Nassiriya, dieci anni dopo. A Verona la storia raccontata da una testimone oculare

Al Circolo Ufficiali dell’Esercito di Verona, Maria Gabriella Pasqualini, docente universitaria e già in servizio nel corpo diplomatico, ha raccontato a un gruppo di ragazzi del Liceo Montanari la propria esperienza in Iraq a fianco dei militari italiani obiettivo dell’attentato. Organizzazione quasi perfetta, che ha saputo dosare momenti di riflessione giuridica e storica a intermezzi musicali e di danza

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Da sinistra, la dott.ssa Annalisa Tiberio, la prof.ssa Maria Gabriella Pasqualini e il dott. Enrico Buttitta,
procuratore militare del Nord Italia © THP 2013

Venerdì scorso, 25 ottobre, nell’aula conferenze del Circolo Ufficiali dell’Esercito di Castelvecchio, a Verona, la recente storia militare italiana si è intrecciata con le vite scolastiche di un folto gruppo di studentesse e studenti del Liceo Montanari di Verona, accompagnati da alcuni docenti sensibili ai temi della pace e della fraterna convivenza tra i popoli, non slegati al ruolo delle Forze Armate repubblicane italiane.

Organizzata in modo magistrale da Anna Lisa Tiberio, responsabile dell’area «Interventi educativi» dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona, la giornata ha avuto per protagonista Maria Gabriella Pasqualini, già docente universitaria presso l’ateneo di Palermo e attuale insegnante presso la Scuola Allievi Ufficiali dei Carabinieri di Roma, ma ancor prima in servizio nel corpo diplomatico e, in questa veste, con esperienze in Messico, Francia e Iran al tempo della Rivoluzione Islamica.

Tema della giornata la strage di Nassiriya, un evento traumatico per l’Italia e gli italiani, perché colpì l’arma più amata (e da alcuni – i delinquenti – detestata in modo comprensibile): i Carabinieri. A Nassiriya – a seguito di un attacco suicida degli insorti fiancheggiatori del movimento jihadista, che provocò una devastante esplosione – 19 italiani e 9 civili iracheni perirono, nel più grave attacco militare che l’Italia avesse subito dalla fine della II Guerra Mondiale. I feriti furono oltre 150. Il trauma di quella giornata accompagna ancora molti superstiti, che lo ammettano o meno.

Maria Gabriella Pasqualini era presente a Nassiriya, dove stava conducendo ricerche finalizzate alla redazione di un’opera sulle missioni militari italiane all’estero e, in particolare, sul ruolo dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico nella salvaguardia dei siti e dei reperti archeologici iracheni. La studiosa sfuggì all’attacco per pura coincidenza, perché – grazie a un cambio di programma – si trovò lontana dalla base “maestrale”, che veniva attaccata mentre visitava un sito archeologico, accompagnata dalla sua “scorta” di carabinieri della MSU (Multinational Specialized Unit) dell’Arma dei Carabinieri italiana.

In realtà, il tema fondamentale della conferenza della professoressa Pasqualini è stato un altro: la relazione stretta tra gli italiani e la propria storia, passata e recente, e i cambiamenti fondamentali apportati al ruolo delle Forze Armate italiane dalla fine della II Guerra Mondiale. Perché se è vero che l’Italia ha specificità proprie nell’attuale crisi, è anche vero che dal 17 marzo 1861 – data di proclamazione dell’Unità d’Italia – all’armistizio dell’8 settembre 1943 le Forze Armate italiane erano state sempre protagoniste della politica militare aggressiva della nazione.

Lo ha sottolineato il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Verona, Stefano Quaglia, che ha ringraziato la relatrice e l’organizzatrice dell’evento e ha posto l’accento sull’esempio fornito dai Caduti italiani – civili e militari – nelle operazioni internazionali di pace susseguitesi dal 1948 a oggi. Un esempio vieppiù importante per i giovani liceali presenti, futura classe dirigente del Paese, che si troveranno a vivere e lavorare – in Italia e all’estero – testimoniando la parte migliore dell’italianità. «È bello vivere per la Patria» ha detto il “provveditore” Quaglia, sottolineando come l’Italia di oggi sia diversa da quella che si inabissò nel buio della dittatura.

 

Family photo con gli studenti intervenuti alla conferenza © THP 2013
Family photo con gli studenti intervenuti alla conferenza © THP 2013

Dall’apparente collasso dello Stato, seguito al “rompete le righe” causato dall’armistizio chiesto agli Alleati anglo-americani, a oggi, i militari italiani si sono conformati a un cambio di filosofia a servizio costante della pace e della convivenza pacifica tra i popoli, in coerenza con i valori fondamentali della nazione e degli italiani. Un concetto sottolineato dall’introduzione del Procuratore Militare della Regione Nord, Enrico Buttitta, che ha analizzato la natura e i presupposti giuridici delle operazioni militari internazionali, marcando la differenza con le guerre strictu sensu e i contributi al ristabilimento della pace internazionale prestati dalle Forze Armate dell’Italia repubblicana, nel quadro dell’articolo 11 della Costituzione che esprime la repulsione degli italiani per la guerra in senso etico, ma anche l’assunzione delle responsabilità che derivano dall’appartenenza al consesso internazionale per un grande Paese come l’Italia.

Preziosa la descrizione delle varie tipologie di interventi militari internazionali – peace keeping, enforcing, ingerenza umanitaria – che Buttitta ha esposto all’interessata platea con chiarezza didascalica, corroborata da slide esplicative altrettanto comprensibili. Una lezione di diritto e di storia.

Appassionato il racconto di Maria Gabriella Pasqualini, che ha descritto agli studenti presenti – e molto attenti – le ragioni della sua presenza a Nassiriya, gli studi che stava conducendo e l’emozione di un tessuto di relazioni umane e professionali che, in un quadro di rispetto assoluto di competenze e specificità – saltò in aria insieme a quella maledetta cisterna guidata dai kamikaze jihadisti. «Di questa esperienza ho parlato solo una volta, nel 2005 a Gela, a studenti delle ultime classi del locale Liceo Classico» ha detto la ricercatrice esperta di relazioni internazionali, che poi ha spiegato alla platea – tra cui anche ufficiali delle varie armi delle Forze Armate presenti sul territorio –  come con alcune delle vittime avesse «un appuntamento per prendere un caffè al mio rientro», un caffè che «non potremo mai più prendere insieme» ha detto commossa la professoressa romana, prima di confessare un quesito posto a se stessa: «perché sono sopravvissuta? Forse per raccontare qualcosa che serva a qualcuno» la risposta, seguito da un affettuoso applauso non di circostanza.

La mattinata è iniziata con l’Inno Nazionale Italiano e con l’Inno alla Gioia, cantato da un coro di ragazze provenienti dai licei veronesi – dirette dal professor Francesco Pagnoni, che poi hanno deliziato i presenti con alcuni altri brani, tra cui un gospel. Un tocco di originalità nell’organizzazione i momenti musicali, proposti dagli allievi del Liceo Montanari guidati dal professor Gabriele Galvani, e da un mini saggio di danza curato da due studenti del Liceo coreutico Copernico di Verona, sotto la direzione artistica della professoressa Cristiana Cristiani.

Musica e ballo hanno contribuito a rendere più fruibile i racconti e il ricordo del sacrificio delle vittime di Nassiriya e di tutte le operazioni internazionali.

Antonia Pavesi, consigliere delegata per la Cultura della giunta comunale scaligera, ha portato all’inizio della mattinata il saluto del sindaco di Verona, Flavio Tosi, in Sicilia per presentare la sua fondazione e la sua proposta per guidare il Paese. A chiudere la mattinata Annalisa Tiberio, organizzatrice della giornata di approfondimento inserita tra le attività di “Cittadinanza e Costituzione” promosse dalla Consulta, dall’Ufficio Interventi Educativi, dall’Associazione “Cultura e Legalità” e dalle istituzioni del territorio per preparare i giovani alla Commemorazione di Nassiriya.

«Il senso di questa giornata è che i valori dell’Italia democratica sono il fondamento delle azioni militari di pace e le Forze Armate sono al servizio della dignità umana» ha detto Annalisa Tiberio, che ha chiuso i lavori rivolgendosi agli studenti presenti, in rappresentanza del liceo Montanari, dell’istituto Lorgna Pindemonte, del centro di formazione Canossiano, dell’Educandato agli Angeli e del liceo Coreutico Buonarroti, tutti di Verona. Presente anche una rappresentanza della Consulta degli studenti. «Quando vi trovate davanti a un momento» ha continuato «dovete chiedervi quali valori, quali vite ci siano dietro i fatti di cui questi militari sono stati protagonisti». «Oggi» ha concluso la responsabile dell’Ufficio Interventi Educativi di Verona «avete avuto una testimonianza preziosa e diretta di cosa significa essere italiani nel mondo».

La conferenza è stata moderata dal giornalista Roberto Zoppi, che all’inizio dei lavori ha letto l’affettuoso telegramma inviato dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli.

Peccato non sia stato previsto nella scaletta della mattinata un momento destinato alle domande, gli studenti ne avrebbero tratto giovamento, attese anche le molte domande rivolte alla relatrice una volta spentisi i riflettori. Un’idea da considerare per una prossima occasione. Comunque, una giornata andata al di là della rievocazione e del ricordo, una testimonianza di umanità combattente per la libertà e la pace,  condotta dalle Forze Armate italiane inviate in missione dal Governo a rappresentare la migliore italianità.

Ultimo aggiornamento 29 Ottobre 2013, ore 14.43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un pensiero su “Nassiriya, dieci anni dopo. A Verona la storia raccontata da una testimone oculare

  • 28/10/2013 in 18:12:32
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    Complimenti vivissimi a Gabriella, storica nella cronaca.

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