Carceri, Napolitano alle Camere: “Dramma da affrontare subito”

Messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere. “Urgente far cessare il sovraffollamento“. Il capo dello Stato, già lo scorso mese, in visita a Poggioreale, aveva sollecitato “un provvedimento di clemenza, indulto o amnistia

20131008-giorgio-napolitano-660x440

Roma – Il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, ha consegnato alle Camere il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, riguardante la situazione carceraria. Il testo del documento, che il capo dello Stato aveva annunciato durante la sua recente visita a Poggioreale, verrà letto nelle prossime ore nelle Aule di Senato e Camera.

Il messaggio, controfirmato dal presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, è stato recapitato al presidente del Senato, Pietro Grasso, e alla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. I presidenti delle due camere del Parlamento ne hanno dato lettura contemporanea alle relative assemblee.

“Se mi sono risolto a ricorrere” a un messaggio alle Camere “è per porre a voi con la massima determinazione e concretezza una questione scottante, da affrontare in tempi stretti nei suoi termini specifici e nella sua più complessiva valenza” afferma Napolitano.

Le recenti sentenze della Corte europea sulla situazione carceraria rappresentano “una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena e nello stesso tempo una sollecitazione pressante da parte della Corte a imboccare una strada efficace per il superamento di tale ingiustificabile stato di cose”.

In capo dello Stato sottolinea che per rispettare i termini indicati dalla Corte europea, il 28 maggio 2014, per superare il sovraffollamento carcerario, occorrono “rimedi straordinari” e “la prima misura su cui intendo richiamare l’attenzione del Parlamento è l’indulto“, che dovrebbe essere accompagnato da “idonee misure, soprattutto amministrative, finalizzate all’effettivo reinserimento delle persone scarcerate, che dovrebbero essere concretamente accompagnate nel percorso di risocializzazione”. Questo per “evitare il pericolo di una rilevante percentuale di ricaduta nel delitto da parte di condannati scarcerati”.

Dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla “drammatica questione carceraria” italiana, un “fatto di eccezionale rilievo”, “deriva il dovere urgente di far cessare il sovraffollamento carcerario rilevato dalla Corte di Strasburgo” avverte Napolitano.

Al provvedimento di indulto “potrebbe aggiungersi una amnistia“, aggiunge il Presidente della Repubblica ricordando che “dal 1953 al 1990 sono intervenuti tredici provvedimenti con i quali è stata concessa l’amnistia (sola o unitamente all’indulto). In media, dunque, per quasi quaranta anni sono state varate amnistie con cadenza inferiore a tre anni”. Tuttavia “dopo l’ultimo provvedimento di amnistia -risalente a ventitré anni fa – è stata, approvata dal Parlamento soltanto una legge di clemenza, relativa al solo indulto”. Secondo il Capo dello Stato questa riduzione nel ricorso ai provvedimenti di clemenza è dovuta, “oltre che nella modifica costituzionale che ha previsto per le leggi di clemenza un quorum rafforzato, anche in una ‘ostilità agli atti di clemenza‘ diffusasi nell’opinione pubblica; ostilità cui si sono aggiunti, anche in anni recenti, numerosi provvedimenti che hanno penalizzato -o sanzionato con maggior rigore- condotte la cui reale offensività è stata invece posta in dubbio da parte della dottrina penalistica (o per le quali è stata posta in dubbio l’efficacia della minaccia di una sanzione penale)”.

“Ritengo che ora, di fronte a precisi obblighi di natura costituzionale e all’imperativo -morale e giuridico – di assicurare un ‘civile stato di governo della realtà carceraria’, sia giunto il momento – aggiunge Napolitano- di riconsiderare le perplessità relative all’adozione di atti di clemenza generale”.

Un altro strumento utile per superare il sovraffollamento carcerario, suggerisce ancora Napolitano, è “far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine“. Tra le strade da “ipotizzare”, poi, il capo dello Stato indica anche “una incisiva depenalizzazione dei reati, per i quali la previsione di una sanzione diversa da quella penale può avere una efficacia di prevenzione generale non minore”.

“Sottopongo dunque all’attenzione del Parlamento l’inderogabile necessità di porre fine, senza indugio, a uno stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo: esse si configurano, non possiamo ignorarlo, come inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento su cui si fonda quell’integrazione europea cui il nostro paese ha legato i suoi destini”.

“Ma si deve aggiungere che la stringente necessità di cambiare profondamente la condizione delle carceri in Italia costituisce non solo un imperativo giuridico e politico, bensì in pari tempo un imperativo morale -prosegue il capo dello Stato-. Le istituzioni e la nostra opinione pubblica non possono e non devono scivolare nell’insensibilità e nell’indifferenza, convivendo – senza impegnarsi e riuscire a modificarla – con una realtà di degrado civile e di sofferenza umana come quella che subiscono decine di migliaia di uomini e donne reclusi negli istituti penitenziari”.

Napolitano afferma inoltre che con il sovraffollamento carcerario viene “ad essere frustrato il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena, stante l’abisso che separa una parte – peraltro di intollerabile ampiezza – della realtà carceraria di oggi dai principi dettati dall’art. 27 della Costituzione”.

(Adnkronos)