Un dialogo tra Frida Kahlo e Diego Rivera al Musée dell’Orangerie

Due stili diversi ma un comune denominatore: l’amore per il Messico

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Furono compagni di vita fino alla fine e oggi sono protagonisti di una mostra al Musée dell’Orangerie di Parigi: Frida Kahlo e Diego Rivera. Dallo scorso 9 ottobre e fino al 13 gennaio 2014, le sale dell’antica Orangerie del Palazzo delle Tuileries – pensate da Claude Monet per ospitare un ciclo delle ninfee oggi esposte in due spazi ellittici che rappresentano l’infinito – raccolgono un’ottantina di opere tra cui alcune di Rivera “da cavalletto” come «Canoa enflorada» dal momento che i grandi murales dell’artista, ammirabili in Messico, sono inamovibili. Di Frida Kahlo sono presentati alcuni tra gli autoritratti più noti, «Colonna rotta», «Autoritratto con scimmia», «I miei nonni, i miei genitori e io» che evidenziano tutta la forza espressiva della giovane pittrice con il corpo martoriato da un incidente stradale.

Le tele – giunte grazie alla collaborazione tra l’Istituto pubblico del Musée d’Orsay e dell’Orangerie con prestiti eccezionali provenienti dal Museo Dolores Olmedo – danno vita a un dialogo tra Frida – oggi emblema del Messico insieme alla Madonna di Guadalupe – e Diego, pittore cardine del Paese sudamericano.

20131017-works_diegoandi-352x464Le opere di lei hanno una dimensione intima, cruda, legata alla simbologia precolombiana, mentre quelle di lui rappresentano l’animo messicano, l’impegno politico e sociale rintracciabile anche in Frida. In questo dialogo a due, in cui appare la diversità artistica, si evince però un forte legame per la “mexicanidad” presente nei colori vivaci, nella voglia di rappresentare una terra che i due amarono visceralmente tanto da rintanarsi in quella Casa Azzurra dove sono sepolte le ceneri di Frida.

Come ha dichiarato Beatrice Avanzi, una dei curatori della mostra e conservatrice al Musée d’Orsay:“Non è facile esporre insieme le opere di Frida e Diego prima di tutto per via della diversità di ampiezza. Diego era il pittore dei grandi murales di Città del Messico e Frida dipingeva in formati molto più ridotti.

Lei produceva molti autoritratti ed era nota per questo”. Ma è qui la novità dell’esposizione dell’Orangerie che propone un’interpretazione originale dell’arte dei due pittori che raramente sono stati esposti insieme forse a causa della notorietà di Frida Kahlo che ha sempre fagocitato tutto soprattutto dopo la pubblicazione, negli anni ’80, della biografia scritta da Hayden Herrera e poi del film con Salma Hayek in cui si sottolinea quanto la sua arte sia stata strettamente legata alla sua vicenda umana che la rese icona delle minoranze e della cultura pop.

Nell’esposizione parigina, viene anche mostrano quanto, all’interno della coppia, fu probabilmente Diego la figura che maggiormente influenzò la Frida pittrice poiché l’arte di Rivera, legata alla rappresentazione del popolo messicano, era già molto definita e matura e in virtù di ciò spinse la moglie a trovare la forza per continuare a dipingere. È nel legame di questo amore notoriamente tormentato –  tanto da spingerli al tradimento e a una breve separazione di circa un anno – che i due, infatti, trovarono grande forza e ispirazione; lei aveva 15 anni quando si incontrarono per la prima volta, era già segnata nel corpo dal tragico incidente mentre Diego era uomo di 36 anni che vide in quella donna e nella sua sofferenza fisica il simbolo della rivoluzione, della lotta.

Il dolore diviene nelle tele di Frida soggetto e veicolo dell’espressione artistica, il suo corpo – anticipando quella che sarà la body art – risulterà una vera e propria opera d’arte sia nei dipinti e sia nella quotidianità della sua vita mentre, nell’immaginario di Diego si tratterà di un mezzo per rinascere, per scoprire nuovi orizzonti. “Erano una coppia appassionata con una storia d’amore fatta da collera, clamore, furia, separazioni e riconciliazioni” – ha dichiarato Marie-Paul Vial, direttore del Musee dell’Orangerie – “quello che a noi interessa, e questo è il punto, è stato di mettere in vetrina le opere di entrambi. Non di compararle ma di vedere come dialogano e lasciare che il pubblico francese lo scopra”.

Nelle sezioni in cui si articola la mostra, troviamo tutti i temi della tavolozza di Frida e di Diego: il ciclo della vita e della morte, gli operai e i contadini, il misticismo e il realismo, la religione e non ultima la rivoluzione. Osserviamo le loro opere in una sequenza di emozioni, scoprendo due stili differenti – quasi naif lei,  descrittivo lui – ma al tempo stesso notiamo due paralleli, intrisi di ideali comuni e di comuni colori, il rosso – lo stesso dello studio di Diego – e l’azzurro presente nella casa di Frida.

Entrambi furono mossi dalla passione per il Messico, dall’idea che il mondo e la loro patria – che in quegli anni viveva un profondo cambiamento dettato dalle rivolte – potessero essere differenti, che lo status quo potesse essere modificato e non a caso Frida e Diego, in quella complicità compresa da pochi, ispirarono quel mutamento che essi stessi sognarono, infondendo in intere generazioni – guidate dal loro esempio di artisti e di attivisti – l’impegno per un Messico moderno.

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