Cosa nascondono Mario Monti, il collaborazionismo a favore della Germania e il Datagate?

Esiste una guerra segreta tra anglo-americani e tedeschi per la libertà in Europa? Distruggere la classe media, erodendone la capacità di spesa con la leva fiscale, è un nuovo modo di cingere la gente libera in un campo di concentramento immateriale? La polemica sollevata dalle rivelazioni di Edward Snowden forse è sollevata ad arte per coprire la vera natura dello scontro, impedire che si affermi una certa idea di Europa dominata dalla una Grande Germania?

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Nella storia delle nazioni – così come in quelle degli individui – ci sono pagine di luci e momenti di buio. Per un agglomerato non consolidato di Stati – come è l’attuale Unione Europea – si vivono oggi momenti drammatici, in cui si realizzano i fantasmi della profezia di Max Weber sulla preponderanza della burocrazia rispetto alla politica. Un effetto legato al drammatico declino della qualità del personale politico, attaccato alle poltrone pagate con laute indennità. Tanto più ignorante è la politica, quanto più spazio ha la burocrazia di ogni livello: da quello più basso locale, contraltare di una classe dirigente periferica spesso infima e legata a consorterie di varia criminalità; a quella statale/nazionale, abbarbicata ai privilegi della “nuova nobiltà” e fronteggiante una politica asservita alla “busta paga” multimilionaria e alle varie fonti di finanziamento non ufficiali.

La burocrazia di Bruxelles, mutuatasi in eurocrazia antidemocratica, non fa che sublimare le nefandezze con cui si sta stravolgendo un progetto di pace e prosperità, quello dell’unificazione dell’Europa in un unico Stato federale, quale antidoto a ogni velleità egemonica e ispirato in modo dichiarato all’analogo processo avviato 174 anni prima con la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America e il successivo passaggio della promulgazione della Costituzione Federale degli Stati Uniti.

L’intervista a Mario Monti alla CNN del maggio 2012, che ha avuto poco rilievo sulla sssstampa italiana

«We are actually destroying domestic demand through fiscal consolidation»

(stiamo veramente distruggendo la domanda interna tramite il consolidamento fiscale)

Questo progetto di integrazione europea era – sarebbe, dovrebbe essere – fondato su una basilare osservazione storica: tutti i tentativi di unificare il Continente con la forza sono falliti. Un fallimento comprensibile quando l’Europa era centro del mondo e le famiglie regnanti – seppur imparentate tra loro – si facevano la guerra per prevalere, per dominare. Dal 1815 – Congresso di Vienna – a oggi (per limitare la prospettiva agli ultimi due secoli) Napoleone ha fallito. Hitler ha fallito. I sovietici hanno fallito, grazie alla reazione e alla resistenza anglo-americana.

Il fallimento prossimo venturo è inammissibile, antistorico, masochistico. Fallirà anche, prima o poi, il Terzo Assalto tedesco, condotto con le armi in apparenza pacifiche dell’austerità fiscale, con modalità da Gestapo finanziaria. Le obiezioni tedesche verso la dissipazione del denaro pubblico in molti Stati del Condominio Europa sono infondate? Giammai.

Il debito pubblico italiano – ma anche quello greco – risente del posizionamento geopolitico di Italia (e Grecia) durante la “Guerra Fredda” (che alcuni storici denominano con lucidità “Terza Guerra Mondiale”). La democrazia occidentale fu mantenuta in questi Paesi con i denari dell’Alleato d’Oltreatlantico, per fronteggiare analogo flusso di denaro proveniente dall’allora nemico Sovietico, dal Comintern e dal Patto di Varsavia. Ne è derivata una irresponsabile propensione alla spesa improduttiva che si è radicata in larghi strati sociali, inclini a guadagnare al di sopra dei propri meriti, perché cooptati in un sistema che chiedeva fedeltà e non lealtà, intimava la consegna dell’anima e non la collazione del consenso politico.

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Madrid. Dormitorio? No, parcheggio sotterraneo. È questa l’Europa dei Padri Fondatori del processo di integrazione europea?
No, non è questa… (foto da Facebook)

Da appassionato assertore della necessità oggettiva della federalizzazione dell’Europa, valuto la polemica sollevata dalle rivelazioni di Edward Snowden e dal cosiddetto Datagate della stessa robustezza argomentativa del trattato scientifico che divulgasse la scoperta dell’acqua calda. Spiarsi è un po’ amarsi, sapere cosa pensi davvero l’alleato-fidanzato è una prova dell’amor vigente. Lo si fa, lo si è sempre fatto, in pace come in guerra, con diversa intensità. Con forza bilaterale e plurilaterale, a volte tanto intensa che ci scappa il morto.

La signora Merkel è una sincera democratica: la giovinezza nella DDR non si dimentica con facilità. Se oggi la Germania solleva il caso, prendendo la palla al balzo con una evidente rapidità strumentale, significa che sotto la coltre dell’acceso linguaggio diplomatico si nasconde ben altro, che si può comprendere solo con uno specchio: analizzando le decisioni della Banca d’Inghilterra, della Federal Reserve o della Banca del Giappone, contrarie a quelle prese in questi ultimi cinque anni dalla Banca Centrale Europea, l’unica “banca centrale” al mondo senza uno Stato intorno. Se manca liquidità, si inietta liquidità.

Se la distruzione dell’economia di uno Stato dissenziente come l’Italia – un Paese strategico per la posizione naturale, geografica, che Iddio le ha dato – è un passaggio obbligato per spianare la strada all’eurodominio tedesco, allora le parole di Mario Monti alla CNN nel maggio del 2012 hanno un senso preciso, quello del collaborazionismo: «we are actually destroying domestic demand through fiscal consolidation». “Stiamo veramente distruggendo la domanda interna tramite il consolidamento fiscale».

Ossia il fisco usato per distruggere la classe media, l’ossatura fondamentale di un Paese. Le banche, con il credit crunch, stanno facendo il lavoro sporco, quello della SS fiscali di quartiere. Non è un caso se la Bank of England e il Cancelliere dello Scacchiere abbiano impresso all’attività bancaria britannica il senso inverso: se necessario, lo Stato batte moneta e salva le banche; ma se le banche chiudono i cordoni della borsa, noi chiudiamo le banche. Lapalissiano, Watson.

In questo scenario, non vale più il paradigma energetico: gli Stati Uniti sono da pochi mesi indipendenti sotto questo profilo e in prospettiva sono orientati a trarre l’energia che serve al Paese sempre più da fonti rinnovabili, rese disponibili in grande quantità da Nostro Signore. Se si attribuisce all’interesse nazionale statunitense un senso meramente americano, si fallisce la comprensione di fenomeni più complessi: 21 milioni di cittadini che si riconoscono sotto la bandiera stelle-e-strisce sono fieri di avere origini italiane e si sentono una parte importante di un tutto ancor più importante.

Ma non ci sarà un altro Sbarco in Normandia per liberarci dal giogo tedesco, perché noi questo giogo ce lo stiamo mettendo al collo: il dominio geopolitico tedesco sull’Europa dovrà essere impedito con le armi della politica e della democrazia, nessuno spazio alle armi, se non quelle del coraggio e della pazienza. Ma tutto questo è un fatto che gli americani non potranno ma comprendere, perché la condivisione della sovranità nazionale per sfere di competenze esclusive, tra Stati membri e Governo federale, è incisa con il fuoco della libertà nel loro DNA.

Opporci a questa deriva continentale germanica significa fare i veri interessi dell’Europa e di tutti gli Stati nazionali, la cui effettività è contratta dalla globalizzazione, ma che può essere ristorata solo con un equilibrio istituzionale tra ka sfera statale e quella federale. Non certo da un potere egemonico: la storia ci dice con chiarezza che ogni egemonia è destinata a durare, ma solo fino al fallimento.

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