S’annamo a martirizza’. Kazakistan-Siria, un viaggio per il “family jihad”: intere famiglie verso il “martirio”

L’Isil, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, organizza viaggi di famiglie islamiche dall’Asia centrale alla Siria. I nuclei familiari, composti anche da 150 persone, viaggiano con donne e bambini di pochi mesi. In un video, un adolescente kazako dice di essere giunto in Siria insieme ai genitori per diventare anche lui un martire dell’islam. La modernità del web rende possibile la comprensione di un fenomeno che forse è più orribile dei totalitarismi finora conosciuti

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Astana – “Su viett’a diverti’/Nannì Nannì”, conclude una strofa dell’immarcescibile “‘Na gita a li Castelli – Nannì, scritta nel 1926 da Franco Silvestri per celebrare la magica e popolare atmosfera della zona dei Castelli Romani.

Deve essere lo stesso spirito ad animare un fenomeno “turistico” e migratorio nuovo, dagli aspetti orripilanti, segno di una radice nazista dell’islamismo jihadista, con al centro la Siria immersa in una finta guerra civile, in realtà una guerra di aggressione straniera sotto mentite spoglie, condotta da un movimento transnazionale rivoluzionario e imperialista – che tende alla creazione di un Califfato Islamico dall’attuale Marocco all’attuale Indonesia – sponsorizzato da Stati mediorientali quali Arabia Saudita e Qatar.

Accade infatti che, mentre migliaia di siriani fuggono dal Paese per sfuggire alle violenze del conflitto, centinaia di famiglie kazake oltrepassano il confine in senso opposto, per una vacanza sui generis, spesso senza ritorno: combattere il jihad islamico. Definita dagli esperti come “family jihad”, il fenomeno coinvolge anche bambini molto piccoli e donne.

In questi mesi su internet sono nate vere e proprie “agenzie di viaggi” gestite dall’Islamic State of Iraq and the Levant (Isil), che offrono l’opportunità di andare in Siria ed essere ospitati da gruppi di affiliati. Lo scorso 14 ottobre l’Isil ha pubblicato sul web un video di propaganda dal titolo: “Lettere da un’epica battaglia, l’ospitalità di una famiglia jihadista“. Questa è la prima testimonianza del nuovo fenomeno che sovverte le strategie classiche dei gruppi jihadisti, che di solito viaggiano da soli o in coppia, per evitare di destare sospetti durante il viaggio.

Il filmato esalta i 150 membri di una famiglia kazaka, definita nel video Mujair non araba, giunta in Siria dal Kazakistan con al seguito donne e bambini, alcuni di pochi mesi. Un giovane adolescente – che ha scelto il nome di guerra di Abdel-Rahman – spiega che la sua famiglia è giunta in Siria per “compiere il suo dovere come previsto dai precetti dell’islam“. Il ragazzo ha meno di 16 anni e recita davanti alla videocamera un versetto del Corano sulla gloria dei martiri, sottolineando di poter morire presto come un martire.

Nel filmato di propaganda un terzo kazako, di nome Seif al-Dim, parla invece del “dovere che ha ogni musulmano di aderire alla causa del jihad, per difendere i Paesi islamici quando sono in pericolo“. Un altro membro dei Mujair, forse il capo famiglia, ringrazia Dio per aver “consentito a lui e ai suoi parenti di emigrare insieme in Siria“.

Da questo video è evidente che il fenomeno dell’islamismo jihadista assume contorni che affiancano – in termini di orrore – il nazismo, con una estensione popolare che rende questa lettura della religione islamica perfino peggiore dei totalitarismi fino a ora incontrati nella storia dell’Umanità. Aspetti su cui il cosiddetto mondo progressista tace con colpa, se non con dolo.

Credit: info AsiaNews – video Vimeo