Rapporto Aci-Istat: nel 2012 meno incidenti e meno morti sulle strade italiane

Meno incidenti, meno morti e meno feriti, ma decremento inferiore alla media UE27. Si muore di più tra le 5 e le 6 del mattino e la domenica. Fuori città, attenti di notte lunedì e il giovedì. Autovetture le più coinvolte in incidenti mortali, poi moto, camion, bici e ciclomotori

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Roma – Diminuiscono gli incidenti stradali e la mortalità sulle strade italiane. Nel 2012 sono stati registrati 186.726 incidenti con lesioni a persone, con un decremento del 9,2% rispetto al 2011, meno decessi – 3.653 morti (-5,4%) – e meno feriti, in totale 264.716 (-9,3%). Nonostante il calo, il nostro Paese rimane al di sopra della media europea. «L’Italia conta più di 60 morti per incidente ogni milione di abitante, mentre la media europea è di 55».

Sono dati che emergono dal rapporto Aci-Istat 2013, presentato oggi dal presidente dell’Automobil Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, e dal presidente dell’Istat, Antonio Golini. Migliora notevolmente la situazione degli incidenti su due tratte tradizionalmente critiche gestite dall’Anas, la Salerno-Reggio Calabria e il Grande Raccordo Anulare. Dal rapporto si evince come sulla Salerno-Reggio Calabria si sia passati dai 521 incidenti del 2010 ai 315 nel 2012, con una flessione del 39,5%. Sul GRA che circonda la Capitale, da 1.071 incidenti del 2010 lo scorso anno si sono registrati 637 incidenti con una riduzione del 40,5%.

Nell’Unione Europea (ancora a 27 Stati, prima dell’ingresso della Croazia), sono morte nel 2012 in incidenti stradali 27.724 persone (l’8,8% in meno rispetto al 2011), ovvero 55 persone ogni milione di abitanti. L’Italia ha registrato un valore pari a 60,1, collocandosi al tredicesimo posto nella graduatoria europea, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia.

Sulle strade urbane, nel 2012, si sono verificati 141.715 incidenti, con 191.521 feriti e 1.562 morti; sulle autostrade gli incidenti sono stati 9.398, con 15.852 feriti e 330 decessi. Sulle altre strade extraurbane, ad esclusione delle autostrade, si sono verificati 35.613 incidenti, con 57.343 feriti e 1.761 morti.

Gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove l’indice di mortalità raggiunge il livello di 4,94 decessi ogni 100 incidenti. Sulle strade urbane si registrano 1,10 morti ogni 100 incidenti, sulle autostrade 3,51. Rispetto al 2011, l’indice di mortalità risulta in aumento per strade extraurbane e autostrade (era pari rispettivamente a 4,73 e 3,07), rimane invece stabile per le strade urbane.

L’indice di mortalità raggiunge il valore massimo alle 3, alle 5 e alle 6 del mattino (4,64 decessi ogni 100 incidenti, media giornaliera pari a 1,96); la domenica è invece il giorno nel quale si registra il livello più elevato, con 2,99 morti per 100 incidenti. Nella fascia oraria notturna (compresa tra le 22 e le 6 del mattino), l’indice è più elevato fuori città, il lunedì e il giovedì notte (7,71 e 7,74 decessi per 100 incidenti).

Dati che mostrano con chiarezza il fatto che la guida, spesso improvvisata e non adeguata, sia la causa principale degli incidenti stradali, ma anche la stanchezza alla guida, troppo spesso sottovalutata e foriera di tragedie. In sette casi su dieci le vittime di incidenti stradali sono conducenti di veicoli (70,0%), nel 14,6% passeggeri trasportati e nel 15,4% pedoni.

Tra i 2.555 conducenti deceduti a seguito di incidente stradale, i più coinvolti sono individui che hanno fra i 20 e i 49 anni di età (1.321 in totale, pari al 51,7%); in particolare giovani 20-24enni e adulti tra i 40 e 44 anni. Sale ancora la quota di conducenti di biciclette morti in incidenti stradali: +2,5% tra il 2012 e 2011 dopo il +7,2% registrato l’anno precedente.

La categoria di veicolo più coinvolta in incidente stradale è quella delle autovetture (66,3%); seguono i motocicli (13,6%), gli autocarri (6,5%), le biciclette (5,2%) e i ciclomotori (5,0%).

L’analisi statistica condotta in sinergia dall’Aci e dall’Istat a nostro avviso non prende in considerazione l’influenza della crisi sui volumi di traffico. Se si confrontassero i volumi di traffico e il tasso di mortalità, probabilmente si scoprirebbe che la diminuzione dipende quasi esclusivamente da una diminuzione di vetture sulle strade. Costi di manutenzione e aumento vertiginoso dei prezzi dei carburanti frenano le auto italiane: anzi, le fermano.

(Credit: Aci, Agi, Istat)

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