si tratta, insomma, della classica testa su un vassoio d’argento concessa agli avversari del nuovo/vecchio Forza Italia su cui imbastire la prossima campagna elettorale.

Passiamo adesso a quanto sta avvenendo in Sicilia, dove il PD ha deciso di sospendere il sostegno al governo di Rosario Crocetta perché l’ex sindaco di Gela ha detto no al rimpasto del suo esecutivo. Anche in questo caso ai siciliani poco interessa tutto ciò che sta dietro alla scelta dei vertici dei democratici siciliani.

Perché ciò che si percepisce è che il Partito Democratico sta rischiando di riportare l’isola alle urne dopo neanche un anno dall’ultima consultazione elettorale, per il diniego del “governatore” alla richiesta di sedere sulle poltrone che contano della Giunta. Tutto il resto può essere considerato – o è percepito come – fuffa.

In sintesi: da un lato c’è un partito, il PDL, che potrebbe fare cadere il governo delle “larghe intese”, voluto dal rieletto Giorgio Napolitano, perché non accetta che il proprio leader sia allontanato da Palazzo Madama da un esito, comunque, democratico; dall’altro, il PD che potrebbe condurre al caos l’Assemblea Regionale Siciliana perché non tollera che Crocetta non abbia obbedito alla propria volontà di collocare forti personalità politiche tra i banchi dell’esecutivo.

Così è (anche se non vi pare).

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Walter Giannò

Blogger dal 2003, giornalista pubblicista, ha scritto su diverse piattaforme: Tiscali, Il Cannocchiale, Splinder, Blogger, Tumblr, WordPress, e chi più ne ha più ne metta. Ha coordinato (e avviato) urban blog e quotidiani online. Ha scritto due libri: un romanzo ed una raccolta di poesie. Ha condotto due trasmissioni televisive sul calcio ed ha curato la comunicazione sul web di un movimento politico di Palermo durante le elezioni amministrative del maggio 2012. Si occupa di politica regionale ed internet.