Netanyahu: nonostante gli attacchi terroristici, Israele manterrà impegni su scarcerazione detenuti palestinesi

Il Premier israeliano – secondo Haaretz – ha tuttavia respinto la richiesta di Stati Uniti e ANP di un’anticipazione del prossimo ciclo di scarcerazioni di due settimane e mezzo: data confermata, 29 ottobre

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Israele ha respinto la richiesta proveniente da ANP e Amministrazione Obama per anticipare di due settimane e mezzo il ciclo di rilascio di prigionieri palestinesi. Lo rivela il quotidiano israeliano Haaretz, nella sua versione online.

L’uscita – secondo il calendario concordato – è prevista per il 29 ottobre, tuttavia i palestinesi avevano richiesto un’anticipazione, in modo che coincidesse con la “Festa del Sacrificio” – īd al-adhā – che inizia domenica prossima. La ricorrenza l’atto di fede di Abramo, pronto a sacrificare il figlio a Dio che sembrava chiederglielo. La sostituzione del figlio con l’ariete, voluta da Dio stesso, porta i musulmani a sacrificare ancora oggi l’ariete, come segno di adesione alla «sottomissione alla volontà di Dio quale modo di vita.

Il Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, ha risposto alle richieste palestinese e statunitense che il rilascio dei prigionieri proseguirà come previsto, nonostante l’escalation di attacchi terroristici anti-israeliani avvenuto nell’ultimo mese e le conseguenti richieste di interruzione del processo, provenute dall’estrema destra-

Tuttavia, Netanyahu ha affermato di essere contrario a qualsiasi anticipazione e al mantenimento del calendario concordato. Inoltre il premier ha chiarito di non aver «preso alcun impegno per quanto riguarda il congelamento della costruzione di nuovi insediamenti», dichiarazione che non mancherà di provocare reazioni.

Sotto la pressione americana, finalizzata al riavvio dei negoziati tra Israele e Autorità Palestinese, il Governo ha concordato il rilascio di 104 prigionieri palestinesi in quattro scaglioni. Tutti i detenuti sono stati posti sotto custodia prima degli Accordi di Oslo del 1993 e tutti sono stati condannati a lunghe pene detentive, per il loro coinvolgimento in attacchi terroristici in cui cittadini israeliani rimasero uccisi.

Per ottenere il via libera a questa decisione, Netanyahu aveva aggiunto una clausola di risoluzione che prevedeva che le scarcerazioni dipendessero dai progressi dei colloqui, una visione contrastata dal presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, secondo il quale le intese raggiunte con gli americani non prevedevano che le liberazioni dipendessero dall’andamento dei negoziati con gli israeliani.

In settembre, si è registrata una escalation di attacchi terroristici nei Territori Occupati, secondo un rapporto pubblicato dallo Shin Bet (il servizio di intelligence interna) pochi giorni fa. In particolare, gli attentati sono passati dai 68 di agosto ai 104 di settembre. Due soldati sono stati uccisi nel corso di questi attacchi. Il primo, Tomer Harzan, è stato assassinato da un collega in un ristorante, dove aveva trovato un lavoro part-time per arrotondare lo stipendio; il secondo, Gal Kobi, è stato freddato da un cecchino a Hebron.

Il Capo di Stato Maggiore delle IDF, Benny Gantz, ha subito assicurato che questi due episodi non nascondessero un piano organizzato per imporre una escalation generale, ma i ministri di destra hanno preso la palla al balzo per premere su Netanyahu perché congelasse le scarcerazioni pianificate dei palestinesi. Tale richiesta è stata indirizzata al Premier in particolare dal ministro dell’Economia, Naftali Bennett, che dirige il partito Hayehudi Habayit. Nella lettera, Bennett ha chiesto a Netanyahu di «di convocare il governo in seduta plenaria urgente, per discutere della politica di rilascio dei prigionieri alla luce dei recenti sviluppi».

Secondo Barak Ravid, giornalista di Haaretz, un alto funzionario governativo – che ha preferito rimanere anonimo – ha sostenuto che funzionari americani e palestinesi di alto livello hanno contattato l’ufficio del PM, per chiedere lumi sul rispetto del calendario di scarcerazioni dei palestinesi, alla luce delle pressioni provenienti dai partiti di estrema destra.

Isaac Mokho, inviato speciale del Primo Ministro per i colloqui di pace, nei giorni scorsi ha incontrato sia Martin Indyk, delegato statunitense per i negoziati con i palestinesi, sia Saeb Erekat, capo negoziatore dell’ANP. A entrambi avrebbe confermato gli impegni presi. Il primo gruppo di 26 prigionieri è stato rilasciato ad agosto.

Nonostan20131009-girl-shot-israele-352x256-didte la decisione di onorare gli impegni presi, sembra che Netanyahu si sia scagliato contro l’Autorità Palestinese nel corso della riunione del governo di domenica scorsa, a causa dell’attacco portato la sera prima a una bambina di 9 anni, N.G le iniziali, residente nell’insediamento di Psagot, ferita da un cecchino mentre era in piedi nel balcone di casa propria. La bimba non risulta essere in gravi condizioni (nella foto a sinistra l’arrivo in ospedale), ma il fatto ha destato profonda preoccupazione. «L’Autorità Palestinese non può lavarsi le mani da questi eventi» ha detto il Primo Ministro «e voglio aggiungere che non aiuterà istigatori e assassini, noi siamo qui e qui resteremo».

In un primo tempo si era diffusa l’indiscrezione che il cecchino che ha colpito la bambina israeliana fosse stato catturato dai coloni, ma poi fonti delle IDF hanno smentito tale notizia, confermandone la fuga in villaggi vicini.

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