Parte ‘Mare Nostrum’, l’operazione militare straordinaria a protezione delle frontiere marittime meridionali

Alfano, dopo il vertice a Palazzo Chigi: ”Al via martedì la missione militare umanitaria per la protezione della frontiera”. Mauro: ”Droni e infrarossi per soccorso in alto mare”. Letta: “Rinforzare Frontex”. Dopo le parole di Letta, la Procura di Agrigento: “Applichiamo la legge”. Poi  anche “verificheremo se sull’isola ci siano persone che tengono i contatti con gli scafisti”. Sbarchi no stop in Sicilia, sale bilancio naufragio 3 ottobre: 364 morti. Calabria: sequestrata “nave madre” | SONDAGGIO

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Roma – Si chiama ‘Mare nostrum’ l’operazione militare umanitaria che prenderà il via martedì nel sud del Mediterraneo. Lo ha annunciato il vice premier Angelino Alfano al termine del vertice di palazzo Chigi sull’immigrazione.

“Abbiamo tre livelli per affrontare i flussi migratori: il primo è la cooperazione internazionale tendente a fare di tutto perché non partano le navi dei mercanti di morte; il secondo è il controllo della frontiera che è europea; il terzo è l’accoglienza e il dispiegarsi del dispositivo nazionale – ha spiegato Alfano -. Da settimane e mesi diamo il meglio a livello nazionale, stiamo facendo un discorso molto duro e chiaro con l’Europa”. Ora massima attenzione al ”livello di protezione della frontiera”.

Parlando dei costi della missione, Alfano ha spiegato: “Ci sono i bilanci dei ministeri che servono a coprire, non facciamo una nuova legge di copertura”. “Il punto di fondo è che l’Italia rafforza la protezione della frontiera esterna e quando si calcolano i costi bisogna capire quali sono i costi che il Paese si troverebbe ad affrontare in assenza della missione – ha spiegato il vice premier -. C’è la deterrenza che si ha dal pattugliamento, più l’intervento delle Procure della Repubblica cha già in due circostanze hanno sequestrato le navi e arrestato l’equipaggio, la somma del pattugliamento e dell’azione della polizia giudiziaria e della magistratura avrà un effetto deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani”.

Il ministro della Difesa Mario Mauro , parlando dei costi della missione, ha spiegato: “Attualmente i costi sono intorno a un milione e mezzo al mese, potenziando si spenderà di più“.

L’Italia non vuole scaricare barile ma si assume maggiormente le sue responsabilità”, ha aggiunto a proposito della missione, definendola una “operazione militare umanitaria” che “prevede il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare, già presente, che incrementiamo per incrementare il livello di sicurezza delle vite umane e il controllo dei flussi migratori”.

Mauro ha elencato i mezzi impegnati nell’operazione parlando, tra l’altro, di una “unità anfibia ‘landing platform dock’ con elicotteri di lungo raggio, capacità ospedaliera e sanitaria di primo intervento, ricovero e bacino allagabile per gommoni di soccorso; quattro unità navali, due fregate e due pattugliatori; due elicotteri con infrarossi e radar; un velivolo per visione notturna; una unità navale di mototrasporto costiero; un velivolo di pattugliamento marittimo; l’uso di sistemi di pilotaggio remoto”.

Sul fronte dell’impegno finanziario, Alfano ha spiegato che le “risorse per dare il via all’operazione con la quale il governo italiano si propone di dare una risposta all’emergenza immigrati nel Mediterraneo, e per la quale occorreranno circa 1,5 milioni al mese, non richiederanno ulteriori coperture economiche“. Il ministro dell’Interno ha spiegato che i “bilanci dei rispettivi ministeri servono a coprire queste cose”, ma soprattutto Alfano ha voluto sottolineare che l’Italia “rafforza la protezione della frontiera esterna e quando si calcolano i costi bisogna capire quanto l’Italia si troverebbe a spendere se non si sostenesse la missione”. Per il ministro dell’Interno, “c’è da tenere presente anche l’effetto deterrenza sui mercanti di morte” e “l’azione esercitata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura con l’arresto degli scafisti e il sequestro delle navi”. Un effetto deterrenza su cui – ci perdonerà il ministro dell’Interno – abbiamo qualche dubbio.

L’operazione sarà denominata “Mare Nostrum”, a differenza di quanto trapelato all’inizio: prima “Mediterraneo Sicuro”, forse un obiettivo troppo ambizioso per la Marina Militare Italiana (e soprattutto per la politica nazionale…); poi “Mare Sicuro”, che però aveva un non-so-che di estivo, richiamando le analoghe campagne condotte dalle capitanerie di porto durante le vacanze per assicurare la sicurezza sulle spiagge.

“Mare Nostrum” ha il senso neutrale di dire tutto, non dicendo niente. “Sarà una missione militare e umanitaria” ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro “nel Mar Mediterraneo meridionale e prevede un dispositivo di sorveglianza e di ricovero”. “Fino ad oggi il pattugliamento in alto mare avveniva con due grandi navi, due pattugliatori dotati di elicottero. Con questa operazione arriveremo a incrementare” la dotazione da alto mare, visto che si utilizzerà una unità anfibia della classe “San Giorgio” (LPD, Landing Platform Dock), dotate di elicotteri, di mezzi anfibi e di zone sottoponte per il ricovero di emergenza di naufraghi, oltre che ospedali attrezzati anche per interventi chirurgici di complessità medio-alta.

Oltre alla nave anfibia, che fungerà da Centro di Comando e Controllo di teatro, saranno dispiegate due fregate della classe “Maestrale”, come la Espero, che ha operato in questi giorni; due pattugliatori della classe “Cassiopea”, come la Libra, già in zona di operazioni, tutte dotate di elicotteri. Infine, la componente aerea sarà assicurata dal un Breguet Atlantic da Sigonella, da un Piaggio P180 della Guardia Costiera, rischierato a Lampedusa, e di due Agusta-Westland EH 101, da Lampedusa e da Pantelleria, oltre che da alcuni Predator, i droni. Inoltre saranno potenziati i meccanismi di intelligence di Eurosur, ha spiegato il Ministro della Difesa.

Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Binelli Mantelli, ha confermato l’attivazione di ogni canale informativo, sia con gli Alleati in sede transatlantica che tra gli altri Stati dell’UE.

Il premier Enrico Letta, nella conferenza con il premier finlandese Jyrki Katainen, anticipando i temi poi discussi nel summit a Palazzo Chigi, ha dichiarato: “Ho chiesto al primo ministro finlandese, come ad altri colleghi europei, di aiutarci perché per noi questa è una grande priorità: il Mediterraneo è il nostro mare e non possiamo tollerare quello che è accaduto, che il Mediterraneo sia un mare di morte”.

“Ho spiegato al premier finlandese il senso della missione umanitaria”, ha aggiunto il primo ministro. “Abbiamo discusso di come rinforzare Frontex, che rappresenta uno degli strumenti più importanti e va rinforzato, ne discuteremo al Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre”.

Intanto non si fermano gli sbarchi in Sicilia. Undici extracomunitari sono stati bloccati dai carabinieri lungo la spiaggia, nella frazione di Cornino, nel trapanese. Non è stata ritrovata, invece, l’imbarcazione usata per la traversata. Sono in corso ricerche per individuare eventuali altri fuggitivi

Quanto al naufragio del 3 ottobre, sale a 364 il numero delle vittime. Domenica i sommozzatori hanno recuperato altri due cadaveri in mare. Oltre cento bare contenenti le spoglie delle vittime sono state caricate sulla nave Libra della Marina militare per essere portate a Porto Empedocle. Domenica la nave Cassiopea, sempre della Marina militare italiana, ha portato a Porto Empedocle le prime 150 salme.

La Procura di Agrigento, nel frattempo, sta indagando sulla presenza di eventuali ‘basisti’ a Lampedusa, complici con i trafficanti, che potrebbero tenere contatti con gli scafisti in Libia. “Stiamo verificando – ha spiegato all’agenzia Adnkronos il Procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale – a tutto tondo per cercare di capire se sull’isola ci siano persone che tengono i contatti con gli scafisti in Libia prima della partenza delle imbarcazioni. Per ora si tratta di verifiche. Ma non posso aggiungere di più”.

Sulle parole di Letta, che nei giorni scorsi aveva accusato i magistrati di Agrigento di “eccesso di zelo”, per l’iscrizione nel registro degli indagati per immigrazione clandestina dei superstiti del naufragio del 3 ottobre scorso, Di Natale ha dichiarato a RaiNews24 di non aver niente da dire a Letta, ma che “indagare i migranti non è un atto di zelo, ci obbliga il legislatore visto che i magistrati hanno l’obbligo dell’azione penale e non possono sottrarsi dall’applicare la legge perché sarebbero indagati a loro volta”.

La Guardia di Finanza ha bloccato al largo di Capo Spartivento un peschereccio battente bandiera egiziana e, dopo averlo abbordato, ha fermato i 18 membri dell’equipaggio, tra cui alcuni adolescenti. Il grosso natante sarebbe la nave-madre che ha trascinato l’imbarcazione su cui ieri avevano trovato posto 226 stranieri. L’operazione è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.

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