La ‘ndrangheta minaccia Papa Francesco?

Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria ne è convinto e lo ha detto a Il Fatto Quotidiano

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Il Pontefice vuole fare pulizia, ma questo non piace alla ‘ndrangheta“. Papa Francesco nel mirino delle cosche? Secondo Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, è un’ipotesi più che credibile. Intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha sollevato il problema e lanciato un allarme che non mancherà di provocare polemiche. “Chi si è nutrito del potere della Chiesa è nervoso. Se i boss potessero, gli farebbero lo sgambetto: è un pericolo“. Secondo il magistrato calabrese, egli stesso nel mirino delle ‘ndrine, Jeorge Mario Bergoglio sarebbe in pericolo perché “sta smontando centri di potere economico nella Santa Sede su cui i boss contavano“.

Nicola GratteriLa criminalità organizzata perderebbe perciò punti di riferimento su cui contare nei propri loschi affari internazionali, che hanno trasformato la ‘ndrangheta in un pericolo globale con una capacità di proiezione economica straordinaria e tentacolare. “Prima di ammazzare un ‘ndranghetista prega. E i preti vanno di continuo a casa dei boss a bere il caffè“.

Non trovo covo dove manchi un’immagine della Madonna o di San Michele Arcangelo“, ha spiegato Gratteri al Fatto. “L’88% dei mafiosi si dichiara religioso. Si rivolgono alla Madonna per avere protezione. Pensano di essere nel giusto“. Visto che che Papa Francesco rema “contro il lusso” e punta “a fare pulizia totale” sono elementi che alla criminalità organizzata calabrese potrebbe non gradire. La parte “finanziaria è preoccupata da questi comportamenti“, ha dichiarato Gratteri “chi finora s’è nutrito del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa, è nervoso, agitato. Bergoglio sta smontando centri di potere economico in Vaticano“.

Secondo l’analisi di Gratteri, se i boss “potessero fargli uno sgambeto non esiterebbero“. Tuttavia il procuratore aggiunto di Reggio Calabria lancia il sasso e nasconde la mano, perché poi precisa di non sapere “se la criminalità organizzata sia nella condizione di fare qualcosa, ma di certo ci sta riflettendo. Può essere pericoloso“.

Una riflessione che andrebbe estesa a tutti, aggiungiamo noi alle parole del magistrato calabrese, che propone questa analisi di un contesto di fantacriminalità forse non riflettendo a sufficienza sul fatto che allarmi di tale portata andrebbero lanciati solo se si hanno segnali sufficienti, magari per scuotere parti della pubblica amministrazione non ricettivi ai medesimi. 

Visto che Nicola Gratteri è una delle menti più lucide e più competenti della magistratura inquirente italiana, con l’intervista al Fatto Quotidiano ha voluto forse abbattere un muro di indifferenza rilevato dopo la raccolta di precisi segnali di preoccupazione sulla sicurezza del Pontefice? Ne sapremo di più nei prossimi giorni.

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