Scoperto Kepler78b, pianeta “gemello” della Terra: ma su di lui incombe un triste destino

Fautore della scoperta è un gruppo di studiosi tra i quali si sono contraddistinti anche ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Il pianeta in questione ha una struttura e dimensioni molto simili a quella della Terra ma un triste destino davanti a sé: Kepler78b, infatti, scomparirà entro un paio di miliardi di anni

Kepler78b

Il suo nome è Kepler78b, è roccioso, ha struttura fisica e dimensioni molto simili a quelle della Terra ma lo attende un destino non particolarmente fortunato. A scoprire il pianeta, appartenente alla Costellazione del Cigno e distante 400 anni luce dal nostro sistema solare, è stato un team di ricercatori composto anche da studiosi italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Merito della scoperta va anche a Harps-N, lo spettrometro installato al Telescopio Nazionale Galileo (Tng), nelle isole Canarie. Kepler78b è però soltanto di uno dei mille candidati individuati dal satellite americano Kepler, costruito per scovare pianeti simili alla Terra fuori dal Sistema Solare.

Con un diametro di 9.200 chilometri Kepler78b è più grande del nostro pianeta di circa il 20 per cento e un peso superiore di 1,8 volte. Costituito da un nucleo di ferro, il “gemello” della Terra orbita intorno alla stella Kepler-78. Un fattore di non poco conto, dal momento che non solo presenta una temperatura troppo alta per ospitare forme di vita, ma vista la sua vicinanza alla stella madre, il pianeta è destinato a scomparire ed essere inghiottito da quest’ultima entro un paio di miliardi di anni.

“È un risultato straordinario – sostiene il presidente dell’Inaf, Giovanni Bignami -. Mai si era arrivati così vicini ad individuare un pianeta di massa e densità simili a quelli della Terra. Una dimostrazione di come la caccia agli esopianeti si stia affinando e di quanto sia stata corretta la scelta di installare lo spettrometro Harps al Telescopio Nazionale Galileo, mettendolo nelle condizioni di guardare lo stesso emisfero del satellite Kepler, usando sinergicamente due tecniche per rilevare pianeti extrasolari”.

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