Guerra contro Al Qaeda, militari Usa rischierati a Sigonella

Il ministero della Difesa italiano approva lo spostamento di uomini e mezzi in Sicilia

Roma – Il ministero della Difesa italiano ha approvato il rischieramento nella base siciliana di Sigonella di unità speciali delle forze armate statunitensi, composta da forze di terra, aria e mare di pronto intervento in caso di crisi.

Si tratta di 200 militari, oltre a mezzi di pronto impiego, che resteranno a Sigonella fino al 6 dicembre. Lo ha reso noto la Difesa italiana, cui spetta l’approvazione di truppe appartenenti a uno Stato membro della NATO, in funzione dei protocolli operativi che stabiliscono le relazioni bilaterali.

Il rischieramento, probabilmente dalla base spagnola di Terrajon, avviene nel quadro dell’operazione speciale condotta dai Navy Seals della Marina statunitense del leader libico della jihad islamica alleata di Al Qaeda, Abu Anas al-Libi, avvenuta sabato scorso a Tripoli.

Questo blitz ha «ha determinato un nuovo stato di allerta per la sicurezza internazionale», che implica anche rischi per l’Italia. Alcune fonti ritengono che al-Libi sia detenuto in una base americana, in attesa di essere trasferito prima possibile negli Stati Uniti, dove l’attende un processo per cospirazione e terrorismo.

In Libia la cattura, nel corso di un’azione fulminea dei reparti speciali americani, ha prodotto alcune proteste, tra cui quelle del governo provvisorio che ha chiesto ufficialmente “spiegazioni” al governo USA. La Difesa americana aveva richiesto il rischieramento temporaneo di uomini e mezzi nella base di Sigonella, sede di un NAS (Naval Air Station), un aeroporto di supporto della US Navy su cui sono stati rischierati di recente anche droni impegnati nella guerra al terrorismo jihadista.

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Le truppe speciali a Sigonella potrebbero essere impegnate in operazioni di esfiltrazione di personale civile e militare o di semplici cittadini statunitensi, presenti in uno dei Paesi del Mediterraneo a rischio attacchi jihadisti. Un’esfiltrazione consiste nella individuazione, concentrazione in luogo sicuro,  prelevamento e conduzione al di fuori dell’area di rischio di connazionali presenti in un’area considerata obiettivo di attacco militare.

A Sigonella, insieme all’aliquota di 200 militari – di cui non è stata resa nota la composizione, ma si ritiene appartenenti a unità speciali di US Navy, US Army e Marine Corps – saranno rischierati anche 4 velivoli MV 22 “Osprey” (convertiplani) e 2 Lockeed Martin KC-130 Air Refueller, indispensabili per supportare i mezzi aerei in operazioni NEO (Non Combatant Evacuation Operations), Hostage Rescue (salvataggio ostaggi) e “Force Protection Missions” (Operazioni di proiezione delle missioni).

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Intanto si registra la presa di posizione di Amnesty International, secondo cui la cattura di Abu Anas Al-Libi da parte di forze americane in Libia costituisce una ”violazione dei diritti umani fondamentali”. Secondo l’organizzazione umanitaria, ‘se al Libi verrà portato negli Stati Uniti, il governo americano non dovrebbe condannarlo a morte”, si legge in un comunicato di Amnesty, che si è detta ”preoccupata per i metodi che il governo americano utilizza in alcuni casi negli interrogatori, che includono isolamento prolungato e deprivazioni del sonno”.

Naturalmente fa bene Amnesty International a elevare l’attenzione ai diritti umani, che suppone siano violati nei confronti dei combattenti jihadisti, ma andrebbe riversata analoga attenzione alle vittime civili – spesso innocenti e indifese – dei crimini perpetrati dalla jihad internazionale, che spesso colpisce indiscriminatamente civili e militari in modalità che ricordano la barbarie nazi-fascista e quella comunista dei gulag.

Nella querelle tra Libia e USA è intervenuto Tarek Mitri, emissario ONU a Tripoli, che ha sostenuto il diritto dei libici di conoscere le circostanze dell’arresto. Queste dichiarazioni costituiscono una risposta indiretta al segretario di Stato, John Kerry, secondo il quale Washington considera il blitz perfettamente legale e quindi nessuna spiegazione sia dovuta al governo provvisorio libico (accusato implicitamente di coprire la latitanza di Abu Anas al-Libi).

(Agenzie)

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