Si infittisce il giallo del “tesoro di Hitler” rinvenuto nell’appartamento di Cornelius Gurlitt

Le opere di Picasso, Matisse, Otto Dix, Durer potrebbero appartenere legittimamente all’ottantenne mercante d’arte

Il “tesoro di Hitler, rinvenuto in un appartamento di Monaco di Baviera di proprietà del mercante d’arte Cornelius Gurlitt, durante una perquisizione del marzo 2012, sembrerebbe essere costituito da 121 opere incorniciate e 1.285 prive di cornice.

Diversamente da quanto presunto, al momento della scoperta, data la presenza di opere di Pablo Picasso e Henri Matisse, non si tratterebbe solo di arte depredata dal Terzo Reich, ma anche di lavori del XVI secolo tra cui un dipinto di Durer; inediti un quadro sconosciuto di Chagall della metà degli anni ’20; e un autoritratto di Otto Dix del 1919 circa.

Come indicato dal settimanale Focus, il primo a avere dato la notizia con un approfondito report, si tratterebbe di opere sottratte a famiglie ebree o ai musei dei Paesi conquistati che, dopo la notte dei cristalli, vennero metodicamente privati di preziosi e opere d’arte. Pare addirittura che Goebbels e Goering fecero stimare le opere rubate, conservandone alcune nelle casseforti di sicure banche svizzere.

Secondo le prime indiscrezioni trapelate dalla conferenza stampa dello scorso 5 novembre, le opere grafiche sono apparse subito in buono stato di conservazione, probabilmente grazie alla cura con cui sono state custodite, tanto che, dopo 70 anni, non sono stati riscontrati danni dovuti all’esposizione alla luce o a cattive condizioni climatiche. È probabile che i proprietari abbiano usato una specifica cura e una certa attenzione nei confronti dei dipinti tanto che, al momento del blitz, le opere incorniciate sono apparse accatastate su scaffali come quelli di un magazzino museale, mentre le opere prive di cornice sono state rinvenute all’interno di apposite cassettiere.

Uwe Hartmann, direttore della sezione che indaga sulla provenienza delle opere d’arte dei Musei Statali di Berlino, sostiene però che il legittimo proprietario di queste opere potrebbe essere proprio lo stesso Cornelius Gurlitt, che avrebbe ereditato il tutto dal padre Hildebrandt, mercante d’arte per conto dei nazisti, il quale a propria volta avrebbe legalmente comprato il sensazionale “tesoro”.

Secondo Peter Rau, avvocato e esperto d’arte di Berlino, occorre chiarire se e quante opere siano realmente di proprietà di Gurlitt, ma rimane comunque la possibilità che egli decida di lasciare le 1406 opere ritrovate allo Stato, permettendo così alle famiglie ebree e ai musei di poter esperire la richiesta di restituzione, nel caso riconoscessero in esse delle opere indebitamente sottratte durante il periodo di guerra.

Il giallo del “tesoro di Hitler” si è però arricchito di un ulteriore tassello, poiché – come reso nota dal tabloid Bild – un cugino di Cornelius Gurlitt sostiene proprio in questi giorni che il parente mercante d’arte, oltre a possedere lo straordinario patrimonio, sarebbe a conoscenza del luogo dove è nascosta la leggendaria “Bernsteinzimmer”, l’ottava meraviglia del mondo. Si tratterebbe della camera d’ambra del 1700 ovvero di 12 pannelli di legno intarsiati di ambra regalati dal re di Prussia Federico Guglielmo allo zar di Russia Pietro il Grande.

Smontati dai soldati della Wehrmacht dal Palazzo di Caterina a San Pietroburgo e trasferiti a Koenigsberg si credeva fossero andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale mentre, secondo Ekkeheart Gurlitt, sarebbero stati visti proprio dal cugino Cornelius.

Le indagini sono in corso e il mistero legato all’appartamento polveroso di Monaco di Baviera rimane ancora aperto, ma sembra che ci sia ancora molto da scoprire e che clamorose novità non tarderanno ad arrivare.

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