Pd-Pdl-SC, accordo sul finanziamento ai partiti: tetto di 300mila Euro per privati. Spettacolo indegno…

Per le società limite di 200mila Euro. Bagarre in Aula alla Camera. Lo scontro scatenato dalle parole del deputato 5 Stelle Riccardo Fraccaro (VIDEO). Di Battista (M5S): “Minacciati dai dem, ‘vi ammazziamo’”. Boldrini: “Serve responsabilità da parte di tutti”. La Camera trasformata in un vicolo popolato da bulli

20131010-FRACCARO-M5S-342X256Roma – Ieri pomeriggio, al termine di una giornata convulsa, PD, PDL E Scelta Civica hanno raggiunto un accordo sul finanziamento ai partiti, fissando un tetto di 300mila euro per le donazioni di privati e di 200mila per le società. Applicazione progressiva, con entrata a regime nel 2017.

Come detto però la giornata è stata convulsa e di scontri, con la Camera dei Deputati trasformato in un vicolo popolato da bulli, sui andrebbe steso un pietoso velo per carità di Patria, ma su cui invece va aperta una riflessione più ampia sulla qualità della selezione della classe dirigente italiana. E non ci riferiamo solo ai deputati del Movimento 5 Stelle, il cui torto principale è dare voce alla voce del popolo, che ha una considerazione infima dei politici italiani.

Durante l’esame del disegno di legge di riforma la disciplina del finanziamento ai partiti si è scatenata la bagarre dopo che il deputato del Movimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro ha rivolto verso i partiti della maggioranza eterogenea che regge il Governo una dura qualificazione: ladri. Le reazioni sono state immediate e la presidente di turno, la vicepresidente Marina Sereni (PD) non ha potuto fare a meno di sospendere la seduta.

Il video dell’Adnkronos dello scontro alla Camera

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha poi richiamato tutti al senso di responsabilità, invitando a non rispondere alle provocazioni e assicurando l’applicazione del regolamento che prevede il richiamo all’ordine, poi il togliere la parola e infine l’espulsione dall’Aula. Boldrini ha anche annunciato che investirà l’Ufficio di presidenza e la Giunta del Regolamento di quanto accaduto.

Avevamo chiesto la seduta fiume finché non si finisce il provvedimento, non l’hanno voluta nemmeno votare”, ha affermato Riccardo Nuti del M5S, ricordando che “bastava applicare il regolamento, mentre Speranza ha voluto la convocazione della Capigruppo per rinviare il provvedimento”.

Accuse però rispedite al mittente dai capigruppo del Pd, Roberto Speranza, e di Scelta Civica, Lorenzo Dellai. “La seduta fiume – ha detto Speranza – si fa quando c’è ostruzionismo e l’ostruzionismo lo stanno facendo i 5 stelle. In realtà è stato smascherato il loro disegno, perché l’approvazione di questa riforma, che è un ddl del governo, fortemente voluto da Letta, toglie loro una ragione di propaganda. Il loro obiettivo non è risolvere i problemi dell’Italia ma avere una ragione di propaganda”. Sarebbe però facile dire che a propaganda Speranza risponde con propaganda.

Lorenzo Dellai ha concordato con il collega di “larga intesa”, secondo il quale emerge la “chiara volontà” dei 5 stelle di “impedire l’approvazione di questa legge”. L’esponente di Scelta civica ha sottolineato poi con forza che “non può essere lasciato impunito l’atteggiamento di chi denigra i colleghi. Non può essere definito ladro anche chi fosse contrario a questa legge”.

Appena consumato lo scontro in Aula dopo che Fraccaro aveva chiamato ”ladri” i deputati del Pd, Speranza aveva scritto su Twitter: “Vergognosi insulti dei grillini in Aula. Seduta sospesa. I cinque stelle vogliono impedire riforma che abolisce finanziamento ai partiti”.

Mentre Alessandro Di Battista (M5S), lasciando l’Aula di Montecitorio, dichiarava che i grillini fossero stati “minacciati” da deputati del PD al grido di “dovete morire”, “vi aspettiamo fuori”, e “vi ammazziamo”. Poi il deputato pentastellato ha aggiunto: “Emanuele Fiano ha fatto da paciere ed è stato un grande, perché va riconosciuto che non sono tutti uguali”.

A parziale giustificazione dei deputati del Movimento 5 Stelle va detto che essi spesso si fanno interpreti – forse senza opportuni filtri semantici – del sentimento circolante tra la popolazione italiana, che ha una considerazione bassissima di tutti i politici, in primis dei parlamentari nazionali, sentiti come nemici del bene pubblico e non come rappresentanti del popolo sovrano.

Tuttavia i “grillini” tendono spesso – per eccesso di spontaneismo – a valicare a piè pari le buone maniere parlamentari, che non sono solo forma, ma anche sostanza della democrazia. Sostenere che l’attuale sistema italiano sia partitocratico e inadatto alle sfide contemporanee è cosa buona e giusta, lo è molto meno dare l’idea che chi si propone di sostituire questo sistema con una democrazia compiuta adotti metodi da bulli di periferia: questo riferito sia a chi proferisce “qualificazioni offensive” che a chi risponde con minacce da  guappo-un-tanto-al-chilo.

La gente vi guarda, signore e signori deputati, e dal vostro comportamento deduce che, in quanto rappresentanti, siete peggiori dei rappresentati.

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