Annullato il Motor Show 2013. Pietra tombale sulla kermesse bolognese?

Sulla pagina ufficiale dell’evento su Facebook gli organizzatori del salone ufficializzano quel che si temeva. A due mesi dalla kermesse bolognese, cala – speriamo solo al momento – il sipario su una manifestazione che l’anno scorso ha staccato oltre 400mila biglietti paganti. Doccia fredda per il mondo dell’auto: “Lo facciamo anche per rispetto nei confronti del pubblico”

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Bologna – «Cari tutti, vi comunichiamo che la trentottesima edizione del Motor Show di Bologna è stata annullata». Così inizia il post sulla pagina ufficiale del “Motor Show” di Bologna, pubblicato in mattinata, con cui “GL events”, la società organizzatrice dell’evento, ha comunicato anzitutto agli appassionati la mesta decisione di interrompere una tradizione che durava dal 1976.

La motivazione principale, si legge nell’amaro messaggio, è la «totale assenza delle case automobilistiche, fulcro di un salone dell’automobile». Un’assenza motivata dal crollo delle vendite di auto in Italia, che sembra inarrestabile. L’annullamento, rende noto “GL Events” avviene «sia per rispetto verso il pubblico del Motor Show, sia per lavorare in modo produttivo e concreto ad eventi futuri», una dichiarazione che potrebbe costituire la pietra tombale per la kermesse bolognese.

Una manifestazione su cui la società francese, che nel 2007 acquisì la Promotor che ha organizzato dal 1980 la manifestazione, ha investito «in modo importante negli ultimi 6 anni per garantire l’unico Salone Italiano dell’Automobile e per dare sostegno al settore auto in un Paese che dal 2007 ha perso oltre il 50% del mercato automobilistico».

“GL events” intende continuare «a operare nel nostro Paese ai fini di offrire un evento all’altezza delle aspettative di investitori e pubblico», riconoscendo che la gente, gli appassionati non hanno mai «fatto mancare il proprio sostegno» con la loro presenza.

Il “Motor Show” fu ideato e realizzato per la prima volta nel 1976 da Mario Zodiaco, Mario Zodiaco, l’imprenditore bolognese che negli anni Sessanta aveva portato le dune buggy in Europa. Il suo intento era di dar vita a un evento dedicato agli appassionati di motori con un format meno “ingessato” rispetto ai tradizionali saloni automobilistici, come quello di Torino e di Ginevra, poco attrattivi per i giovani e per il pubblico femminile.

Zodiaco fondò una società con Sandro Munari e Giacomo Agostini per la gestione dell’evento. Dopo l’edizione del 1980 la società si sciolse, vendendo i diritti a Alfredo Cazzola, che con la sua società, Promotor, ne ha curato la realizzazione fino al 2006. Nel 2007 la Promotor fu venduta al gruppo francese “GL Events”.

L’annullamento del “Motor Show” segna un momento epocale per tutto il settore automobilistico italiano, in una fase di declino vergognoso, favorito dalle scelte dei governi nazionali degli ultimi 30 anni. Dal 2002 non si tiene più il “Salone dell’automobile di Torino”, che vide la luce nel 1900 e che per tradizione si svolgeva nel mese di aprile. L’auspicio – purtroppo fondato su fondamenta claudicanti – è che lo choc ulteriore provochi una reazione generale e che si inverta una tendenza in apparenza inarrestabile. L’Italia ha nell’automobile uno degli asset fondamentali principali della propria storia industriale moderna, ma anche uno dei settori in cui i valori della cultura italiana hanno potuto esprimersi con la più feconda efficacia.

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